Storia e memoria

Fausto e Iaio, Casoretto, Milano, 18 marzo 1978

Trentadue anni dopo, oggi a Milano presidio per non dimenticare il loro omicidio, rivendicato dei Nar, per il quale la giustizia di stato non ha mai trovato un colpevole

18 Marzo 2010 - 21:15

fausto e iaioFausto e Iaio oggi avrebbero cinquant’anni, sono stati assassinati quando ne avevano diciotto, a Milano, alle otto di sera del 18 marzo 1978.  I due ragazzi erano degli attivisti del Centro Sociale Leoncavallo, la sera della loro morte stavano tornando a casa di Fausto, la madre li aspettava per cena, era sabato sera, dopo sarebbero andati in centro con degli amici per ascoltare un concerto. Arrivati all’altezza di via Mancinelli, nel quartiere proletario del Casoretto, Fausto e Iaio s’imbattono in un gruppo di tre persone che li aspettano avvolti nella penombra. Dopo un rapido scambio di battute, i tre esplodono otto colpi di pistola contro i due ragazzi per poi volatilizzarsi. Iaio morirà sul colpo, Fausto spirerà nell’ambulanza che lo sta trasportando in ospedale.

All’indomani dell’omicidio, i giornali parlano di “una faida tra gruppi della nuova sinistra, o inerente al traffico di stupefacenti”, stiamo parlando dei giorni immediatamente successivi al rapimento di Aldo Moro, la notizia dell’omicidio di due ragazzi di sinistra non fa scalpore, e le indagini vanno a rilento. Il giorno dopo i funerali di Fausto e Iaio arrivano le prime rivendicazioni da parte dei neofascisti dei NAR, brigata combattente Franco Anselmi. Alcuni giornalisti, compagni e amici dei due ragazzi uccisi, danno inizio a una loro controinchiesta, grazie alla quale emerge come Fausto e Iaio stessero preparando un libro bianco fra i legami della malavita milanese dedita allo spaccio di eroina e i gruppi dell’estrema destra eversiva. La controinchiesta sull’omicidio dei giovani, concentra soprattutto l’attenzione sul bar “Il pirata”, covo di fascisti della zona, indicandolo come luogo di ritrovo abituale degli esecutori materiali dell’omicidio, vengono quindi ufficialmente indiziati di duplice omicidio i tre neofascisti Claudio Bracci, Mario Corsi e Massimo Carminati (quest’ultimo affiliato alla Banda della Magliana).

Le indagini, prendono però una strana piega, prima spariscono i nastri con cui Fausto e Iaio registravano le loro interviste fatte per l’inchiesta sull’eroina, poi il giornalista Mauro Brutto che prepara un dossier sulla loro morte, riceve numerose minacce di morte, inizia anche a girare armato dopo che il 15 novembre 1978 riceve tre colpi di pistola sparati da una mano sconosciuta restando illeso. Il 25 novembre dello stesso anno, mentre sta raggiungendo una sua fonte, Brutto viene travolto (secondi alcuni testimoni intenzionalmente) da una Simca 1100, l’auto lo uccide e continua la sua corsa, la borsa del giornalista contente dei documenti viene ritrovata ore dopo in una via vicino al luogo dell’incidente, vuota. Il 24 settembre 1999 il pm Dambruoso chiede l’archiviazione per Bracci, Corsi e Carminati, il 6 dicembre 2000, il Gup Forleo chiude definitivamente le indagini sui tre neofascisti per insufficienza di prove, nonostante alcuni “significativi elementi indiziari” a loro carico. A trentadue anni di distanza, i responsabili dell’omicidio di Fausto e Iaio, restano senza un nome.

Oggi pomeriggio si è svolto un presidio commemorativo nello stesso luogo in cui i due ragazzi persero la vita, ed è stato richiesto ancora una volta al comune di Milano di intitolare una via in onore di Fausto e Iaio. L’iniziativa è andata avanti per tutta la serata, con canzoni, reading, spettacoli teatrali e vari interventi (da Heidi Giuliani a Rosa Piro), non solo per Fasuto e Iaio, ma anche per Dax, Carlo Giuliani e Stefano Cucchi. Tutti protagonisti di storie diverse tra loro, ma che hanno avuto lo stesso ingiusto e (fino ad adesso) impunito finale.