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Ex Bastardini? Chiedi… al guano

L’immobile di via D’Azeglio, quasi del tutto inutilizzato da quindici anni dopo varie aste a vuoto, è infestato dai piccioni: si rischiano danni alla struttura e la Città metropolitana spende migliaia di euro in pulizie.

16 Febbraio 2016 - 19:13

Ex Bastardini (foto dal sito della Città metropolitana di Bologna)La prima volta che l’ex ospedale dei Bastardini, un tempo sede del Teatro La Soffitta e dell’Osteria della Ribalta, tra le vie D’Azeglio, San Procolo e Tagliapietre, è andato all’asta, era il 2010. All’epoca questo giornale vi dedicava un approfodimento ricordando come dieci anni prima fosse stato deciso di destinarlo all’edilizia residenziale pubblica realizzando 24 appartamenti. Sedici unità abitative effettivamente esistono all’interno del complesso, ma l’assegnazione all’Acer non arrivò mai, per ragioni mai chiarite la provincia preferì vendere tutto, e da allora, come in tanti altri casi di patrimonio pubblico dismesso, si è perso il conto delle gare andate a vuoto. In tutti questi anni, ogni tanto l’ex Bastardini è stato affittato per mostre private o iniziative simili, ma per la maggior parte del tempo resta abbandonato, come il nostro quotidiano autogestito segnalò già qualche tempo fa nell’ambito dello speciale “Chiedi alla polvere“.

Oggi gli unici inquilini sono i piccioni e la Città metropolitana, che ha ereditato lo stabile dalla Provincia, deve ciclicamente correre ai ripari, spendendo migliaia di euro per farlo ripulire dal guano, presente a quanto pare in quantità considerevoli. Oltre 6.000 euro la spesa per la pulizia in programma a breve, resasi urgente perché “alcune parti dell’immobile sono sede di eventi gia’ programmati”, si legge sulla determinazione dirigenziale dell’ente metropolitano. Una spesa che Palazzo Malvezzi ammette essere “necessaria ad evitare che siano arrecati danni patrimoniali certi e gravi, quale il degrado dell’immobile, nonchè rischi per l’igiene pubblica”. La presenza di guano dei piccioni, infatti, è “responsabile di danni da corrosione alle strutture” e può diventare anche “occasione di diffusione e di contagio di malattie infettive”.