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Emilia-Romagna: in un anno 15 bambini in carcere

In un caso la permanenza è durata addirittura dieci mesi. Nel 2019 i detenuti sono aumentati da 3.554 a 3.834, con un sovraffollamento del 137%. Nel frattempo, la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte di un detenuto alla Dozza dopo la rivolta di marzo: per il pm si è trattato di overdose.

18 Luglio 2020 - 17:29

Nel 2019, in Emilia-Romagna, sono stati 15 i bambini che sono hanno vissuto in carcere con una permanenza che è andata da poco meno di una settimana fino, per un caso, addirittura a dieci mesi. La circostanza emerge da una relazione del garante regionale per le persone private della libertà personale, Marcello Marighelli. “In Emilia-Romagna non è presente alcuna delle strutture individuate dalla legge ed è necessario porre termine ad una situazione che non rispetta i diritti dei bambini e delle madri”, ha affermato il garante. La soluzione a in cantiere sarebbe quella realizzare una casa-famiglia protetta che possa ospitare due o tre bambini con le loro madri per brevi periodi. Cresce intanto la popolazione carceraria: dai 3.554 detenuti del 2018 si è arrivati ai 3.834 del 2019 (155 le donne, 1.930 gli stranieri) con un’indice di sovraffollamento del 137%. Nel 2019 si sono registrati 137 tentati suicidi (di cui 108 compiuti da stranieri) e quattro suicidi (di cui uno riguarda un detenuto straniero).

Nel frattempo, la Procura di Bologna ha deciso di chiedere l’archiviazione dell’indagine contro ignoti per “morte come conseguenza di altro reato” sul decesso del detenuto nordafricano trovato morto nella sua cella lo scorso 11 marzo, dopo la rivolta scoppiata nel carcere della Dozza in piena emergenza Covid. Secondo il pm “la ricostruzione dei fatti più plausibile, anche alla luce delle informazioni fornite dal compagno di cella e riscontrate dall’esame autoptico, nonchè dal sopralluogo nella cella” è che l’uomo, “già destinatario di prescrizioni di farmaci per il controllo dell’ansia e degli stati di agitazione, abbia assunto volontariamente sostanze prelevate abusivamente dalla farmacia del carcere durante la rivolta”, e che quindi la morte “sia avvenuta per overdose”. Nelle indagini non sono state utilizzate le immagini delle telecamere di sorveglianza, danneggiate durante i disordini, mentre – sempre riprendendo le conclusioni del pm – dall’autopsia è emerso che il corpo non presentava lesioni e che invece la morte è stata provocata dalla “massiccia assunzione di farmaci e sostanze psicotrope in combinazione e dosi letali”. Farmaci “legittimamente presenti in carcere, in quanto usati per la cura di patologie e il trattamento di dipendenze dei detenuti”. Sulla richiesta di archiviazione, che esclude la responsabilità di altre persone nella morte dell’uomo, dovrà pronunciarsi il gip.