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Emergenza alloggi, studenti in rettorato con trolley e scatoloni

Iniziativa targata ‘Fuori sede non fuori casa’, che denunciano: “Come al solito l’Università chiude le porte e si rinchiude nei propri uffici. Torneremo martedì”. La storia di Federica. E Cua: “Situazione inaccettabile”.

27 Ottobre 2017 - 16:26

“Questa mattina, venerdì 27 ottobre, in tanti e tante siamo andati in Rettorato, al 33 di via Zamboni, chiedendo all’Università delle risposte in merito all’emergenza abitativa che quest’anno ancor più degli anni precedenti, sta colpendo centinaia e centinaia di studenti. Abbiamo portato con noi valigie e trolley come simbolo di questa condizione di precarietà imposta che ogni giorno come studenti e giovani precari dobbiamo fronteggiare e abbiamo preteso l’apertura di un tavolo permanente tra Unibo, Er.Go e gli altri attori cittadini responsabili di questa situazione”. E’ il racconto degli studenti ‘Fuori sede non fuori casa‘, che prosegue così: “Come sempre l’Università di fronte alle richieste dei propri studenti chiude le porte in faccia e si rinchiude nei propri uffici. La stessa università che parla di diritto allo studio come una delle priorità: ma come si può non considerare il diritto per gli studenti e le studentesse ad avere una casa, parte fondamentale del diritto allo studio? Eppure neanche davanti a queste richieste, neanche davanti alla pretesa che qualche carica dell’Unibo prendesse posizione in merito qualcuno si è fatto vivo. La prorettrice agli studenti e il prorettore vicario, in questo momento di emergenza, pensano bene di andare fuori città e lasciare ancora una volta gli studenti e le studentesse senza soluzioni reali!”.

Continuano gli studenti: “Dopo circa un’ora di presidio una dipendente ha aperto le porte comunicandoci che il ritorno della prorettrice e del prorettore vicario è previsto per giovedì, ma per noi è troppo tardi! Ogni giorno in più senza casa significa ulteriori sacrifici per i tanti che al momento non hanno una stanza; significa continuare a dormire sui divani degli amici, passare ore su un treno per poter seguire le lezioni e tutto quel che comporta non avere un tetto sopra la testa. Pertanto, martedì 31 ottobre alle ore 11 torneremo in Rettorato pretendendo che ci vengano date risposte, l’apertura del tavolo già richiesta oggi e che le istituzioni che dovrebbero tutelare gli studenti si prendano le proprie responsabilità”.

Tra i manifestanti c’è anche Federica, che racconta la sua vicenda spiegando di essere a Bologna dal 25 settembre e di abitare ancora oggi in un convitto, a 400 euro al mese per una singola. “Nelle graduatorie Ergo sono risultata idonea per l’alloggio ma a metà ottobre ho scoperto che non avrei ricevuto la casa dello studente, perchè tutti i posti erano saturi. Quindi ho dovuto cercare un alloggio, nel delirio totale di Bologna. Ho passato settimane d’inferno, dove non riuscivo a trovare nulla e con l’ansia di dover presentare entro il 14 novembre il contratto, sennò avrei perso anche la borsa di studio”. La settimana scorsa Ergo ha deciso di concedere una proroga fino a gennaio per la presentazione dei contratti d’affitto, anche in seguito alla protesta della settimana scorsa. “Spero di farcela”, dice Federica, che finora è incappata in “affitti esorbitanti fuori dalle mura. Ho fatto provini dove non sono stata presa e ho girato moltissime stanze, ma nessuno mi ha detto di sì”. Per quale motivo? “Non mi hanno risposto”. Federica si augura dunque che “si apra un dialogo tra Ergo e Università, perchè non è accettabile che Ergo metta tutti idonei in graduatoria senza sapere effettivamente quanti posti si liberano” negli studentati.

Al presidio hanno partecipato anche gli attivisti del Cua “come studenti e studentesse in disagio abitativo, con i nostri trolley e scatoloni che ci portiamo indietro da mesi, mentre cerchiamo una piccola stanzetta in cui (soprav)vivere durante gli studi. Diritto allo studio significa anche diritto di poter avere una casa dignitosa! Vogliamo risposte, che si apra un tavolo di trattativa sulla questione tra Università, Er.Go e gli altri responsabili di questa situazione inaccettabile, per trovare soluzioni concrete!”.