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Educatori, in 12 centri estivi arriva “un contratto vero”

Sgb: “Saranno gestiti dalle cooperative che hanno vinto l’appalto dei servizi scolastici e che solitamente lasciano a casa in estate più di 500 operatori”. Sempre per l’Sgb, intanto, mobilitazione sul pubblico impiego.

21 Gennaio 2018 - 17:05

“Finalmente una luce in fondo al tunnel, 12 centri estivi saranno gestiti con educatrici ed educatori in continuità con il lavoro invernale e con un contratto vero! E’ l’inizio della fine dei rimborsi spese delle società sportive! Un primo passo verso la giusta direzione, 12 centri estivi saranno gestiti dalle cooperative che hanno vinto l’appalto dei servizi scolastici e che solitamente lasciano a casa per i mesi estivi più di 500 educatori con contratto a tempo indeterminato”. Così annuncia l’Sgb, che spiega: “Questo accade grazie alle forti e determinate rivendicazioni che i lavoratori portano avanti da anni e che Sgb ha organizzato e riportato sul tavolo di trattative con l’amministrazione comunale e le cooperative, riuscendo a strappare un accordo nel marzo 2017 che sta finalmente dando i primi frutti positivi. Questo è quanto affermato dall’Amministrazione Comunale durante l’incontro del 16 gennaio e confermato dalle cooperative che Sgb ha incontrato successivamente. Si sta inoltre preparando un protocollo, su cui i lavoratori avranno voce in capitolo, che definirà, entro fine febbraio, la figura lavorativa dell’educatore di plesso, che resterà a lavoro per 30 giorni, anche in caso di assenza dell’alunno che usufruisce della L.104 svolgendo progetti all’interno della scuola. Protocollo che per la prima volta prevederà un minimo di ore di programmazione (non frontali) che andranno da 30 a 15 a seconda del grado di scuola; anche queste rivendicate da tanto. Sgb porta a casa quindi un importante risultato, ottenuto grazie alla capacità di connettere le lotte delle lavoratrici delle cooperative e quelle delle lavoratrici comunali del settore educativo e scolastico, e di rappresentarle con serietà e determinazione in sede di trattativa”. Ancora l’Sgb: “La lotta ora riprende dalle criticità che abbiamo discusso nell’assemblea con i lavoratori e che saranno al centro delle prossime iniziative: il diritto al pasto e la Fis (ex cassa integrazione) firmata per i mesi estivi e non ancora erogata. In merito alla questione del diritto al pasto l’Amministrazione Comunale, che ne riconosce con tante belle parole il valore pedagogico, ha rimbalzato alle cooperative la palla, e le cooperative sono ancora a fare conti per dare qualche pasto senza spendere troppo. Tutto questo mentre le lavoratrici si ritrovano a lavorare anche 7/8 ore al giorno, prendendosi cura di alunni con gravi patologie, nell’impossibilità di poter mangiare. Invece in merito alla erogazione della Fis (la vecchia cassa integrazione), che avrebbe dovuto coprire i 3 mesi e mezzo di buco lavorativo, nessuno ne ha notizia. L’ Inps da ormai 8 mesi in possesso delle richieste non fornisce risposte, la Regione e i sindacati ‘amici’, firmando un accordo sugli ammortizzatori sociali dove semplicemente non è neanche nominata, non hanno neanche preso in considerazione la possibilità di anticiparla. I lavoratori sono quindi rimasti senza lavoro e senza ammortizzatori sociali! Per concludere le educatrici e gli educatori in assemblea valutano positivamente i passi in avanti fatti verso maggiori diritti e dignità e contestualmente hanno deciso di mobilitarsi, nelle prossime settimane, per rivendicare ammortizzatori sociali e il diritto al pasto. Abbiamo vinto una battaglia, vogliamo vincere la guerra!”.

Sempre l’Sgb, intanto, venerdì si è resa protagonista di una giornata di mobilitazione sul pubblico impiego organizzando tre presidi: prima sotto la sede del Comune in piazza Liber Paradisus, poi sotto quella della Regione in viale Aldo Moro e infine in piazza Ravegnana. Mobilitazione promossa a livello nazionale “dopo la sigla del peggiorativo contratto per i dipendenti del comparto Funzioni Centrali del 23 dicembre, che fa da apripista agli altri comparti, il Governo si accinge a sottrarre salario e diritti anche a Scuola (accorpato a Università e Ricerca) Sanità ed Enti Locali. Ricordiamo che il contratto del comparto Funzioni Centrali, (Ministeri, Parastato, Agenzie Fiscali) stabilisce aumenti irrisori: 65 euro lordi medi mensili e solo dal 2018, un aumento del 3,5% a fronte dei dati Istat che confermano la perdita complessiva di circa il 10 % del potere d’acquisto degli stipendi dei pubblici dipendenti, negli ultimi 9 anni di blocco contrattuale. In questi 9 anni un lavoratore pubblico ha perso circa 10.000 euro e verrà ‘risarcito’ con circa 450 euro lordi. Le risorse per il rinnovo dei contratti di Enti locali e Sanità non sono state ancora reperite. Ricordiamo che una parte di quelle risorse dovranno essere stanziate dalle Regioni e dagli Enti Locali. Ad oggi non si hanno notizie in merito. Vale la pena di ricordare che Sanità ed Enti Locali sono i comparti che hanno subito, negli ultimi anni, i maggiori tagli lineari con le varie spending review. Sappiamo invece che il salario accessorio in tutti i comparti pubblici, sarà distribuito in modo sempre più discrezionale e clientelare dalla Dirigenza. Nel contratto delle Funzioni Centrali è prevista una produttività massima erogata a non più del 30% dei dipendenti. Un contratto che comprime pesantemente i diritti normativi. Ad esempio, viene introdotta la massima flessibilità dell’orario fino alle 48 ore settimanali di lavoro conteggiato in un periodo di 6 mesi. E sulla malattia sono previsti fino a 2 controlli fiscali al giorno in un periodo di reperibilità di 7 ore. Vengono ridotti anche gli spazi di agibilità sindacale , attraverso la limitazione della contrattazione, dell’assemblea e del diritto di sciopero. Infine il Governo e sindacati complici puntano a smantellare la pubblica amministrazione anche per lasciare sempre più spazio al welfare integrativo (previdenza complementare, sanità integrativa che progressivamente vanno a sostituirsi al diritto alla pensione pubblica e al servizio sanitario pubblico). Come già fatto in diversi contratti di settori privati, i sindacati complici puntano a far introdurre la regola del ‘silenzio assenso’ o addirittura l’adesione forzata (senza possibilità di ripensamento) al Fondo pensione privato (Perseo, Espero o altri fondi truffaldini) gestito dagli stessi sindacati”.