Editoriale

Editoriale / Tutto in una notte

L’aggressione subita da un camiere ghanese per mano di alcuni militari dell’operazione “Strade sicure” (sic!) mostra in un colpo solo come si sta riducendo l’Italia di oggi. E, dopo i casi dell’insegnante a Torino e della dipendente comunale a Bologna, una domanda semplice: cosa succederà ai soldati?

12 Giugno 2019 - 12:56

Tutto in una notte, come il titolo di un film degli anni ’80. La cronaca l’hanno riportata i quotidiani cittadini: cameriere ghanese aggredito in una pizzeria in zona stazione da alcuni militari in licenza, che in base a quanto riferito lo hanno insultato (“Negro di merda”) e picchiato, sfasciando anche una vetrinetta del locale. Violenza scattata, a quanto pare, dopo che il cameriere aveva chiesto ai soldati di non disturbare gli altri clienti e passanti e di togliere i piedi dai tavolini. In seguito sono stati identificati dalla polizia e multati per ubriachezza molesta.

Tutto in una notta, anzi in pochi minuti. C’è il machismo violento degli uomini in divisa che si sentono autorizzati a tutto. C’è il razzismo che ormai è pane quotidiano. C’è perfino un certo senso di colpa introiettato dalla stessa vittima (“Capisco che gli italiani siano arrabbiati per certe cose che capitano con gli stranieri, ma io ho tre figli e mi do da fare”). C’è la proprietaria della pizzeria che neanche intende denunciare gli aggressori, perchè in fondo “sono bravi ragazzi, nostri clienti abituali”. C’è l’imbarazzo – chiamiamolo così – della politica, meno pronta di tante altre volte a suonare la grancassa dell’indignazione a comando. E c’è, infine, il cerchio che si chiude: i militari fanno parte dell’operazione “Strade sicure”, che vede l’Esercito impiegato a supporto delle forze dell’ordine con funzioni di controllo del territorio. Strade sicure, ma poi tra chi le pattuglia c’è qualcuno che – per le stesse strade – sferra pugni, lancia sedie e danneggia locali. Una beffa che, almeno, ci era stata risparmiata nei tanti casi di cronaca che negli anni si sono registrati nelle città che hanno la sventura di ospitare una base americana.

Nella vicenda di viale Pietramellara, davvero, c’è tutto. Se avessimo cercato di inventare un breve racconto per scattare una fotografia di come sta riducendo l’Italia di oggi, non avremmo potuto fare di meglio.

Intanto l’Esercito ha fatto sapere di aver avviato i “necessari approfondimenti”, affinchè vengano “chiarite” le posizioni del personale coinvolto, dissociandosi dai “riferiti insulti razzisti”. Del resto “tra i soldati dell’Esercito ci sono numerosi italiani di seconda generazione”. E il politically correct è salvo.

A noi, però, risulta molto difficile non ripensare ad altri casi di cui si è parlato recentemente, come quello dell’insegnante a Torino o della dipendente comunale a Bologna che, per aver solo urlato contro le forze dell’ordine, sono state prontamente messe alla gogna e altrettanto prontamente fatte oggetto di provvedimenti disciplinari, anche molto pesanti. E ai “bravi ragazzi” dell’Esercito cosa succederà? Si tratta di militari pagati con soldi pubblici per rendere “sicure” le strade. Poniamo solo una domanda, piccola piccola: cosa succederà?