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Editoriale / Sabotaggio e terrorismo: quando perfino a Renzi non dà retta nessuno

Troppo forte la tentazione di colpire il movimento NoTav. Tra tag spacciate per rivendicazioni e ricostruzioni storiche al limite del cattivo gusto, c’è anche chi nella foga finisce per firmare una gaffe clamorosa sul 2 agosto.

24 Dicembre 2014 - 17:38

14186548821_cba7742412_zQuando Matteo Renzi parla, è solito colpire nel segno. Con il suo stile comunicativo energico e preciso, è capace di spostare con sistematica puntualità il baricentro del discorso pubblico: si può essere d’accordo o no, ma non accade (quasi) mai che le sue parole cadano semplicemente nel vuoto. Quasi mai. C’è qualcosa di più forte, capace di ignorare perfino le dichiarazioni del premier: la ghiotta occasione di affiancare le parole “No Tav” e “terrorismo”. Non c’è niente da fare. L’equazione attira politici e stampa mainstream come un appalto d’oro mette l’acquolina in bocca a Carminati e Buzzi. L’assurda e grave vicenda di Claudio, Nicolò, Mattia e Chiara ha molto da insegnare.

Così tra ieri e oggi, dopo gli incendi lungo la linea ferroviaria a Santa Viola, le accuse pesanti come il piombo, i voli pindarici e le figuracce si sono sprecate: bastino, come esempio, le tag spacciate per rivendicazioni No Tav. Eppure proprio Renzi l’irruento, Renzi il fulmineo sfruttatore di momenti giusti, Renzi lo spietato volpone capace di non mancare mai la pancia della gente, ha usato parole prudenti sconfessando il “terrorismo” prontamente tirato in ballo dal suo stesso ministro Lupi: “Non torniamo a rievocare parole del passato, è in atto un’operazione di sabotaggio e verifichiamo quanto accaduto”.

Ma l’appeal di Renzi, stavolta, deve aver subito un calo vertiginoso visto lo spreco di parole ed inchiostro a cui stiamo assistendo. Ricostruzioni storiche al limite del cattivo gusto che, lasciando il buon senso nel cassetto, equiparano l’incendio di una centralina alle bombe piazzate per fare decine di morti. No. Chiunque sia stato, comunque sia andata, qualunque fosse l’obiettivo dell’azione a Santa Viola questo è un gioco sporco che va rifutato, respinto, smascherato.

A questo gioco sporco, del resto, il movimento No Tav è abituato. Negli anni, chi si oppone all’Alta velocità ha dimostrato di sapere cosa fare e dire anche in partite difficili come questa. Ci affidiamo, per questo, a quanto scritto dalla Val di Susa: “Puntuale, il terrorismo sepolto dai giudici risorge negli “attentati” ai treni e nelle parole ministeriali. Centraline bruciate, molotov abbandonate, scritte apocrife. Pubblica condanna, preoccupazione per l’escalation, rimproveri ai cattivi maestri. Uffa. Il copione è vecchio ma è l’unico disponibile. E’ comodo, è pronto, è oliato, perché è stato rappresentato tante volte. Il Potere lo conosce benissimo. Da sempre usa paura e distrazione per nascondere la sua vera faccia. E, con i massmedia conniventi, sovente ci riesce. Quando poi la maschera cade, si affretta a condannare poche mele marce per coprire il marcio dell’intero sistema”.

Sistema “oliato”, dunque, pronto a mettersi in moto non appena richiesto. La furia accusatrice, però, a volte gioca brutti scherzi e un articolo in particolare, pubblicato oggi, lo dimostra. Non è nostro costume chiamare in causa più di tanto l’operato della stampa mainstream, perchè ad interessarci è il terreno che calpestiamo noi e non ciò che scrivono altri. Non possiamo ignorare, però, la clamorosa gaffe in cui è caduto il Corriere di Bologna, che spara in prima pagina un durissimo editoriale (“Ignoranti senza memoria”) in cui l’episodio di Santa Viola viene esplicitamente inserito nel filone stragista che ha accompagnato la storia d’Italia, tra Cosa nostra e strategia della tensione. Questo per la corrispondenza con il 30esimo della “strage di Natale” a San Benedetto Val di Sambro. Certe date sono “sacre” e “non dimenticabili”, scrive l’editorialista “non sapere è criminale”. Può darsi che il tema esista. Peccato che poi, una riga dopo, nello stesso articolo si affermi che la strage alla stazione di Bologna fu l’1 agosto, non il 2. Eh già, certe date sono proprio non dimenticabili. Più facile scriverlo, però, che crederci davvero.