Editoriale

Editoriale / A giocare col nero perdi sempre

Dopo il grande corteo a difesa di Xm24 lo spettro dell’autorganizzazione agita i sonni della Giunta e del Pd cittadino, diviso fra la presa d’atto della resistenza delle realtà autogestite e l’affermazione della legalità come vuoto criterio di giustizia.

05 Luglio 2019 - 10:17

“Manifestare è un diritto, calpestare i diritti degli altri no…” eccetera eccetera. Viene sempre un gran prurito, di quelli che insistono sotto la pianta del piede oppure in mezzo alla schiena che uno non riesce a raggiungerli per grattarli via, a leggere le dichiarazioni dell’assessore alla Sicurezza di Palazzo D’Accursio, Aitini. L’appiglio per attaccare l’Xm24 e la mobilitazione di piazza che ha visto migliaia di persone scendere in strada sabato scorso per difendere lo spazio autogestito della Bolognina questa volta l’assessore lo prende dalle scritte sui muri che sono apparse durante il corteo. Ma di quale diritto parla l’assessore? Forse il diritto ad avere un muro pulito davanti casa? Abbiamo fatto qualche ricerca, non ci risulta che si parli di alcun diritto inalienabile delle persone: tuttalpiù, c’è un articolino del Codice penale che punisce chi imbratta, e si parla in generale di norme che tutelano la proprietà privata dei singoli. Aitini, nella sua intervista a favore del quotidiano cittadino che meglio di tutti interpreta il senso comune di una comunità sempre più senza valori, accusa poi le migliaia di persone scese in piazza di non avere argomenti, ma la verità è un’altra. L’assenza di argomenti, infatti, è tutta sua e dell’area e del partito politico di cui fa parte, ormai completamente allo sbaraglio quando deve provare a dare un indirizzo di intenti e di senso a quella comunità che ritiene, avendone sempre meno titolo, di rappresentare. Di che diritto parla l’assessore? Proprio nessuno, se non del dovere di rispettare una minuscola porzione del Diritto, sempre e comunque afferente alla difesa della proprietà o – nella migliore delle ipotesi – della quiete, spacciata come chiave di volta della buona convivenza della collettività. Questo per quanto riguarda il piano dei contenuti e delle idee, davvero totalmente assenti, perchè se volessimo leggere le sue parole dal punto di vista della politica intesa come gioco di equilibri e di poteri, le dichiarazioni dell’assessore sono null’altro che di ulteriore bassezza: “Quando sento Xm parlare di comunità penso a tutto il mondo delle associazioni di volontariato dai centri anziani alle polisportive che fanno comunità rispettando le regole”, ha detto Aitini. Per chi non riuscisse a leggere tra le righe, sappia che il nuovo sceriffo in città sta solo cercando di accreditarsi con soggetti dell’associazionismo, dentro uno spazio già occupato da avversari interni al suo partito e alla sua maggioranza. E’ solo gioco di potere: di sostanza politica, nelle sue parole, non c’è nulla.

Certo, l’assessore è in buona – si fa per dire – compagnia. Anche qualche altro esponente del Pd si è sentito in dovere di intervenire contro Xm24 e l'”altra città”, provando a infilarsi in contraddizioni inesistenti: il Comune – abbiamo letto- ha “offerto a Xm soluzioni che sono state rifiutate, anche spazi che hanno accettato ragazzi di altri centri sociali, a dimostrazione del fatto che quegli spazi erano idonei”. Il tema che non colgono questi strenui difensori della rappresentanza tutta carta e niente sostanza, è che dopo quasi vent’anni di attività in un quartiere che aveva bisogno della sua presenza come l’aria, non è Xm ad essere abusivo, ma lo sono invece i burocrati delle urne e dei collegi, del conteggio dei voti. Poco importa se ormai a votare va a malapena la metà degli aventi diritto (il cui totale, peraltro, non è detto sia nemmeno del tutto rappresentativo, se pensiamo ai milioni di lavoratori stranieri che abitano questo paese da decenni e che quel diritto potrebbero non averlo mai, solo per fare un esempio). Non solo, al di là del tentativo di mettere gli uni contro gli altri senza sapere bene di cosa si stia parlando, nel Pd ci si dimentica anche di dire che spesso a misurarsi con i canali attivati dal Comune sono realtà già sgomberate dalle forze di polizia – magari a più riprese – su richiesta di proprietari (pubblici e privati) di immobili abbandonati all’incuria da anni, che loro avevano rivivificato con le loro attività sociali, culturali, politiche. Anche su questo punto, certe dichiarazioni fanno parte di un misero gioco di potere finalizzato ad attaccare i nemici interni.

Certo, ormai non stupisce che questi campioni della legalità non sappiano fare altro che ripetere come un disco rotto che bisogna rispettare le leggi, se pensiamo alla totale idiozia delle dichiarazioni del segretario nazionale del Pd Zingaretti sui social network, in merito alla vicenda che ha visto la nave Sea Watch forzare il blocco imposto dalle autorità italiane per non consentire lo sbarco di quarantadue migranti in fuga dalla Libia: “Il caso SeaWatch – ha scritto Zingaretti – è stato creato ad arte per distrarre gli italiani dai fallimenti e dalla paralisi del Governo”. Assenza di argomenti, vuoto di senso, nessuna bussola a guidare affermazioni e scelte. E’ così che finisce la politica fondata sull’assenza di valori sociali, tutta tesa al rispetto della forma, tutta svuotata di sostanza. Come dicevano due grandi autori della musica italiana in una loro canzone scritta a quattro mani – “Le storie di ieri” – è proprio vero che “a giocare col nero perdi sempre”, e presto lo vedranno anche i dirigenti di questo partito che sosteneva di rappresentare i lavoratori, gli sfruttati, gli ultimi della scala sociale. Se giochi con gli stessi argomenti della destra, alla fine vincerà sempre l’originale. Insomma, a una buona parte del Pd bolognese non resta che consigliare di prendere la tessera del partito di Salvini.