Acabnews Bologna

E si continua a lavorare

Sono 195 i casi di positività nel bolognese. Oggi intanto governo e sindacati confederali hanno firmato un protocollo per non sospendere la produzione. Nuovi interventi delle realtà autogestite e sindacali di base che affrontano l’emergenza sui posti di lavoro.

14 Marzo 2020 - 21:43

È salito a 195 il conteggio dei casi di positività da coronavirus nel territorio metropolitano, 40 in più rispetto a ieri, di cui 63 nell’imolese (+16). Quattro, purtroppo, i decessi.

Complessivamente, in Emilia-Romagna i malati di Covid-19 sono 2.644 (+318), di cui oltre 1.100 sono in isolamento a casa. I deceduti nelle ultime 24 ore rilevate sono stati 40, contro i 55 di ieri. I ricoverati in terapia intensiva sono 152 (+24), mentre sarebbero 54 le guarigioni, ma il commissario regionale Sergio Venturi ha detto oggi di aver “sollecitato i direttori generali delle Aziende ad essere più pronti nel comunicarcele, perché ci risulta che siano molte di più”.

Nelle altre province, il dato di Piacenza sale a 853 (+143), ma lì comprenderebbe diversi referti non inviati nei giorni scorsi. Rallenta il trend a Parma, con 570 casi, 52 in più di ieri, ma il dato precedente era di +88, così come a Rimini, dove l’incremento è di 35 positività, contro i 51 di venerdì, per un totale di 398. Modena conta 306 casi (+55), Reggio Emilia 153 (+15), Ravenna 78 (+23), Forlì-Cesena 62 (+13), Ferrara a 29 (+5).

Intanto, è di questa mattina la firma del “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” fra Governo e sindacati confederali. Il testo dispone l’utilizzo di sistemi di protezione individuali per lavoratrici e lavoratori, la sanificazione periodica dei locali di lavoro, l’utilizzo di forme di organizzazione straordinarie (come lo smart working) e il ricorso agli ammortizzatori sociali con la conseguente riduzione o sospensione dell’attività lavorativa. Non è stata dunque percorsa la strada di uno stop generalizzato delle attività produttive, come auspicato da alcune sigle del sindacalismo di base.

Fra le voci di lavoratrici e lavoratori alle prese con l’emergenza collegata alla diffusione del virus, Riders Union Bologna segnala la comunicazione inviata ai fattorini dalla piattaforma Glovo. L’azienda, dicono i riders, pensa forse di “chiudere il servizio? No! Renderlo sicuro? Macchè! Pagarti una volta contratto il Covid-19? Parliamone…firmato Glovo”. Spiegano i ciclofattorini come “l’azienda, che nei giorni scorsi si è rifiutata, come tutti i grandi player, tanto di sospendere il servizio quanto di fornire adeguati strumenti sanitari ai propri lavoratori, ha recentemente inviato una comunicazione che ha dell’incredibile. Stando al messaggio riportato qui sotto (nella foto, ndr), se da un lato Glovo mette i rider nelle piene condizioni di contrarre il nuovo virus (non fornendo le minime misure di protezione come mascherine e gel disinfettante), dall’altra promette un fantomatico ‘supporto economico’ nel caso dovessero effettivamente ammalarsi e trovarsi costretti alla quarantena. In sintesi: ‘Andate pure a contagiarvi (e a contagiare). Se poi doveste ammalarvi, tranquilli, qualche soldo ve lo daremo!’. Una misura del tutto sconsiderata, a cui fa eco l’atteggiamento identico delle altre grandi piattaforme. Le quali, come già si è visto, nulla fanno per tutelare la salute di lavoratori e clienti, in un momento in cui il nostro Servizio Sanitario Nazionale appare sempre più stremato nel tentativo di arginare la diffusione del Covid-19″.

Per i riders “di fronte all’accumularsi delle evidenze circa i pericoli a cui continuano a essere esposte le persone coinvolte nel food delivery, siano esse colleghi o consumatori, non possiamo che ribadire i messaggi dei giorni precedenti. Ai clienti, chiediamo di boicottare Glovo, e tutte le grandi piattaforme del food delivery! Una consegna non vale il rischio di infezione! Ai lavoratori, chiediamo di astenersi dal servizio e di unirsi alla nostra campagna per la chiusura delle piattaforme accompagnata da garanzie di reddito! Da domani (oggi, ndr), sabato 14 marzo, invitiamo colleghi e colleghe (specialmente coloro che si trovano ancora costretti in servizio) e i solidali a far circolare gli slogan della campagna presenti in fondo al post. Esponiamoli sui cubi, diffondiamoli sui social network, facciamoli arrivare laddove la loro influenza possa trasformarsi in misure politiche concrete. Non siamo carne da macello, ed è ora di farlo capire a chi crede di poterci sfruttare anche in piena emergenza. Uniti si vince!”.

Sgb chiede invece l’immediata sospensione del servizio sosta di Tper, che in un comunicato segnala di aver “scritto a Tper, ad Srm e al Comune di Bologna per segnalare l’assurda situazione che riguarda i dipendenti di Tper addetti al servizio sosta, e per chiedere l’immediata sospensione del servizio. Già nelle scorse settimane l’azienda aveva mandato in strada gli operatori dando indicazione di utilizzare i mezzi pubblici, di solito affollati e che quindi non garantiscono il mantenimento della distanza di sicurezza, per raggiungere i percorsi, dotandoli unicamente di guanti quali dispositivi di protezione. Oggi (ieri, ndr) si apprende che, nonostante le prescrizioni del governo, Srm ha dato indicazione di non sospendere il servizio, bensì di limitarlo ai percorsi in cui sono accessibili i servizi igienici aziendali. 32 lavoratori ogni giorno verrebbero mandati in strada, senza mascherine, a svolgere un’ attività che in nessun caso può considerarsi essenziale. Inoltre l’indicazione di utilizzare i locali aziendali, accessibili da parte di tutti i lavoratori Tper, di fatto, contrasta con la necessità di evitare i sovraffollamenti e non garantisce il mantenimento delle distanze di sicurezza. Ricordiamo che gli accertatori, nel loro delicato compito, si rapportano quotidianamente con persone che, in questo momento di crisi e tensione, facilmente sfogano su di essi la propria frustrazione. Mentre in altre città si procede alla sospensione del pagamento della sosta nelle strisce blu, Tper, incoscientemente, manda tutti i giorni per strada i propri dipendenti, anteponendo alla tutela della salute dei propri dipendenti la necessità di ‘fare cassa’. Abbiamo quindi chiesto l’immediata sospensione del servizio ricordando che la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori è un obbligo da parte del datore di lavoro; in caso contrario riterremo l’azienda responsabile e provvederemo a denunciare il suo comportamento a tutti gli organi competenti”.

Anche Usb Lavoro Privato interviene sulla condizione dei lavoratori di Tper, nello specifico quelli attivi sui mezzi di trasporto. L’azienda, dice il sindacato di base, “in ritardo su tutto, opera ormai da settimane come se il problema fosse quello di aggirare per quanto possibile l’obbligo di tutelare il proprio personale. E certamente non è un problema solo di Tper, è di oggi (ieri, ndr) l’annuncio delirante di Confindustria che bolla come irresponsabili i lavoratori che sono scesi in sciopero perché costretti a lavorare esposti e senza alcuna protezione. La miopia di Tper (per non dire altro) è stata plateale: Prima guanti e gel monouso consegnati in ritardo e in quantità ridicola. Poi il rifiuto di fornire mascherine (forse per motivi “estetici”?), tuttora mancanti. L’opposizione per giorni e giorni alla richiesta di chiudere la porta anteriore dei bus. La resistenza alla richiesta di separare il posto guida, giustificandola in modo ridicolo con la necessità di avere l’autorizzazione della motorizzazione (mentre mezza Italia lo ha già fatto!). Il rifiuto, per 2 settimane, di bloccare la verifica e l’attività della sosta. L’attuazione tardiva di forme di Work… e la limitazione dell’afflusso di utenti nelle biglietterie e ai contrassegni, avviate solo in seguito alle vibrate proteste di numerosi lavoratori. L’uso delle ferie del personale senza neanche farsi venire il dubbio di dover fare un accordo sindacale che garantisca trasparenza e rispetto dei diritti. Il tutto scegliendo di relazionarsi solo con le Oo.Ss. ritenute dall’azienda più affidabili, che hanno accettato l’unico ruolo di essere i megafoni dell’azienda, e addirittura abbandonando il tavolo quando si è trovata di fronte anche Usb (forse perché siamo antipatici…). Infine è di ieri l’ultimo atto del comportamento arrogante e irresponsabile di Tper: ad un incontro con i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls), convocati ieri per la prima volta su alcuni di questi temi, di fronte agli interventi critici Tper ha deciso di abbandonare il tavolo, preferendo incontrare dopo mezz’ora le più malleabili segreterie di Cgil, Cisl, Uil, Faisa e Ugl. La risposta che diamo è che: se il servizio deve uscire ci devono essere tutte le protezioni necessarie, senza alcuna eccezione. Occorre che il Sindacato ritrovi il proprio ruolo di tutela dei lavoratori. Ridurre il servizio, speculando pure per risparmiare (svolgiamo un servizio pubblico finanziato) è irresponsabile e aggrava il rischio per chi sale sui bus, autisti e utenti”.

Cobas Pubblico Impiego – Sanità contestano invece “l’incomprensibile riorganizzazione rete chirurgica metropolitana in emergenza Covid. I reparti strutturalmente e organicamente più forti sono presso l’Ospedale Maggiore e l’Ospedale S. Orsola con una Terapia Intensiva Respiratoria – Pneumologia (Nava). La Terapia intensiva, come si può leggere dalla scheda informativa presente nel sito dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna ha ‘…* 7 posti letto con un rapporto Infermiere Professionale/Degente = 1:2. La dotazione strumentale è tecnologicamente sofisticata e si avvale di respiratori e monitor di ultima generazione. La struttura è divisa in 2 box da 2 letti e 3 box singoli…*’. Non si capisce cosa ha spinto la decisione di trasformare la Terapia Intensiva all’Ospedale Bellaria in reparto dedicato al Covid, snaturandone completamente le peculiarità. L’unica spiegazione che si può dare a questa scelta viene dalla lettura del contesto sanitario bolognese dell’ultimo periodo, ovvero dalla frenetica costituzione dell’IRCCS – Sant’Orsola e con il conseguente depauperamento a scapito dell’Azienda USL di Bologna delle sue eccellenze clinico-sanitarie. Lo scenario sanitario bolognese vedrà una sola struttura sanitaria di eccellenza, il Sant’Orsola e una serie di ospedali secondari, che non beneficeranno e né potranno accedere ai finanziamenti europei, ma saranno relegati a svolgere attività ospedaliere routinarie. Il depauperamento di tutti i nosocomi dell’Azienda USL di Bologna (Ospedale Maggiore, Ospedale Bellaria, Ospedale di Loiano, Ospedale di Budrio, Ospedale di Bentivoglio, Ospedale di San Giovanni in Persiceto, Ospedale di Bazzano, Ospedale di Vergato e Ospedale di Porretta) porterà, come già avvenuto a seguito della chiusura notturna dei Pronto Soccorso Ortopedici dell’Ospedale Sant’Orsola e Rizzoli nel 2009, all’impossibilità per l’Azienda USL di Bologna di reperire personale medico, che non avendo alcuna possibilità di crescita professionale preferirà svolgere la propria attività presso altri ospedali. Il tutto a scapito dei cittadini di Bologna e Provincia. Ecco il modello di eccellenza, che non sa assolutamente guardare al futuro”.

Cobas Lavoro Privato riportano la situazione alla Yoox, dove l’azienda ha diffuso questo messaggio pubblicitario: “In questa settimana di emergenza vogliamo continuare a darti il meglio. Le nostre sedi operative sono aperte e ci prendiamo cura dei tuoi ordini. Osservando le regole. I nostri operatori indossano guanti e mascherine per la loro e la tua sicurezza. Le stesse misure di precauzione e igiene adottate le chiediamo anche ai nostri partner logistici e di trasporti. Staff a casa, arriviamo noi da te. E ti regaliamo anche la spedizione.”  Per questo il sindacato di base chiede di “ritirare/modificare questa propaganda” e invita l’azienda “a prendere misure antivirus in tutti i suoi luoghi di lavoro, anche in appalto, come i magazzini della logistica, lasciati al loro destino, in mano ad aziende in appalto che non prendono le misure necessarie. Riteniamo che la vita dei lavoratori e delle loro famiglie valga molto di più degli introiti padronali”.