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E le Poste neanche vanno al tavolo sulla vertenza Nexive

Per l’azienda “lavoratori valgono meno di una busta affrancata”, attacca Si Cobas, chiedendo un confronto con il ministero del Lavoro. In Comune, intanto, salgono a 1.000 i dipendenti che hanno partecipato al referendum dell’Sgb sulla democrazia sindacale. Educatrici Castenaso, dopo sciopero ripristinato contratto a 12 mesi. Infine, l’Usb sui dieci anni di Merola: “Accresciute disuguaglianze”.

29 Settembre 2021 - 18:32

Si è svolto lunedì il Tavolo di salvaguardia della Città metropolitana convocato sulla chiusura del magazzino Nexive di Calderara di Reno: l’acquisizione da parte di Poste Italiane “ha lasciato senza lavoro 49 addetti al magazzino dell’azienda Work Più, 12 autisti della Dg Trasporti, tre diretti Nexive a cui si aggiungono 11 lavoratori nel magazzino di Padova”, però “come da prassi Poste Italiane non si è presentata all’incontro, dimostrando che i lavoratori valgono meno di una busta affrancata”. Ad intervenire su quanto emerso al Tavolo sono i Si Cobas, aggiungendo che “nel frattempo sono stati firmati due accordi da parte di Poste Italiane, Postel, Nexive e sindacati confederali i quali, nel definire le modalità di acquisizione di Nexive da parte di Poste, disciplinano le modalità di assunzione del personale diretto ex Nexive. In nessuno di questi accordi tuttavia è rimasta traccia dei lavoratori in appalto seppur gli stessi in tempi recenti siano stati ritenuti ‘essenziali’ contribuendo al patrimonio produttivo di Nexive e Poste non avendo mai smesso di lavorare nemmeno durante lo scoppio della pandemia”. Per garantire “un’eguale tutela di tutti i lavoratori e lavoratrici”, i Si Cobas chiedono: “Che si apra un tavolo col ministero del Lavoro; l’assunzione da parte di Poste Italiane dei lavoratori di Bologna e di Padova; che il Fondo di integrazione salariale (cassa integrazione) , che accompagnerà i lavoratori fino al 31 ottobre, sia anticipato e integrato”. La posizione del sindacato di base sarà approfondita con una conferenza stampa convocata per domani alle 11 in piazza Minghetti, davanti alle Poste centrali.

Nel frattempo, “il referendum per ripristinare la democrazia sindacale nel Comune di Bologna vola! Già ieri sera (lunedì, ndr) 1000 erano i dipendenti che avevano votato con il sistema cartaceo” e da oggi “parte il voto online, prima sperimentazione in tale ambito”, riferisce l’Sgb, aggiungendo che “mai così tanti lavoratrici e lavoratori del Comune di Bologna hanno partecipato ad una votazione di natura sindacale negli ultimi decenni”.

Sempre Sgb dà conto dello sviluppo positivo della vertenza delle educatrici e degli educatori dei servizi scolastici di Castenaso, che erano scese in sciopero lo scorso 21 settembre dopo che nel cambio appalto la cooperativa Ancora aveva trasformato in contratti part time ciclici verticali di 9 mesi. “La lotta paga”, esulta il sindacato: “I responsabili della cooperativa hanno dichiarato di ritrasformare i contratti che impropriamente avevano trasformato da 12 mesi a 9, acquisendo l’appalto dei servizi scolastici. Una vicenda che rischiava di diventare l’apripista sulla possibilità di restringere i diritti dei lavoratori, anche a fronte di appalti ben corposi economicamente e tesi a migliorare servizi e condizioni dei lavoratori come quelli appunto del Comune di Castenaso. Un rischio che non possiamo correre e che dobbiamo continuare a combattere”.

Altro punto affrontato e contestato da Sgb è “l’applicazione del livello contrattuale giusto, ovvero il D2 (educatore professionale) pagato dall’amministrazione comunale nel medesimo appalto.  Sull’argomento si aprirà da subito un tavolo dove , a fronte di titoli equipollenti alla laurea, i lavoratori inquadrati con il livello D1 dovrebbero essere trasformati in D2; ovviamente questa sarà una trattativa da seguire molto da vicino e che sicuramente dovrà vedere le lavoratrici e lavoratori partecipi. Un elemento , quello del riconoscimento del livello D2, che riguarda educatrici e educatori di tutti i Comuni dell’Unione Terre di Pianura e non solo, a cui dobbiamo dare gambe tutti insieme a partire dallo scendere in piazza Lunedi 11 ottobre, giornata di sciopero generale, dietro lo striscione: “Basa appalti, vogliamo servizi e lavoratori pubblici”.

Dall’Usb, per finire, un contributo sulle elezioni amministrative e il futuro della città. “Le scelte strategiche sulla città di Bologna sono state ‘messe in sicurezza’, nel senso che sono state predefinite all’interno della cornice del Patto regionale per il lavoro e per il clima, sottoscritto dalla giunta Merola. Questo stesso patto- scrive il sindacato- è a sua volta definito all’interno delle direttive del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo come premessa per chiarire che i programmi elettorali degli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra e cioè dell’arco dell’attuale maggioranza del governo Draghi non possono e non divergono nelle questioni fondamentali da tali direttive. Come organizzazione sindacale vogliamo intervenire nel dibattito pubblico per sottolineare alcune delle questioni che riteniamo importanti per il futuro di questa città e soprattutto per i settori popolari che hanno subito un crescente attacco alle proprie condizioni lavorative e sociali”. In tema di democrazia e partecipazione, l’Usb scrive che “l’amministrazione uscente, targata Pd, si è distinta per l’impermeabilità alle istanze di effettiva partecipazione alle scelte di governo del territorio. Basti pensare all’esito del referendum sul finanziamento alle scuole private, bellamente ‘rimbalzato’ dalla giunta e dalla sua maggioranza nonostante la vittoria referendaria; e per rimanere sul tema dei referendum ricordiamo di come il referendum nazionale contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali sia rimasto lettera morta nel nostro territorio; basti pensare a come sono state condotte e con quali risultati le varie procedure di consultazione cittadine sui grandi temi della città, dalle politiche sulla casa alla mobilità, le istruttorie cittadine si sono trasformate in una carrellata di istanze senza alcun effetto concreto nelle scelte dell’amministrazione se non giudicate perfettamente coerenti con i progetti dell’amministrazione. A livello sindacale si è avuta una regressione: a differenza del passato, le uniche organizzazioni ammesse alla contrattazione sociale con la giunta comunale sono state le sole Cgil, Cisl e Uil con l’esclusione degli altri sindacati che operano sul territorio compresa la Usb. Anche nelle relazioni sindacali relative all’amministrazione del personale del Comune di Bologna vi è stata la cancellazione dei diritti sindacali delle organizzazioni sindacali non firmatarie il contratto collettivo nazionale ma comunque rappresentative tra le lavoratrici e lavoratori del Comune. Stessa situazione anche in diverse società partecipate dal Comune di Bologna. Democrazia e partecipazione non sono un punto tra gli altri ma la premessa alla realizzazione di una città che mette al centro l’interesse pubblico”.

Passando al paragrafo dedicato a lavoro, precarietà e privatizzazioni, “Bologna continua ad essere una città all’avanguardia dei processi di privatizzazione dei servizi pubblici- è critica l’Usb- sia in termini di affidamento a privati tramite appalti e concessioni, sia nei termini di aziendalizzazione delle società a partecipazione pubblica che rispondono a logiche di mercato piuttosto che all’interesse pubblico. Un esempio tra gli altri la recente vicenda dell’appalto dei servizi della sosta passati da Tper ad una cordata guidata dalla multinazionale francese Engie: un appalto non necessario che disarticola ulteriormente la gestione della mobilità cittadina. Per le società a partecipazione pubblica riteniamo che vi siano da sottolineare anche il perverso meccanismo che tra le “cedole” degli utili di bilancio e dei processi di regionalizzazione delle aziende (come Hera, Tper, Acer, BolognaFiere) snaturano da tempo la funzione, la qualità del lavoro e il controllo pubblico di queste aziende, creando una casta di manager ‘boiardi’ delle utility che si avvicendano a turno al comando di queste aziende. La precarizzazione del lavoro, compreso il lavoro irregolare, ha avuto uno sviluppo non solo con il massiccio ricorso agli appalti anche grazie alla turistificazione del territorio, l’intera catena della Bologna dell’accoglienza turistica si nutre di contratti precari e in nero. Questa è il lato oscuro del principale successo dei mandati del sindaco Merola e della sua maggioranza”. Nel documento si passa poi al punto “welfare, qualità della vita e territorio”, rispetto al quale scrive l’Usb: “In contraddizione con le ‘buone parole’ viviamo in una città che non affronta da dimensione di chi la vive tutti i giorni, di chi viene a lavorarci dalle periferie metropolitane. La questione della qualità, quantità, costi e della sicurezza dei trasporti pubblici, l’inquinamento dell’aria e del territorio, i piani di speculazione di interi quadranti della città con la gentrificazione che non si è fermata al centro storico ma che continua la sua avanzata verso altre zone della città, incrementando le problematiche tra centro e periferie cittadine e metropolitane; l’impoverimento dei servizi sanitari e socio sanitari territoriali con la chiusura e accorpamento dei centri di quartiere a tutto vantaggio della sanità privata. Se quella che si prospetta è una crisi demografica tra aumento ulteriore della popolazione anziana e calo della natalità quello che manca è una risposta di potenziamento dei servizi per la popolazione non autosufficiente e per l’infanzia dai nidi alle scuole comunali. Spazio lasciato al mercato privato dell’assistenza, alle case di riposo insufficienti e costose, al badantato senza tutele, ai nidi e micronidi privati. Tutto questo mentre si procede con le grandi opere inutili come il passante autostradale che si sta spacciando come ecologico, con l’inutile linea rossa del tram; mentre manca un serio piano di recupero e sviluppo dell’edilizia popolare e di risanamento e utilizzo del territorio e dell’edilizia pubblica a partire dagli edifici scolastici per arrivare alle aree del demanio ed ex caserme militari”.

In conclusione, “abbiamo scelto di accorpare in questi tre filoni le problematiche di questo nostro territorio- sottolinea il sindacato- trascurando e accennando sicuramente molti temi importanti e soprattutto non abbiamo volutamente fatto un elenco di rivendicazioni che nelle varie vertenze di settore stiamo portando nelle lotte e nelle strade. La nostra intenzione è dare un quadro di quella che è la realtà di un territorio che è stato governato in questi decenni in una logica ininterrotta di valorizzazione degli interessi privati a danno dell’interesse della comunità, accrescendo disuguaglianze generazionali, di genere e territoriali. Abbiamo bisogno di un cambiamento di rotta radicale che ha bisogno, a sua volta, di partecipazione e organizzazione, che leghi le rivendicazioni locali e specifiche a quelle generali sindacali e sociali”.