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E il car-sharing di Eni diventa… “VelEni”!

Adesivi sui veicoli a noleggio breve del Cane a sei zampe per protestare contro il progetto di centro di stoccaggio Co2 a Ravenna. Làbas: “Ci siamo stancati di questo infinito ballo in maschera in cui loro si giocano miliardi e noi le vite. E per questo oggi li abbiamo smascherati”.

12 Febbraio 2021 - 18:23

La giornata di oggi era stata dalla campagna “Il futuro non si sTocca – NoCcs” come nuovo appuntamento di mobilitazione contro il deposito di anidride carbonica che Eni progetta di installare a Ravenna. A Bologna, le attiviste e gli attivisti di Làbas hanno attaccato adesivi sui veicoli di “Enjoy”, il car-sharing del colosso italiano del petrolio, transformandone il marchio in “VelEni”.

Scrive il collettivo: “Le verità che [Eni] vuole nascondere sono diverse; la prima, la più scontata, è che come azienda a scopo di lucro, sa bene che per vendere non bastano i prodotti, ma servono anche gli immaginari. E quindi, in un’ epoca di devastazioni ambientali dovute all’estrattivismo del capitale e di atomizzazione sociale, per vendere, Eni indossa maschere green e fa l’amicona di tutt@ senza discriminazioni. Ma dietro alla mascherata social costruita anche tramite il servizio di car-sharing enjoy, si nascondono disastri ambientali (con conseguente devastazione sociale e sanitaria) in Africa centrale, accordi con stati che non rispettano i diritti umani (Libia ed Egitto), e per ultima, la menzogna degli ultimi due secoli: la falsa storia che progresso e benessere equivalgono a galloni di idrocarburi bruciati per garantirci comodità vuote e inutili costruite a scapito del pianeta che abitiamo. Quella del car-sharing vorrebbe essere una maschera verde, Queste auto vorrebbero sponsorizzare un uso condiviso del mezzo, ma sono in realtà l’ennesima trovata per incentivare uno stile di vita legato ai combustibili fossili, nonostante sia ormai evidente che l’equilibrio che ha permesso lo sviluppo della vita come la conosciamo sia saltato a causa dell’ immissione di anidride carbonica fossile da parte dell’umanità”.

Prosegue Làbas: “Ma tranquill@, Eni ha una soluzione anche per questo: un centro di stoccaggio della CO2 da costruire a Ravenna; uno grandissimo, globale, invidiato da tutto il mondo. E così per salvare il mondo dalla combustione di idrocarburi prendiamo parte di quella CO2 che produciamo bruciando gas, benzina o diesel, la stocchiamo in fondo al mare, proprio in quei giacimenti che abbiamo svuotato in questi anni. E poi sai mai che mettendoci dentro la CO2 un altro po’ di gas combustibile da bruciare ne esca fuori? Sarebbe bellissimo! Così avremmo la possibilità di avere altra CO2 fossile da stoccare, in modo tale da avere altro gas combustibile, che bruciato permetterà di avere altra anidride da immagazzinare .. insomma andando avanti così si va all’infinito (se vi sembra paradossale chiedete ad Hera come fa ad intascarsi i contributi per le fonti di energia rinnovabili bruciando l’immondizia)”.

“Ci siamo stancati – si legge in conclusione – di questo infinito ballo in maschera in cui loro si giocano miliardi e noi le vite. E per questo oggi li abbiamo smascherati. Oggi finalmente gireranno per Bologna auto griffate VeleEni, a ricordare che ogni kilometro contribuisce all’innalzarsi del livello di inquinamento metropolitano.