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Due agosto, Merola straparla di Tav e arrivano i fischi [foto+video]

Migliaia in corteo e in Piazza Medaglie D’Oro. Il primo cittadino, sul palco, si prende qualche contestazione, molti applausi invece per Boldrini: “Mancano i burattinai, nelle istituzioni zone oscure, ambiguità, doppiezze”.

02 Agosto 2013 - 16:03

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“La nuova stazione dell’Alta velocità recentemente inaugurata a Bologna, che consente di accorciare le distanze sul territorio, può essere un segnale che anche le distanze dalla verità si possono accorciare”. Questo il paragone a dir poco fuori luogo con cui esordisce il sindaco Virginio Merola sul palco di Piazza Medaglie d’Oro, dopo il minuto di silenzio che alle 10,25 ha segnato i 33 anni dalla bomba fascista del 1980 e il corteo, partito come ogni anno alle 9.15 dal Nettuno, ha portato nel piazzale della stazione migliaia di persone a chiedere ancora una volta una verità giudiziaria su chi abbia ordinato la strage.

Dopo le rappresentanze ufficiali e i gonfaloni di decine e decine di Comuni, tra le realtà di base che hanno preso parte alla manifestazione anche l’Unione Sindacale di Base, gli anarchici, l’associazione Freedom and Justice dei migranti delle ex scuole Merlani.

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Il surreale incipit ha procurato al Sindaco fischi da vari punti della piazza, e altri, insieme a qualche ‘a casa’, ne sono seguiti nel corso dell’intervento, durante il quale si registra quantomeno l’appello a Roma affinché venga applicata la legge sui risarcimenti e approvata una norma che istituisca il reato di depistaggio.

Applausi scroscianti, come sul palco non avveniva da molti anni, hanno invece accolto l’appassionato e lungo discorso della presidente della Camera Laura Boldrini. “Quella mattina ero qui – racconta – da giovane studentessa marchigiana di 19 anni cercavo casa in città ricordo il dolore e il senso di smarrimento di tutti noi. Non c’erano le risposte in quella mattinata. Eravamo troppo giovani per comprendere il significato di piazza Fontana nel 1969, dell’Italicus, di piazza della Loggia, ma quel 2 agosto 1980 fummo trascinati a forza dentro l”età della consapevolezza”.

Per l’attentato alla stazione, ricorda, “la giustizia ha individuato e condannato gli esecutori, però mancano i mandanti, i burattinai, gli strateghi che hanno pensato alla carneficina. Anche per questo, la strage di Bologna ha lacerato in profondità le Istituzioni democratiche, portandone alla luce ancora un a volta le inadeguatezze, le inadempienze, le debolezza, la pervasività di zone oscure, ambiguità, doppiezze, infiltrazioni”.

Molto esplicito il riferimento di Boldrini alla strategia della tensione: “Dalla fine degli anni ’70 e per tutto il decennio successivo e ancora oltre l’eversione neofascista organizzò con la complicità di settori deviati dello Stato una vera e propria strategia con l’obiettivo di terrorizzare la popolazione italiana, perché questo suscitava tra i cittadini domanda d’ordine e di svolta autoritaria – spiega – temevano la vittoria delle istanze di progresso e di libertà, perché in questi anni e quell’estate spingevano alla partecipazione attiva migliaia di giovani. Io me lo ricordo a Bologna. E questo doveva fare paura. Allora bisognava creare il caos, mettere un punto su queste istante. La strage di Bologna fu l’evento più drammatico di questa strategia”.

“Possiamo ricordare i morti di Bologna e tacere sulle svastiche comparse a Roma qualche giorno fa per celebrare i cento anni del criminale nazista Priebke? Come possiamo farlo?”, si chiede Boldrini in un altro passaggio, per poi tornare a stigmatizzare le offese di “uomini delle istituzioni” al ministro Kyenge: “L’intolleranza genera mostri”.

In precedenza, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime e oggi deputato Pd Paolo Bolognesi aveva avuto parole dure verso la procura, accusando anche di aver omesso di interrogare persone che potevano essere a conoscenza dei fatti, prima del loro decesso, in primis Giulio Andreotti: “Dopo le condanne definitive del 1995 e del 2007, non vi è più stato nessun sussulto da parte della Procura di Bologna, nessun tentativo di leggere il loro disegno politico, pur abbastanza trasparente, se letto nel contesto complessivo di tutto il disegno stragista portato avanti dal 12 dicembre 1969”. Bolognesi ricorda che per arrivare ai “mandanti e ispiratori politici” della strage, “restano soltanto accertamenti da completare, silenzi omertosi da sciogliere e conclusioni da trarre, anche quando non gradite”.

Dalla procura, chiamata in causa, è arrivata a stretto giro una nota stringata: “La Procura non replica a chi rappresenta le vittime della strage, stiamo solo tentando di individuare i mandanti di quel fatto orribile a ben 33 anni di distanza, seppur con straordinaria difficoltà ma in assoluta serenità”.

Ha parlato del nodo dei mandanti anche il Ministro degli Affari Regionali Graziano Delrio, intervenuto nella cerimonia a Palazzo D’Accursio che ha preceduto il corteo: “Una domanda grande come una montagna”. Delrio ha anche riferito l’impegno del governo a “inserire nel prossimo decreto sicurezza il provvedimento sui risarcimenti”.