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Dopo il primo marzo: “Abbattere i confini, unire le lotte”

Dopo la giornata di mobilitazione che anche a Bologna ha recepito l’appello della Transnational Social Strike Platform, i commenti di Coordinamento Migranti e Accoglienza degna.

04 Marzo 2016 - 11:54

Presidio 1 marzo - © Michele LapiniUn primo marzo senza confini per unire le lotte

I migranti che il primo marzo hanno manifestato a Bologna non erano soli. In più di 20 città in Europa è risuonata la loro voce e la loro forza: tanti e tante hanno risposto alla chiamata lanciata dalla Transnational Social Strike Platform per un primo marzo contro i confini e la precarizzazione. Tanto a Bologna quanto in Europa il segnale è stato chiaro: il percorso verso la costruzione dello sciopero transnazionale parte dai migranti che in questi mesi stanno sfidando i confini e sconvolgendo l’assetto dell’Unione Europea e dei suoi Stati. Abbiamo visto Piazza Nettuno riempita da diverse centinaia di persone sin dalle 17 per l’appuntamento lanciato da numerose realtà cittadine, dagli operai e dalle precarie che nei giorni passati hanno firmato un appello di adesione alla giornata. Tanti i migranti e i rifugiati presenti non solo da Bologna: da Mirandola una delegazione di terremotati ha denunciato le discriminazioni subite dopo anni dal terremoto, con decine di famiglie ancora costrette in sistemazioni di fortuna, ora sotto sfratto. Da Forlì, Rimini, Modena i migranti con cui nei mesi passati abbiamo denunciato il razzismo delle questure e delle prefetture sono venuti a Bologna per rivendicare un permesso di soggiorno europeo senza condizioni e per lottare insieme agli altri migranti, a partire da quelli che in questi giorni stanno combattendo per la libertà di muoversi a Idomeni, a Calais e ai confini dell’Europa.

Chi era in piazza a Bologna ha riconosciuto che i migranti vivono e producono un cambiamento che riguarda tutti e hanno affermato la necessità di costruire un nuovo “noi” in Europa, a partire dalla lotta contro chi ci sfrutta e vuole governare la mobilità per fare profitti. I rifugiati hanno potuto gridare forte che il lavoro precario e il lavoro migrante in tutte le sue forme – in fabbrica, nelle case, negli ospedali, nei campi agricoli –sono parte di uno stesso sistema di sfruttamento. I migranti hanno urlato che è indispensabile connettere le nostre lotte per cambiare davvero qualcosa, per contare non come numeri alle frontiere, nei C.a.r.a., negli hotspot o come vittime in mare ma come protagonisti di un movimento inarrestabile, che rifiuta di essere respinto, espulso, o messo in attesa. Un movimento che non accetta di essere considerato solo nell’ottica di un’accoglienza che, se anche fosse degna, lo lascerebbe libero di essere sfruttato assieme a tutti quei precari che oggi migrano in cerca di una vita migliore e si vedono negati sussidi, welfare, libertà. Per questo, la piazza ha rivendicato anche un salario minimo europeo, un welfare e un reddito europei, per unire ciò che i governi e i padroni europei vogliono dividere, per opporre ai giochi di quote e di muri tra gli Stati e l’Unione Europea la nostra forza e la nostra voglia di libertà.

In piazza a Bologna si è mostrato la possibilità di una lotta comune, come hanno chiaramente affermato tutti i migranti e i rifugiati intervenuti, dimostrando che sono stanchi di chi specula politicamente sulla loro pelle e che vogliono parlare con la loro voce. Dopo due ore di presidio, mentre una parte della piazza si spostava verso la stazione per ribadire il sostegno a chi viola ogni giorno le frontiere, migranti, precari e operai si sono mossi insieme verso la Prefettura, dove il 20 febbraio abbiamo lanciato il primo marzo assieme agli eritrei e ad altri rifugiati, per denunciare una volta di più il razzismo del governo. Il corteo è poi continuato rilanciando il percorso per la costruzione di uno sciopero sociale transnazionale, dove le lotte dei migranti e quelle di tutti i lavoratori contro la precarietà di lavoro e di vita possano esprimersi finalmente insieme, e si è sciolto sotto le Due Torri, simbolo di una città che i migranti vivono e costruiscono ogni giorno. La manifestazione di ieri è stata un primo passo per rivendicare lo spazio che ci appartiene, per sconfiggere la paura che ci vorrebbe costringere al silenzio e così per riappropriarci della forza necessaria a scioperare.

Coordinamento Migranti

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Ieri (martedì, ndr) è stata una giornata importante e significativa, nella quale abbiamo lasciato un segno in città per affermare che vogliamo politiche europee tese all’inclusione di chi fugge da guerre e miseria, e non alla costruzione di barriere di ogni genere. Ma per noi il ‪#‎1M è tutti i giorni: coi nostri progetti, pratichiamo quotidianamente un’accoglienza reale e che assicuri dignità ai migranti. Vi aspettiamo per conoscerci, discutere ed immaginare insieme nuove pratiche di solidarietà.

Invitiamo tutt* ad aderire all’appello “Disobbedire ai confini per costruire l’Europa dell’accoglienza”.

Accoglienza degna