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Domani Bologna ricorda la strage del 2 agosto

Trentatrè anni fa la bomba in stazione: 85 vittime. Manifestazione dal Nettuno e (prevedibile) infornata di promesse dal Governo . Usb: “No a segreto di Stato e precarietà”. Staffetta: “Morti soli, nell’ombra”. Pdl: “Strage non fascista”.

01 Agosto 2013 - 18:05

Come ogni anno, domani Bologna ricorda la strage alla stazione del 2 agosto 1980: l’esplosione di una bomba collocata nella sala d’attesa provocò 85 morti e 200 feriti. In base alle sentenze definitive, gli esecutori dell’attentato furono i neofascisti Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar).

Un invito a scendere in piazza arriva dall’Usb, che dà appuntamento alle 9 in piazza Nettuno per il corteo che, come da tradizione, raggiungerà il piazzale della stazione. “Saremo insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori nelle strade cittadine dietro uno striscione che recita: ‘NO al segreto di Stato, ai licenziamenti, alla precarietà’, per commemorare i nostri morti e denunciare le tante sofferenze dei ceti popolari, di fronte ad una gestione della crisi che scarica su lavoratori, disoccupati e pensionati un costo altissimo ed illegittimo che ci spinge a rilanciare dalla piazza del 2 agosto, il conflitto sociale ed il percorso verso un autunno di mobilitazioni che culminerà con lo sciopero generale del 18 ottobre”, scrive il sindacato di base in un comunicato.

Dà appuntamento al Nettuno anche il Nodo Sociale Antifascista: “L’Itaglia merita di scomparire – si legge sul blog Staffetta – Ogni volta che si avvicina l’anniversario della strage del 2 agosto, questo è il solo pensiero degno di commentare i depistaggi, le amnesie, i poveri polveroni mediatici che ogni anno la destra prova a sollevare, sempre più debolmente, sulle fantomatiche ‘piste alternative. E ormai la questione è ben più ampia delle fandonie consunte e servili di Enzo Raisi & Co. Mentre un governo di «larghe intese» rispolvera l’ingegneria istituzionale del ‘Piano di Rinascita Democratica’ di Licio Gelli, quale memoria potrà esservi della strategia della tensione e della violenza normalizzatrice delle stragi? Quali parole di verità possono mai venire da chi abita nel ‘cuore torbido delle istituzioni’? Quei morti sono soli, nell’ombra. Ogni anno, quello che noi portiamo in piazza non è solo il lutto per le stragi di Stato, ma anche il dolore perché quei morti sono serviti a costruire un mondo più ingiusto, ipocrita e violento”.

Nel frattempo, anche quest’anno si è consumata la solita querelle sulla presenza o meno delle istituzioni nazionali. Alla fine, ci saranno la presidente della Camera, Laura Boldrini (che parlerà in piazza) e il ministro Graziano Delrio (che invece parlerà solo in Comune: modalità adottata da qualche tempo a questa parte per evitare i fischi che, per anni, hanno sempre accolto i rappresentanti del Governo). C’è da scommettere che Delrio, esponente del Pd, verrà in città a ribadire l’impegno delle istituzioni nella ricerca della parte di verità che ancora non ha avuto una conferma giudiziaria, cioè quella relativa ai mandanti, elargendo senz’altro nuove rassicurazioni su altri capitoli ancora aperti, come i risarcimenti in favore dei familiari delle vittime. Ma che sostanza potranno mai avere gli impegni di Delrio, considerando che il Governo di cui fa parte affida il ministero dell’Interno, tanto per dirne una, ad un personaggio del calibro di Angelino Alfano? Non a caso, anche quest’anno il Pdl ha pensato bene di confermare in che modo si approccia alla strage di Bologna e alla strategia della tensione. Proprio oggi, infatti, qualche esponente locale dei berlusconiani ha dichiarato che la strage non fu “nè fascista, nè di Stato”.