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Divieti di dimora per attiviste e attivisti del Padrone di Merda

I provvedimenti eseguiti dalla digos nei confronti di sei “maschere bianche” riguardano due contestazioni del 2019 contro datori di lavoro che non avrebbero pagato i propri dipendenti: diciannove denunciati con l’accusa di tentata estorsione, lesioni personali e violenza privata. Il collettivo replica: “Pretendere di ricevere il salario pattuito da questa mattina ufficialmente si chiama estorsione!”.

18 Maggio 2020 - 14:06

Cinque divieti di dimora nel Comune di Bologna e un divieto di avvicinamento alle parti offese per sei attiviste e attivisti de Il Padrone Di Merda. Le misure, disposte dai magistrati bolognesi, sono state eseguite questa mattina dalla digos a Bologna e Lucca e riguardano le manifestazioni di protesta tenute il 9 e 20 luglio e il 16 novembre scorsi nei confronti di due esercizi commerciali, contestati dalle maschere bianche perchè non avrebbero pagato alcuni dipendenti. Attiviste e attivisti sono accusati di avere interrotto in quelle occasioni l’attività degli esercizi aggredendo fisicamente i titolari ed esigendo somme di denaro con modalità estorsive. Le indagini hanno riguardato in tutto diciannove persone, denunciate per tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, diffamazione, imbrattamento di cose altrui e disturbo delle occupazioni pluriaggravati in concorso ed utilizzo di mezzi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico.

Il collettivo risponde così alle accuse: “Cosa viene imputato? Di perseguitare e non dare tregua ai padroni che non pagano i lavoratori. Pretendere di ricevere il salario pattuito da questa mattina ufficialmente si chiama ‘estorsione’! Andare dal padrone di merda a chiedere conto di truffe e molestie, disturbando così i suoi sporchi affari, da questa mattina ufficialmente si chiama ‘violenza’! Anche in questo caso il messaggio è chiaro: all’alba della riapertura di tanti esercizi commerciali dopo mesi di lockdown per la crisi coronavirus la parola d’ordine è quella della ripresa economica, non fosse altro che questa ripresa riguarda solamente i padroni di merda. Dei giovani, dei precari e dei lavoratori sfruttati, che molto spesso non si sono visti recapitare neppure un centesimo negli ultimi periodi di chiusura totale, non interessa niente a nessuno. L’economia dei lavoretti in nero e malpagati deve riprendere alla svelta e in un momento come questo le maschere bianche rappresentano indubbiamente un problema per tutti i padroni pronti a scaricare sui propri dipendenti i costi della crisi economica. È inutile che cercate di dare un nome o di cacciare qualcuno, perché dietro quelle maschere bianche ci siamo tutti: tutti i precari che hanno scelto di vendicarsi dei propri sfruttatori; tutti i lavoratori che almeno una volta si sono identificati in una delle tante storie di ricatto, truffa e molestie che in tanti mesi abbiamo raccontato. A maggior ragione nel pieno della crisi economica, per ogni padrone di merda sfruttatore segnalato ci saranno più maschere bianche pronte a scendere in strada. Per ogni precario cacciato dalla propria casa, ci saranno più maschere bianche pronte a diffondersi in tutta Italia, perché i padroni di merda non hanno dimora. Quando le istituzioni dicevano #andràtuttobene, ora sappiamo a chi si riferivano: ai padroni di merda, gli unici a essere veramente tutelati. Per questo la vendetta contro i padroni di merda non si ferma, ed è di nuovo tempo di indossare la maschera”.