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“Denunciati per aver protestato con le maschere bianche”

Lo segnala la campagna ‘Il padrone di merda’: l’accusa riguarda un’iniziativa effettuata in estate davanti a un centro estetico. Intanto arrivano cinque condanne per una contestazione in rettorato, in occasione di una riunione del Cda, risalente al 2013.

17 Settembre 2019 - 14:15

“Nei giorni scorsi sono state notificate delle denunce ad alcuni dei lavoratori che in questi mesi si sono esposti contro i padroni di merda che infestano questa città”, si segnala sulla pagina della campagna Il padrone di merda. La denuncia è dovuta ad alcune azioni fatte quest’estate davanti a un centro estetico, i cui titolari “non hanno pagato, e continuano a non pagare, migliaia di euro di arretrati alle lavoratrici che hanno avuto la sfortuna di essere state assunte da loro, perciò decidemmo di presentarci davanti al centro estetico per pretendere il pagamento di tutti gli stipendi non pagati”. In quell’occasione fu anche arrestato uno dei manifestanti e ora, con le denunce notificate, “ciò che si addebita alle maschere bianche è… di indossare le maschere bianche, perché, secondo la denuncia, ciò non permetterebbe di identificare il lavoratore sotto la maschera! In questo modo cercano di colpire uno dei punti di forza del nostro agire: indossiamo le maschere bianche perché noi stessi lavoriamo nei posti che contestiamo, non farci riconoscere è spesso necessario per evitare le ritorsioni dei padroni di merda.  Inoltre, è vergognosa la modalità utilizzata per notificare le denunce: gli agenti si sono presentati davanti al posto di lavoro di uno dei lavoratori interessati, cercando di metterlo in difficoltà davanti al suo datore di lavoro! Come era già successo durante l’azione, quindi, le istituzioni tutelano il padrone di merda e provano ad intimidire le maschere bianche.  Ma non ci riusciranno, la vendetta è appena iniziata”.

Sulla stampa mainstream, intanto, è apparsa la notizia di cinque condanne a carico di altrettanti attivisti di Hobo per una protesta effettuata nel 2013 in rettorato, in occasione di una riunione del Consiglio di amministrazione dell’Università: le condanne vanno da un anno a un anno e sei mesi.