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Davanti alle scuole chiuse: “Basta prese in giro!”

Studenti, insegnanti e genitori in presidio fuori dai plessi: “Dad non può essere prolungata”, è il messaggio ribadito da Priorità alla scuola, che chiede uno screening periodico della popolazione scolastica. Rete dei Comitati dei genitori scrive a Governo e Regione: “Famiglie gettate nello sconforto”. Ricerca atenei: in Emilia-Romagna 140.000 studenti tagliati fuori da lezioni online.

07 Gennaio 2021 - 15:54

Si è svolto questa mattina “un presidio organizzato da studenti, insegnanti e genitori davanti alle loro scuole, ancora chiuse nonostante le promesse di Governo e Regione”, segnala Priorità alla scuola: “La scuola in presenza è un diritto! Chiediamo il rientro in presenza per gli studenti delle scuole superiori e l’avvio di uno screening sanitario periodico per tutta la popolazione scolastica”. Con queste motivazioni Priorità alla scuola ha promosso nei giorni scorsi la protesta: “Come purtroppo era largamente prevedibile, il governo e le regioni hanno deciso di prolungare la didattica a distanza al 100% per gli istituti superiori – comunicandolo a famiglie, studenti e docenti a soli due giorni dalla data prevista per la riapertura. Questo nonostante il presidente Bonaccini abbia a più riprese dichiarato che il potenziamento dei trasporti e del tracciamento avrebbero consentito di rientrare in classe – in presenza e in sicurezza – addirittura al 75 per cento. Non possiamo più accettare di essere presi in giro. Pur nella consapevolezza della gravità della situazione, non siamo disposti a permettere che la Dad al 100% sia prolungata fino a Pasqua o, peggio ancora, fino alla fine dell’anno scolastico. Come dimostrano le statistiche, la scuola non è un luogo primario di contagio e la chiusura delle scuole – a meno che non sia accompagnata da un lockdown totale – è una misura che non ha nessuna efficacia per il contenimento della pandemia. I danni cognitivi, psico-fisici e socio-economici provocati dal protrarsi della didattica a distanza rischiano invece di essere gravi e irreparabili”.

La Rete dei Comitati dei genitori della Città metropolitana di Bologna ha intanto indirizzato una lettera a Governo e Regione: “Preso atto del comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri relativo al via libera al rientro in presenza al 50% per le scuole secondarie di II grado a partire dal prossimo 11 gennaio, preso ulteriormente atto della successiva dichiarazione dell’assessora Regionale Paola Salomoni”, la Rete “esprime profondo disorientamento e preoccupazione in merito alle divergenti posizioni rappresentate dal Governo e dalle Regioni. A fronte del rinvio comunicato dal Ministero – dovuto al verificarsi di circostanze assolutamente prevedibili e previste – alcune Regioni, tra cui l’Emilia Romagna, affermano di potere garantire la riapertura delle scuole in presenza al 75%, come già ampiamente precisato nei tavoli di lavoro del dicembre scorso diretti dalle Prefetture, mentre altre paventano ipotesi di una riapertura addirittura successiva al prossimo 11 gennaio. È evidente che una situazione simile, che non ha precedenti nella pur travagliata storia della pubblica istruzione, sta generando estremo sconcerto e confusione nelle famiglie e nella cittadinanza. In particolare, dalle discontinue prese di posizione del Governo e dai continui rinvii dei tempi e delle modalità di riapertura, si evince la mancanza di una visione di insieme e di una progettualità concreta, volte a garantire una effettiva ed efficiente ripartenza della Scuola in sicurezza. Questo determina, ancora una volta, un enorme danno in capo agli studenti, oltre che un profondo senso di sfiducia nelle Istituzioni, dalle quali la Scuola non è, evidentemente, percepita come una priorità. Chiediamo, dunque, al Governo una maggiore chiarezza nelle comunicazioni e un maggiore rigore nelle determinazioni riguardanti la Scuola, anche tenendo conto delle differenti situazioni di ciascuna Regione, affinchè il diritto alla Scuola in presenza sia immediatamente garantito in quei contesti locali in cui siano già state individuate e poste in essere le condizioni per la riapertura e favorito, senza ulteriori indugi e contraddizioni, in quei contesti più problematici in cui parrebbero non essere presenti le condizioni minime sufficienti. Ribadiamo, infine, la necessità che vengano resi pubblici i dati epidemiologici relativi alla Scuola sulla base dei quali si ritiene che la didattica in presenza sia fonte di rischio per la salute collettiva”.

Intanto, in base a una ricerca realizzata dalle Università della regione tramite un questionario inviato agli insegnati di tutte le scuole di ordine e grado, in Emilia-Romagna sono 140.000 su 624.179 gli studenti tagliati fuori, in tutto o in parte, dalla Didattica a distanza.