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Dalle Marche a Bologna: i terremotati restituiscono la muffa al Cns

La protesta di ‘Terre in moto Marche’ per le condizioni delle ‘casette’: “Muffa e funghi spuntano dai tetti e dai pavimenti costringendo persone già provate dalla precarietà dovuta al post sisma a vivere in condizioni insalubri”.

09 Dicembre 2018 - 16:31

Sacchetti neri di spazzatura lanciati all’interno della sede del Consorzio nazionale servizi, quella delle casette già fatiscenti in cui sono costretti a vivere le popolazioni che subirono il sisma del 2016. A gettarli un gruppo di attivisti della rete Terre in moto Marche, che si sono fermati a Bologna lungo la strada per Torino, dove ieri hanno manifestato con il movimento NoTav. Ne hanno dato notizia con un video su Facebok accompagnato da un post intotolato significativamente “I terremotati ‘restituiscono’ la muffa al Cns di Bologna”.

Spiega Terre in moto: “Alle mancanze governative e alla famigerata ‘strategia dell’abbandono’ che stanno mettendo a dura prova la resistenza fisica e psicologica dei terremotati si stanno aggiungendo in questi mesi ulteriori problemi dovuti alle Sae (che, occorre ricordarlo, sono costate migliaia di euro/mq), le oramai famose casette che ospitano le persone colpite dal sisma del 2016. Muffa e funghi spuntano dai tetti e dai pavimenti costringendo persone già provate dalla precarietà dovuta al post sisma a vivere in condizioni insalubri, a sottostare a continui controlli e riparazioni (riparazioni spesso da rifare più volte nel giro di poche settimane) ed a continui traslochi. E tutto questo senza che nessuno se ne sia assunto fino ad ora la piena responsabilità. Nel sito del Cns (Consorzio Nazionale Servizi), che nel 2015 è risultato il primo aggiudicatario della gara d’appalto indetta da Consip S.p.A. per conto del Dipartimento della Protezione Civile e che ha costruito gran parte delle casette con problemi, si legge a proposito dei prototipi delle Sae: ‘Le Sae sono adatte a qualsiasi condizione climatica e studiate per essere fruibili anche da persone disabili. Sono progettate nel rispetto della normativa antisismica e delle leggi in materia di sicurezza, igiene e ambiente. Il loro primo ciclo di vita è di sei anni ma sono destinate a durare in eterno […]’. Queste parole sono grottesche e inaccettabili se confrontate con le condizioni delle strutture a solo pochi mesi dalla consegna. Oggi (ieri, ndr) dall’Appennino marchigiano siamo a Bologna per questo: per consegnare al Cns parte di quell’immondizia che loro stessi hanno destinato ai terremotati in questi mesi. Con questo ‘regalo’ vogliamo ribadire a chi pensa di speculare sui terremotati in qualsiasi forma, sia essa politica o economica, che non lo permetteremo. Gli abitanti dell’Appennino non lo permetteranno! Abbiamo sempre criticato la scelta di chiamare ‘cratere’ l’area interessata dal terremoto del 2016 nel centro Italia, ma più passano i mesi e gli anni più questo nome inizia ad essere calzante. L’immobilismo dei governi passati come di quello attuale sta trasformando le nostre zone interne in un vero e proprio cratere, in una buca in cui non solo ci si dimentica dei 77.000 edifici inagibili ma in cui tutto viene inghiottito, soprattutto la vita delle persone. Ora basta, vogliamo un futuro degno di essere vissuto e niente e nessuno potrà negarci questo diritto”.