Acabnews Bologna

“Da 58 giorni ai domiciliari, ma continuiamo a lottare e sorridere”

Lettera da Gianmarco, Roberto e Christopher: “Subiamo dai due ai quattro controlli giornalieri. Quanti campanelli dei mafiosi suonano così spesso?”. Tpo e Làbas dedicano loro l’after party de ‘Lo Stato Sociale’ di stasera: “Nessuno resta solo”.

21 Novembre 2015 - 18:06

Lettera da Gianmarco, Roberto e Christopher: Bologna, 58 AD

ttA.D. non sta a significare Anno Domini, ma Arresti Domiciliari. 58 sono i giorni trascorsi fino ad oggi. A.D. si può trasformare anche in O.D. dalla prospettiva dei compagni che invece si trovano costretti ad obbligo di dimora. La repressione assume misure differenti: da chi viene condotto in carcere a chi è costretto a ritirarsi in casa entro una certa ora. Purtroppo sono molti i compagni che ne subiscono le conseguenze. La repressione non è altro che violenza e tempo sottratto alle nostre vite. Forse raccontare questo tempo potrà rivelarsi utile tanto a noi che subiamo questa privazione, quanto a chi, con sguardo critico, cerca quotidianamente un’alternativa possibile all’esistente e alla sua tristezza. Io mi chiamo Roberto, io mi chiamo Gianmarco, io mi chiamo Christopher. Siamo attivisti politici del Tpo e di Làbas. Siamo persone differenti, con un’età differente e dei percorsi di vita differenti. Siamo accomunati da anni dalla passione politica che ci divora, condividiamo l’amore e la rabbia della nostra epoca. In questi giorni ci stiamo sentendo spesso fra di noi poiché ci troviamo agli arresti domiciliari per uno stesso procedimento. Un procedimento giudiziario che riguarda i fatti di ottobre 2014, quando in due occasioni differenti cortei partecipati da centinaia di persone praticarono antifascismo e difesa dei diritti nelle centralissime strade di questa città. Altri due compagni, Domenico e Tommaso, sono stati colpiti per questi stessi episodi dall’obbligo di dimora nelle città di residenza.

Scriviamo queste righe non tanto per sentirci vittime, quanto per interrogarci intorno al significato e all’utilizzo di queste misure. In questi giorni i controlli di polizia e carabinieri sono stati a dir poco invadenti. Abbiamo subito una media che oscilla fra i due e i quattro controlli giornalieri. Poi notifiche, controlli in casa e nei luoghi di lavoro durante le poche ore concesse, nonostante figli, studi, lavoro, attività, salute e altro di cui necessitiamo per vivere. Imbarazzante l’alternarsi per gioco di polizia e carabinieri che effettuano lo stesso controllo salutandosi fra loro nella tromba delle scale. Fastidioso essere svegliati alle due di notte e poi di nuovo alle tre. Rabbioso subire due controlli nel giro di dieci minuti. Sorvegliare e punire, sorvegliare e punire.

Siamo solo noi ( tutt@ compagn@ sotto restrizione di libertà) a subire queste vessazioni o è anche l’ambito sociale delle nostre città a subirne gli effetti? Quanti campanelli delle case dei mafiosi suonano con questa costanza? Quanti contributi vengono sperperati? Siamo così pericolosi, al pari delle inchieste per mafia e corruzione stile Colata di Idice o è un sopruso costante che subiamo ogni qual volta sentiamo il campanello suonare?

Ci domandiamo questo mentre sentiamo le nostre vite quotidianamente violentate dalle intrusioni che subiamo, mentre siamo costretti a gestire uno stress psicologico all’interno delle nostre mura.

Siamo certi che queste restrizioni non fermeranno le nostre volontà e che una volta usciti continueremo a dar battaglia in quello in cui crediamo. Nel frattempo scriviamo, denunciamo, lottiamo e sorridiamo nonostante tutto, nonostante un sistema di poteri che ci vuole tristi e sottomessi. Ora più che mai confidiamo in chi è ancora capace di indignarsi e solo così non ci sentiremo soli.

Alcuni detenuti politici di Bologna

P.S. (Post Scriptum, non Polizia di Stato) A volte i numeri aiutano la comprensione. Per questo vi riportiamo, come esempio, i controlli che Christopher ha subito in 14 dei 58 giorni.

Lunedi 2.11.2015: ore 20.10 carabinieri

Martedì 3.11.2015: ore 16.30 polizia

Mercoledì 4.11.2015: ore 10.40 carabinieri, ore 10.50 carabinieri, ore 23.15 carabinieri, ore 1.55 carabinieri

Giovedì 5.11.2015: ore 17.35 polizia, ore 22.10 polizia

Venerdi 6.11.2015: ore 4.05 carabinieri

Sabato 7.11.2015: ore 10.15 polizia, ore 13.55 carabinieri

Domenica 8.11.2015: …ogni tanto è sacra

Lunedì 9.11.2015: ore 16.45 polizia

Martedì 10.11.2015: ore 8.25 carabinieri, ore 16.40 polizia, ore 00.20 carabinieri

Mercoledì 11.11.2015: ore 17.45 carabinieri, ore 20.10 carabinieri

Giovedì 12.11.2015: ore 1.50 carabinieri, ore 3.20 carabinieri

Venerdì 13.11.2015: ore 13.10 carabinieri

Sabato 14.11.2015: ore 1.15 carabinieri, ore 1.35 polizia

Domenica 15.11.2015: anche questa volta sacra, ma non è sempre così…

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Una serata per la rabbia e per la libertà

Il 22 settembre siamo stati privati di quattro compagni e un quinto è stato colpito da obbligo di dimora a Bologna.

Da allora sono trascorsi quasi due mesi. Possiamo rivedere almeno Tommaso (rientrato in città per il cambio di Comune dove è obbligato a dimorare), ma Christopher, Gianmarco e Socio restano agli arresti domiciliari. Abbiamo visto in questi lunghi sessanta giorni cosa significa essere sottoposti ad una misura cautelare che esclude e rinchiude. Esclude dalla vita sociale cittadina, dalla partecipazione attiva, dal confronto collettivo; rinchiude nelle pareti domestiche e nel privato, nella sola dimensione lavorativa. Le giornate sono spezzate dal suono del citofono: i controlli delle forze dell’ordine avvengono a qualsiasi ora, giorno e notte, fino a cinque sei volte in poche ore, a distanza ravvicinata.

Per rispondere a tutto questo c’è una sola cura possibile: non lasciarli soli, averli al centro dei nostri pensieri e all’interno dei nostri confronti collettivi per il cambiamento del presente, continuando a condividere con loro la rabbia e il desiderio di libertà.

Vorremmo dedicare loro la serata di sabato, l’after party de Lo Stato Sociale: una festa che faremo con amici, da sempre solidali e complici delle nostre battaglie. Sappiamo che sabato i nostri compagni sarebbero stati volentieri a ballare e cantare sotto al palco del Tpo.

Non potranno farlo, ma noi insieme a tutte e tutti voi, saremo qui anche per ribadire che nessuno resta solo e vogliamo tutti liberi.

Cs Tpo
Làbas occupato