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Cua: “Dove non c’è l’università arriva la Polizia”

Il Collettivo universitario autonomo dopo il sequestro dell’aula Roveri: “Una provocazione inaccettabile che si inserisce nel progressivo ritirarsi dell’Università dalla dimensione sociale che dovrebbe essere il suo obiettivo”.

10 Marzo 2013 - 13:16

Dove non c’è l’università arriva la polizia!

All’indomani della provocazione attraverso la quale Università e Questura hanno sgomberato l’aula Roveri occupata dal collettivo Bartleby, sentiamo la necessità di prendere parola su una serie di questioni riguardanti la zona universitaria bolognese.

Assistiamo infatti, in tendenza con una dimensione più complessiva, ad un progressivo ritirarsi dell’università dalla dimensione sociale che dovrebbe essere il suo obiettivo. Pensiamo al welfare studentesco, sempre più oggetto di tagli e vessazioni: la stessa università che approva nei fatti la legge Gelmini poi taglia sui servizi di base che l’ateneo dovrebbe garantire. Ai tagli alle biblioteche e alle borse di studio si aggiunge un sostanziale taglio al servizio sanitario. E’ notizia di questi giorni che gli studenti fuori sede non possono più usufruire contemporaneamente del Medico di Base del proprio Comune di residenza e dei Medici di Medicina generale dell’Azienda Usl di Bologna.

Vediamo che l’incapacità dell’Ateneo di dare risposte politiche alle conseguenze della crisi, si traduce immediatamente nella gestione poliziesca dei conflitti sociali che sorgono al suo interno. E’ in questo contesto infatti che è stata introdotta anche la pretestuosa e provocatoria scorta al rettore.

Permettere alle forze dell’ordine di entrare a sgomberare spazi autogestiti in Università equivale ad una provocazione inaccettabile, così come inaccettabile è una gestione della zona universitaria relegata all’intervento della polizia come risposta alla dismissione dei servizi e al tentativo di negare la possibilità stessa di vivere gli spazi secondo i desideri e i bisogni degli studenti.

La desertificazione della zona universitaria bolognese – attraverso la quale si vorrebbe fare della città un centro d’élite libero da ogni possibilità di esprimere il dissenso ad un sistema sempre più in crisi – è combattuta giorno dopo giorno da esperienze studentesche che per questo motivo sono sotto attacco.

Non arretreremo di un passo né rispetto alla difesa degli spazi occupati dagli studenti e dalle studentesse nell’università, né rispetto alla difesa dell’agibilità e della legittimità di esprimere dissenso e un diverso tipo di realizzazione dei bisogni di chi attraversa l’Ateneo, coscienti che la zona universitaria vive grazie ai momenti di aggregazione che gli studenti stessi portano avanti.

Cua Bologna