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Cua all’ateneo: “Si rendano conto di cosa sta causando la didattica online”

Intanto arrivano nuove iniziative di lavoratrici e lavoratori. Asia-Usb e Noi Restiamo domani in Prefettura: “Casa, reddito, diritti subito!”. Adl Cobas venerdì in Regione per “aprire una fase 2 delle lotte” con Sgb, che denuncia inoltre disparità di trattamento per studenti della formazione professionale. Piano freddo prorogato al 31 maggio. Epidemia, ancora decine di contagi.

04 Maggio 2020 - 19:49

Il prorettore Mirko Degli Esposti ha replicato alla lettera inviata nei giorni scorsi dal Cua sulle difficoltà vissute dagli studenti universitari nell’emergenza coronavirus, spiegando alla testata della Scuola di giornalismo di essere intenzionato a risolvere il problema ma di temere di creare ‘discriminazioni’ tra chi è a Bologna e chi fuori sede. Risponde così il Collettivo Universitario Autonomo: “Ci fa piacere che il prorettore abbia a cuore gli studenti e che non vuole una ‘discriminazione’ verso chi è fuori regione, rispetto al prestito bibliotecario… Vogliamo però ricordare che L’UniBo e Er.Go sono stati i primi a ‘invitare caldamente’ i propri studenti a lasciare gli studentati e a tornare dalle loro famiglie (perché non potevano garantire uno ‘spazio sicuro’ dentro gli studentati, dal momento in cui ci sono letteralmente ‘stipati’ migliaia di studenti e studentesse); crediamo, inoltre, che il materiale digitale messo a disposizione online sia troppo poco (qualche centinaio di migliaia di testi su un patrimonio complessivo di più di quattro milioni di testi). Di quei testi che effettivamente sono indicati dai professori, spesso c’è una sola copia disponibile che è evidentemente insufficiente a coprire le esigenze di tutti e tutte… non pretendiamo di mettere a rischio la nostra vita e quella degli altri all’interno di biblioteche piccole, con tanti posti attaccati e senza misure di areazione, ma un diritto allo studio lo pretendiamo. Se il prorettore parla di discriminazione, non può riferirsi soltanto al prestito bibliotecario; ad esempio ci sono affitti e nuovi studentati alla portata di pochissimi, ma soprattutto, come studenti e studentesse, invitiamo il prorettore a rendersi conto di cosa sta causando la didattica online: le case degli studenti sono vecchie, con stanze non troppo grandi dove spesso si dorme in due, case senza spazi comuni dove è difficile trovare la propria privacy per dare un esame in tranquillità, una connessione internet non sempre buona, con più persone allacciate alla stessa rete Wi-Fi; c’è chi non ha un computer privato o magari ha un computer rotto o vecchio senza webcam o microfono; c’è chi ha un bambino o una bambina piccola, come si fa a sostenere un esame in questo caso, considerando la poca flessibilità che si sta dando dietro questi esami online? Allora, dopo queste ulteriori considerazioni del prorettore, ci chiediamo: quali interessi ci sono dietro queste decisioni? Lei prorettore, davvero non vuole che nessuno venga discriminato o discriminata? Perché sembra che la situazione che stanno vivendo studenti e studentesse non le sia chiara. Da parte nostra, da parte della comunità studentesca, da parte dei diretti interessati quindi, alcuni punti su cui andare ad incidere per un miglioramento reale di questo presente sono: la riapertura immediata del prestito bibliotecario, un semestre aggiuntivo gratuito, il blocco della terza rata di tasse universitarie, un piano di edilizia studentesca garantita. Vogliamo quindi che non solo il Prorettore Degli Esposti si esprima al più presto in merito a questi”.

Parlando di iniziative che si terranno nei prossimi per rivendicare misure immediate a sostegno di chi sta soffrendo gli effetti economici dell’emergenza, Asia-UsbNoi RestiamoUsb Federazione del sociale hanno convocato per domani mattina alle ore 11 un presidio in piazza Roosevelt, sede della Prefettura: “5 maggio, rompiamo il silenzio delle istituzioni! Non siamo tutti sulla stessa barca: casa, reddito, diritti subito! Oltre due mesi di quarantena e ancora nessuna soluzione concreta da parte del Governo Conte ai settori della popolazione che hanno avuto pesanti danni economici durante quest’emergenza: tanti lavoratori attendono ancora la Cassa integrazione; diversi stagionali, Co.Co.Co, braccianti, lavoratori dello spettacolo e Partite Iva non hanno potuto accedere nemmeno al bonus di € 600,00. Moltissimi altri, lavoratori atipici, in nero, disoccupati, studenti, non hanno potuto beneficiare di nessuno strumento di sostegno economico e i buoni spesa erogati ai Comuni sono tutt’altro che sufficienti, anzi spesso i bandi risultano escludenti verso categorie in difficoltà. L’emergenza sanitaria e la crisi profonda non può essere affrontata con normali misure ma implica una presa d’atto politica che proprio le abituali politiche di privatizzazione erano il problema. Occorre ripristinare strumenti di pianificazione economica che mettano i bisogni della collettività davanti a quelli delle imprese, i diritti davanti a profitto e rendite. La nostra fase 2 respinge le vostre bugie e promesse vuote. Non eravamo, non siamo e non saremo tutti sulla stessa barca: vogliamo casa, reddito e sanità pubblica per tutti!”. Le tre sigle spiegano inoltre: “Riteniamo fondamentale per tutti il rispetto delle distanze e l’utilizzo dei DPI necessari e garantiremo il rispetto di queste norme sanitarie per tutta la durata del presidio”.

Circola invece in rete un appello di lavoratrici e lavoratori della formazione professionale, rilanciato anche da Sgb, che sarà in presidio venerdì 8 sotto la Regione. Recita l’appello, pensato per essere inviato a viale Aldo Moro nella modalità del mail bombing: “Il governo italiano ha deciso che l’anno scolastico durerà meno, verranno ridotti i giorni di attività per permettere di completare questo anno scolastico e ripartire a settembre con quello successivo. Ma cosa succederà agli studenti della Iefp, l’Istruzione e Formazione Professionale? Gli studenti Iefp degli istituti professionali, cioè quelli dipendenti dal ministero dell’Istruzione termineranno a giugno il loro anno scolastico, probabilmente verranno loro abbonati alcuni debiti o nelle situazioni più gravi si potrà recuperare a settembre. E per gli studenti Iefp che frequentano i centri di Formazione Professionale? A differenza della scuola, che concluderà l’anno con meno ore e giornate rispetto al calendario previsto, la Formazione Professionale – che non dipende dal Ministero dell’Istruzione bensì dalla Regione che la finanzia con il Fondo Sociale Europeo – deve concludere le 1000 ore annuali originariamente previste. Pertanto l’Assessorato Regionale ha già prolungato il calendario sino al 31 agosto e per settimana prossima si attende che la giunta regionale stabilisca come recuperare on-line ogni singola ora delle 1000 previste…arrivando a luglio oppure forse sino a metà novembre. Io dissento. Esprimo il mio dissenso per la di sperità di trattamento che la Regione ha intenzione di riservare agli studenti ed ai lavoratori degli enti di formazione professionale. Gli allievi della formazione professionale sono già soggetti che hanno alle spalle precedenti insuccessi scolastici o abbandono e spesso vivono in situazioni di fragilità economica e sociale. E’ un problema di giustizia e di prevenzione sociale, si rischia di generare abbandono e dispersione con questa misura, che sovraccarica economicamente e psicologicamente allievi e famiglie. Il rischio è che imploda un sistema regionale di eccellente qualità, con la conseguente di spesione anche di risorse umane, lavoratori dipendenti e precari, che lo supportano. Per questo chiedo che sia trovata una soluzione che consenta a Regione, Unione Europea, Enti di formazione di concludere un accordo che non penalizzi in nessun modo formatori, studenti e famiglie che gravitano nel sistema Iefp, senza tagli ai fondi stanziati- che metterebbero agli ai fondi stanziati- che metterebbero in crisi gli enti e di conseguenza i lavoratori”.

Il presidio di venerdì 8 in Viale Aldo Moro è convocato anche da Adl Cobas, che in un comunicato diffuso su Facebook invita ad “aprire una fase 2 delle lotte” e spiega: “È chiaro ormai che la gestione dell’emergenza e soprattutto della lunga e travagliata transizione verso l’uscita dalla fase più acuta dell’epidemia presenta un prezzo altissimo a chi negli anni ha già visto progressivamente negate garanzie di reddito, salute, welfare. Altro che ripresa: la fase-2 è un presente dove si acuiranno disuguaglianze, sfruttamento, precarietà e povertà strutturali, assenza di tutele e di diritti sociali. L’Emilia-Romagna non fa eccezione. Attraverso concertazione e compatibilità con gli interessi del profitto, si è privilegiato il primato della produzione ad ogni costo sulla tutela della salute, puntando sulla rapida riapertura di quei settori dell’economia e del lavoro che hanno maggiori tutele, a scapito dei soggetti sociali, del lavoro e del precariato più fragili e vulnerabili. Senza dire che la rincorsa alla riapertura avviene senza reali garanzie per il diritto alla salute pubblica e nei luoghi di lavoro. Nessuna reale inversione di tendenza nella gestione della Sanità e del TPL, fondamentali per non ricadere in nuove ondate di contagio; poco o nulla per rispondere ai bisogni sociali più impellenti sul terreno del diritto all’abitare e di un sistema di welfare regionale realmente universalistico e inclusivo; enormi incertezze per la tenuta occupazionale e la continuità di reddito per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, rimasti senza lavoro e senza salario, con una moltiplicazione di specifici ammortizzatori sociali e sostegni al redditto bloccati dalla crisi di liquidità aziendale, dalla burocrazia previdenziale e da meccanismi inadeguati di anticipazione bancaria, se non persino esclusi da qualsiasi misura. Davanti a questo devastante scenario economico e sociale, in assenza di una reale volontà di affrontare nel merito le istanze sociali di chi già sta pagando i costi di questa crisi catastrofica, pensiamo che con la ripartenza ufficiale della gran parte delle attività produttive è necessario che riprendano apertamente e in forma pubblica e organizzata le lotte nei luoghi di lavoro e nelle piazze. Lanciamo dunque un appello a tutte le realtà sindacali e sociali a dare una prima risposta collettiva a questa gestione economica e politica, scendendo in piazza il prossimo venerdì 8 maggio alle ore 11,30 con un presidio presso la Regione Emilia-Romagna, da attuare in forma consapevole a tutela della salute di tutte/i e nel rispetto delle disposizioni di sicurezza anti-contagio. Per rivendicare innanzitutto riforma radicale e strutturale del sistema di welfare e della sanità pubblica;  diritto alla salute pubblica e nei luoghi di lavoro;  difesa del lavoro precario e in genere, del salario e del reddito per tutti; aumento delle risorse finanziarie per la spesa sociale, attraverso patrimoniale, fiscalità fortemente progressiva e taglio alle spese militari, e riconversione in senso ecologico del modello produttivo. Perché tutto andrà bene solo se già lotteremo per difendere e rivendicare reddito e diritti oltre l’emergenza!”.

Intanto, continuerà fino al 31 maggio l’accoglienza straordinaria per le persone senza fissa dimora nelle strutture del Comune. Una proroga di un altro mese del Piano freddo dunque, come già era avvenuto il 31 marzo per tutto il mese di aprile. Chi vorrà potrà quindi rimanere all’interno delle strutture 24 ore al giorno. Ad oggi, le persone accolte sono 220. Fino al 31 maggio resteranno allestite anche le quattro tensostrutture attrezzate con tende e tavoli davanti agli edifici di via Pallavicini, via del Lazzaretto, Villa Serena e centro Beltrame. Anche quattro parrocchie proseguiranno l’apertura straordinaria fino al 31 maggio.  Anche l’unità di strada per le tossicodipendenze prosegue l’attività in modalità mobile dalle 10 alle 16.30 nelle giornate di lunedì, mercoledì e giovedì e dalle 16 alle 19 il martedì e il venerdì.

Questo, infine, il bilancio aggiornato dell’epidemia: nelle ultime 24 ore rilevate altre cinque persone sono morte dopo aver contratto il coronavirus nel territorio metropolitano, dove si sono registrati altri 40 casi di positività. In totale sono 4204, di cui 386 nel circondario imolese.

In Emilia-Romagna complessivamente si contano 26.175 casi di positività, 159 in più rispetto a ieri:, a fronte di 200.427 test (+3.352). I casi attivi sono 8984 (-61), 199 dei quali ricoverati in terapia intensiva (+2). I decessi sono 3666, 24 in più di ieri. I casi nelle altre province: 4251 a Piacenza (37 in più), 3227 a Parma (23 in più), 4778 a Reggio Emilia (13 in più), 3747 a Modena (10 in più), 4204 a Bologna (40 in più), 386 le positività registrate a Imola (come ieri), 938 a Ferrara (4 in più), 986 a Ravenna (nessun nuovo caso), 910 a Forlì (6 in più), 712 a Cesena (17 in più), 2.036 a Rimini (9 in più).