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Covid-19, all’Interporto “lavoratori spaventati”

Oggi dovrebbero iniziare i test sugli 800 lavoratori, ma “si continua a lavorare normalmente, come prima, con le stesse persone”, spiegano i Si Cobas. Facchini in presidio sotto il Comune, l’amministrazione non li riceve.

02 Luglio 2020 - 18:15

È iniziato il secondo round di tamponi ai lavoratori di Bartolini alle Roveri: “Nessuno si prende la responsabilità di tutelare la salute tranne noi che abbiamo denunciato la situazione a tutte le istituzioni e chiesto la chiusura. E’ questo il problema e quindi chiediamo al Comune che si prenda questa responsabilità. Sarebbe grave se non lo facesse, non si sa altrimenti a cosa serve questa Giunta e questo sindaco. Diventa un problema”. Lo hanno detto i Si Cobas, che oggi in presidio sotto al Comune hanno reclamato invano di essere ricevuti: “Aspettiamo un incontro urgente, l’epidemia si sta allargando. Tutti aprono, è come se non fosse successo nulla. Ma il problema c’è ancora, si tutela il profitto invece della salute”. Tra le richieste dei lavoratori, ingressi separati, la divisione dei lavoratori su due turni e pause ogni due ore, perché con la mascherina è difficile lavorare”.

Sono quasi tutte riconducibili ai focolai, intanto, le 13 nuove diagnosi di Covid-19 registrate oggi a Bologna, su 27 in regione (28.535 dall’inizio dell’epidemia, 1003 attuali, 9 in terapia intensiva, un unico decesso nel reggiano).

Ora a preoccupare, però, è soprattutto l’Interporto, dove paraltro due lavoratori di Bartolini nelle settimane scorse hanno lavorato alcuni giorni al magazzino alle Roveri e i 70 lavoratori sono in stato di agitazione hanno chiesto all’azienda di fare i tamponi ai due lavoratori. “Se sono positivi tocca fare le analisi a tutto il magazzino. I lavoratori sono spaventati, ma si continua a lavorare normalmente, come prima, con le stesse persone”.

Secondo quanto riferisce il sindacato, oggi dovrebbero iniziare i test sui lavoratori del polo logistico (sono circa 800 in tutto), e sarebbero già stati trovati due casi tra gli addetti della Sda. Un corriere di Tnt, invece, spiega: “Anche noi dovremo fare i test, vista la situazione. Sono stati fatti per i facchini, ora tocca ai driver. Per il momento sembra sia tutto negativo, quindi incrociamo le dita. Siamo 80 persone, speriamo in bene. Non ci siamo mai fermati dal lockdown e siamo sempre stati in prima linea, ora siamo stanchi e timorosi. Per fortuna abbiamo raggiunto un accordo con l’azienda, per cui non entriamo in magazzino e non facciamo firmare ai clienti”. Così invece un driver di Dhl: “Nel nostro magazzino ci sono ancora molte lacune e abbiamo chiesto all’azienda di fare il test. Quando usciamo i clienti ci vedono come reietti, la gente ha paura. Ma anche noi abbiamo paura, per noi e per le nostre famiglie. Siamo in giro tutti i giorni, vediamo centinaia di persone e siamo portatori non solo di pacchi in questo momento. Un test sarebbe almeno il primo passo, finché non si fa è impossibile parlare di contagi”.

Ieri intanto l’azienda Ctl aveva smentito “categoricamente” che ci siano “soci lavoratori e dipendenti contagiati dal Covid-19”, poiché “dall’1 ottobre 2019 Ctl non gestisce più alcuna piattaforma logistica nella provincia di Bologna, pertanto le dichiarazioni” su casi di positività nell’azienda “sono completamente destituite di fondamento”.