Acabnews Bologna

Cie, il Comune batte un colpo

L’assessore all’Economia parla di “scelta terribile”. Intanto prende parola anche il Coordinamento migranti: “La riapertura dei Cie è una misura che intensifica le condizioni per lo sfruttamento”. E Fn minaccia di scendere in piazza.

03 Gennaio 2017 - 18:46

Corteo contro il Cie, 2014 (foto Flavia Sistilli)C’è voluta una settimana ma finalmente dalla giunta è arrivata una presa di posizione sulla possibile riapertura di un Centro di identificazione ed espulsione in città anticipata a mezzo stampa dal titolare degli Interni, Marco Minniti.

L’assessore all’Economia Matteo Lepore (che, giova ricordarlo, è dello stesso partito di Minniti), ha parlato su Facebook di “una scelta sbagliata”, aggiungendo che “è terribile anche solo averla ripensata”. Sotto, i like di quattro consiglieri comunali del Pd.

Intanto all’elenco delle realtà autorganizzate cittadine che si stanno esprimendo in questi giorni contro il piano del Viminale si è aggiunto oggi il Coordinamento migranti, in un comunicato rilanciato anche dal collettivo ∫connessioni precarie. “Si mettono in mostra i muscoli per convincere i cittadini, a cui il mix di crisi e politiche neoliberali ha sottratto salario e strappato via diritti e welfare, che lo Stato si preoccupa della loro sicurezza – si legge – i migranti sono l’oggetto di uno scambio talmente ignobile da non poter essere nominato: cacciamo loro perché non possiamo e non vogliamo scacciare le vostre paure quotidiane”.

Prosegue il testo: “Non si tratta però soltanto di pura retorica autoritaria. Dopo aver respinto le domande di asilo di decine di migliaia di migranti bisognerà pure trovare un posto dove metterli, che non siano i parchi e i ponti dove già vivono. Cie ed espulsioni rientrano allora nella logica del razzismo istituzionale. Sono il tassello mancante, e tutto sommato più a buon mercato, della politica dei dinieghi e dell’emergenza con cui fino ad ora è stato governato l’afflusso dei migranti rifugiati. Contro questa politica, nelle ultime settimane, a Bologna, Milano e Roma i migranti hanno rotto il silenzio civile e civico su come viene gestita la presenza dei richiedenti asilo, denunciando come il razzismo istituzionale di Questure e Prefetture produca una situazione di attesa in cui i migranti sono costretti a lavorare in condizioni di assoluta precarietà. Un minimo di realismo permette di capire che la svolta securitaria non può essere e nemmeno vuole essere la soluzione finale alla clandestinità. Essa appare piuttosto come un tentativo di diminuire il numero di migranti sulla soglia dell’irregolarità e inviare un messaggio prima che la bolla dei dinieghi esploda. La cifra di 10000 espulsioni annue è infatti irrisoria: solo nel 2015 le commissioni territoriali hanno ‘prodotto’ 41mila clandestini, per non parlare di chi perde il permesso di soggiorno perché manca lavoro o per reddito insufficiente, o delle crescenti difficoltà di ottenere i documenti dalle Questure, che ormai ritirano le carte di soggiorno perfino ai minori. Il messaggio è per i migranti, ma anche per chi migrante non è: l’unico scopo possibile è quello di perpetrare una segmentazione del mercato del lavoro funzionale a tenere i salari sotto controllo. La riapertura dei Cie è allora una misura di prevenzione che conserva e anzi intensifica le condizioni per lo sfruttamento, tanto più che il lavoro nero potrà continuare a contare su un discreto bacino d’utenza. La vita nei nuovi Cie sarà poi come quella molti migranti hanno già hanno già conosciuto nei vecchi Cie. Sarà un’esistenza ingiusta, misera e indifferente come quella che sperimentano oggi nei centri di accoglienza. Per questo e non per altro la storia dei Cie e dei centri d’accoglienza è costellata di rivolte, da ultima quella che ha coinvolto il centro di Cona”.

“Contro l’ignobile scambio che ci viene proposto dobbiamo dimostrare che la libertà e la sicurezza sono possibili solo se riusciamo a rompere l’isolamento che i restringimenti alla libera mobilità e l’attacco ai salari e al welfare stanno imponendo su tutti: migranti, precarie ed operai”, scrive in conclusione il Coordinamento.

Chi esulta per i piani del Governo di centrosinistra, invece, è la destra cittadina. L’ipotesi di un ritorno del Cie, infatti, in questi giorni ha subito eccitato sia Fi che Forza nuova, che ha anche dichiarato di voler scendere “molto presto” in piazza per sostenere la riapertura.