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Chi nei dormitori-polveriera non ci vuole andare

Tra centri d’accoglienza, piano freddo, servizio di asilio notturno, le politiche sociali del Comune generano tensioni e disagio. In molti finiscono per preferire la strada. Intanto, manca una settimana alla chiusura dei centri del piano profughi.

22 Febbraio 2013 - 15:07

“Il dato strutturale del Piano Freddo è che non tutti riescono ad avere un accesso immediato ai posti letto”, fa sapere Piazza Grande. Ogni notte il Servizio di strada incontra in media 70 senza tetto, dei quali una decina chiedono l’accesso alle strutture comunali: “Dobbiamo dirgli di aspettare perché i dormitori sono sempre pieni”. L’attesa, definita “fisiologica”, è in media “di poco meno di due settimane”. Dopodiché, potranno restare fino al 31 marzo. Da aprile, riprenderanno i consueti turni: posto letto al coperto per 15 giorni negli asili notturni  (residenza Irnerio, dormitorio Beltrame, centro Zaccarelli). Poi di nuovo in strada per tre settimane.

Ci sono molti che rifiutano di entrare nel circuito, preferiscono arrangiarsi, restare in strada. La spiegazione è tristemente banale. Le ultime amministrazioni che si sono succedute a Palazzo D’Accursio hanno inteso risolvere la marginalità sociale utilizzando le stesse strutture per smaltire le graduatorie rivolte a chi resta senza casa per disoccupazione e impoverimento, per la funzione di asilo notturno, per le emergenze causate da picchi nei flussi migratori. Stipando a volte anche 20 persone in una stanza. E così si sono create delle polveriere sociali, luoghi in cui la convivenza tra chi proviene da storie tanto diverse, e tutte difficili, non può che generare tensione e disagio.

“Se non avessi problemi di salute starei in strada pure io”, spiega un senza dimora, che passa da anni da un dormitorio comunale all’anno, in condizioni quindi anche migliori di chi si rivolge al piano freddo o ai posti letto a turnazione.”Ho visto conoscenti che non hanno resistito – continua – e che se ne sono andati preferendo tornare in strada. Stasera tutti assieme è difficile, a volte impossibile. Molti si lasciano andare, tutti i problemi si concentrano qui e non è che si possa scegliere i compagni di stanza”.

Intanto l’ennesima nevicata diventa un’ennesima emergenza, il Comune dice di aver predisposto venti posti in più, fino a domenica. Nelle stesse strutture, si capisce. E’ ancora inverno, almeno dodici famiglie sono state appena cacciate da una baraccopoli a Casteldebole, e tra una settimana dovrebbe finire il piano nazionale per i profughi del Nordafrica, con la chiusura di Villa Aldini e del Centro San Felice ai Prati di Caprara, espellendo per strada duecento persone. Ancora nessuno ha saputo dire che fine faranno.