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Case popolari e sgomberi: continua l’ossessione del Comune

Gieri: “Velocizzeremo interventi”. Intanto solo sette alloggi per l’emergenza abitativa. Pugno chiuso dopo il cedimento al Savena: “Patrimonio fatiscente”. Accoglienza degna lancia “Cerco/Offro casa antirazzista”. Garibaldi 2, presidio finito “ma la lotta deve continuare”.

22 Ottobre 2016 - 17:43

Sede Acer - © Michele LapiniContinua, anzi se possibile peggiora, l’ossessione del Comune di Bologna per gli sgomberi delle case Acer occupate: ieri l’assessore Virginia Gieri ha promesso un nuovo giro di vite, stavolta dando sponda alle sollecitazioni di Fi dopo il flirt già avviato con la Lega nord sulla presenza degli stranieri negli alloggi popolari. I numeri ufficiali, forniti dalla stessa Gieri, sono questi: su 12.000 apparatemeni Acer presenti sul territorio, sono 29 quelli in situazione di irregolarità (non sono tutte vere e proprie occupazioni). Le cifre non sembrano tali da dover generare chissà quale allarme, ma l’assessore ha una vocazione ben precisa: “Anche una sola occupazione abusiva, che non rispetta i canoni della graduatoria, è per noi un insuccesso, quindi assolutamente i numeri non ci rendono felici”. Ecco perchè Gieri promette che si troverà il modo di semplificare gli sgomberi, così da “procedere più velocemente anche con l’intervento delle forze di polizia insieme ai tecnici Acer”.

Magari la stessa velocità fosse messa in campo per attuare le tante promesse fatte in materia di politiche per la casa. E’ di ieri la notizia che la Giunta ha finalmente deliberato l’assegnazione temporanea dei primi alloggi Acer che saranno destinati a famiglie con minori e a nuclei con adulti fragili che si trovano in situazione di emergenza abitativa. Di quanti appartamenti si tratta? Appena sette. Si tratta di immobili che “verranno concessi in locazione a canone calmierato con un ribasso del 15% da Acer al Comune che li concederà ai nuclei per un periodo massimo di 24 mesi”, ha fatto sapere l’amministrazione.

Sempre il Comune ha poi reso noto che serviranno quattro mesi per progettare e fare i lavori necessari a ripristinare la piena agibilità della palazzina Acer interessata qualche giorno fa da un cedimento strutturale, nel quartiere Savena. “Il patrimonio Acer è mediamente di buona qualità – afferma Gieri– ma è ammalorato e serve una manutenzione continua, i tecnici fanno verifiche costanti ma a volte si possono verificare anche cedimenti improvvisi”. Di tutt’altro avviso l’associazione sindacale Pugno chiuso, che commenta così la vicenda: ecco “la meraviglia dell’edilizia pubblica bolognese, che letteralmente cade a pezzi, in tutti i quartieri popolari. E Acer e Comune pretendono affitti ed utenze da paura ed addirittura di sfrattare famiglie di proletari dalle case popolari del tutto fatiscenti”.

Accoglienza degna, intanto, ha deciso di lanciare una nuova iniziativa pubblica prendendo spunto dalla storia di Masen, che pur avendo una propria attività commerciale ed un reddito non riesce a trovare qualcuno in città disposto ad affittargli una casa. Eccola: “Accoglienza Degna ha accolto Masen dallo scorso aprile. Era rimasto per strada perché il tempo di accoglienza nel Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) era scaduto, anche se lui non aveva nessuna sistemazione alternativa. Al Dormitorio Sociale autogestito di Accoglienza degna a Làbas Masen non ha solamente trovato una stanza, ma una comunità di persone, italiane e mingranti, che lo ha sostenuto nei suoi progetti. Il gruppo Mediazione e Diritti di Accoglienza degna lo ha seguito nelle pratiche per aprire il negozio e per accedere ai servizi territoriali, successivamente lo ha accompagnato nella ricerca di una abitazione. Ma il successo dell’attività commerciale e la presenza di un reddito non hanno sconfitto i pregiudizi razzisti alimentati dalla politica e dai media: nessuno vuole affittare la casa agli stranieri, nemmeno a quelli che alcuni catalogano nella categoria dei ‘buoni stranieri’, quelli che lavorano e rispettano le regole! Ma sarebbe troppo facile liquidare le responsabilità scaricandole sui proprietari di case e sul razzismo strisciante ma pervasivo della nostra società. Il nodo da affrontare insieme è quello di un modello di accoglienza che fallisce appena si conclude il progetto, che investe risorse senza monitorare i risultati nel lungo periodo. Per questo dobbiamo ripensare insieme nuove forme di accoglienza, oltre le buone pratiche dello Sprar, per accompagnare i rifugiati dopo l’uscita dai centri, per costruire insieme a loro le fondamenta di una nuova vita che non crollino davanti al primo comportamento razzista o alle dinamiche dello sfruttamento lavorativo e della guerra tra poveri. Ma non è solo una necessità per i rifugiati. Occorre rivoluzionare anche le politiche abitative, sostenendo per tutti il diritto all’abitare, perché la casa è un diritto e non un lusso per i più fortunati! Per questi motivi, abbiamo deciso di lanciare il gruppo Facebook ‘Cerco/Offro casa Antirazzista Bologna’ che vuole essere da un lato uno strumento utile e funzionale alla ricerca di un alloggio per tutt*, dall’altro un motivo di riflessione e sensibilizzazione della città di Bologna su questo tema. Lavorando con i migranti ci siamo scontrati con la diffidenza e i pregiudizi di tant* proprietar* e inquilin* che si rifiutano di affittare stanze e appartamenti ai migranti, agli stranieri. Per un’Europa diversa da quella dei muri e delle frontiere, per contrastare anche nella nostra città la paura e il pregiudizio ignorante fomentati dalle destre xenofobe, invitiamo tutt* ad utilizzare questo spazio per pubblicare i propri annunci antirazzisti”.

Per finire, nei giorni scorsi è stato sciolto il presidio che per ben 50 giorni gli abitanti sgomberati dal Garibaldi 2 hanno mantenuto davanti al Comune di Calderara. “Il freddo, la fatica, la difficoltà di conciliare la presenza in piazza con lavori pesantissimi, le continue provocazioni di vigili e carabinieri ci hanno costretto a farlo, ma le ragioni di questa lunga e durissima lotta non son venute meno”, scrive l’Sgb: “Durante questi 50 giorni,però, abbiamo dato adeguata risposta a chi credeva di aver a che fare con un pugno di migranti divisi e non organizzati. Abbiamo creato le condizioni per andare avanti! Bisogna continuare a lottare!”.