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Case di riposo, familiari e operatori: “Intervenga Garante persone private della libertà personale”

“Verificare la coerenza fra la situazione esistente e le normative sanitarie, sociali e quelle previste negli accreditamenti”, scrive il comitato regionale Libro verde: “Con la pandemia si è assistito ad un costante, generale peggioramento delle condizioni, già molto precarie, dell’accoglienza degli ospiti ma alle nostre principali richieste non è stata ancora data concreta risposta”.

05 Febbraio 2021 - 14:44

Il comitato Libro verde, libera associazione di familiari e operatori delle Cra e Rsa, nonché delle strutture per disabili e malati psichici della regione Emilia-Romagna che si occupa dei diritti degli ospiti e degli operatori di queste strutture, ha scritto al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale perchè venga “verificata la coerenza fra la situazione esistente e le normative sanitarie, sociali e quelle previste negli accreditamenti”. Questo il testo della lettera: “Con la pandemia in atto, si è assistito ad un costante, generale peggioramento delle condizioni, già molto precarie, dell’accoglienza degli ospiti in tante case di riposo per anziani, strutture per disabili e malati psichici della regione. Un peggioramento che ha riguardato anche le condizioni di lavoro di tanti operatori. La situazione di vita e di lavoro nelle strutture, ancor più in questa seconda ondata, è divenuta frequentemente drammatica. Basti considerare come, a tutt’oggi, i dati ufficiali regionali mostrino che, sul totale dei decessi per Covid-19, uno su quattro è avvenuto proprio nelle strutture per anziani, uno su tre in alcune province, come Modena. Di fronte a questo dramma in cui, nonostante l’impegno degli operatori, in tanti casi le strutture sono apparse impotenti, abbiamo avanzato una serie di proposte operative di cambiamento e potenziamento di servizi e presidi che, invece, proprio in questa contingenza, si sono progressivamente indeboliti. Abbiamo inoltre rivolto innumerevoli sollecitazioni ai responsabili delle istituzioni locali che dovrebbero vigilare sulle strutture ed, infine, abbiamo intrapreso anche una serie di incontri con l’assessorato alle Politiche per la salute regionale. Da questi incontri sono scaturite assicurazioni dai responsabili regionali su alcuni aspetti emergenziali che però non hanno ancora trovato compiuta attuazione e determinato il necessario cambiamento dei servizi”.

Continua la lettera: “Siamo inoltre consapevoli che esiste non solo una diffusissima inadeguatezza delle strutture fisiche di accoglienza, difficilmente adattabili alle esigenze di una dignitosa convivenza se non con rilevanti investimenti, ma anche come sia ormai necessario un radicale ripensamento delle stesse scelte compiute in questi anni nei criteri di gestione, di accoglienza e di controllo. Pur con questa consapevolezza abbiamo avanzato proposte immediatamente attuabili, che riguardano il potenziamento della presenza degli operatori socio sanitari e, soprattutto, di un presidio sanitario in ogni struttura, oggi ben poco presente. Così come abbiamo richiesto, con forza, di ripristinare al più presto condizioni che permettano l’umanizzazione dell’accoglienza che, prima di tutto, deve garantire agli ospiti la possibilità del conforto dei propri cari, precluso fin dal febbraio dello scorso anno. Tale presenza va regolata secondo procedure di sicurezza ma non può assolutamente essere tralasciata, rappresentando una fondamentale necessità per la salute affettiva e relazionale dell’anziano. Esiste poi l’inderogabile necessità di controllare che le strutture di accoglienza si adeguino realmente alle condizioni previste dalle normative sull’accreditamento poiché, spesso, le pur previste verifiche sono svolte in modo troppo approssimativo. Centrale infine la necessità di stabilizzazione del personale, condizione indispensabile per la sua qualificazione professionale, oggi oltremodo carente vista la continua rotazione del personale. Queste le nostre principali richieste che, seppure siano attuabili in tempi ristretti, non hanno ancora avuto concreta risposta. Per tutti questi motivi chiediamo un vostro intervento, che speriamo vogliate accogliere. Vorremmo quantomeno la garanzia che fosse verificata la coerenza fra la situazione esistente e le normative sanitarie, sociali e quelle previste negli accreditamenti. Siamo certi che la vostra azione potrà migliorare le condizioni vita delle migliaia di ospiti in situazioni di costrizione rendendole più umane e dignitose”.