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Caltanissetta / Smantellato il presidio No Muos, 67 nuovi indagati

Sale a 196 il numero degli indiziati dalle procure di Caltagirone e Gela per aver partecipato ad azioni dimostrative contro la base. “Neanche per un processo di mafia a Niscemi si è mai vista questa cosa”.

08 Settembre 2016 - 19:12

No Muos @Nomuos.infoSale a 196 il numero dei No Muos indagati in Sicilia. Dopo le prime 129 notifiche rese note la scorsa settimana, altre 67 persone risultano nei fascicoli della magistratura per aver partecipato ad azioni dimostrative contro le antenne militari americane. Ad essersi attivata questa volta oltre alla procura di Gela c’è anche quella di Caltagirone. Fortissima la preoccupazione degli attivisti: “Neanche per un processo di mafia a Niscemi si è mai vista questa cosa”.

La notizia che arriva nelle ultime ore si aggiunge a quanto accaduto pochi giorni fa a Niscemi dove il presidio di contrada Ulmo è stato smantellato  per volere del comune. A denunciare quanto accaduto sono stati gli attivisti niscemesi con questo comunicato: “A pochi giorni dalle continue notifiche di chiusura delle indagini da parte della procura di Gela verso gli attivisti No Muos, un episodio increscioso sopraggiunge a rincarare la dose delle avversità contro il movimento. Tra il 5 e il 6 settembre il presidio permanente di c.da Ulmo è stato depredato da parte del comune di Niscemi di quattro dei gazebo precedentemente concessi. Ieri mattina la triste scoperta da parte di alcuni attivisti che dopo aver rilevato il caos e la mancanza dei gazebo installati per lo svolgimento delle attività nel posto, avevano immediatamente considerato la possibilità che si trattasse di un fatto intimidatorio, soprattutto alla luce delle condizioni in cui il presidio è stato trovato. Sul presidio, invece, sono stati gli operai del comune ad aver distrutto parte dei mobili donati nel corso degli anni al movimento, lasciando il presidio in una condizione di degrado senza precedenti: smantellando i gazebo e noncuranti del lavoro e dello sforzo degli attivisti volto alla costruzione di una cucina e di un luogo che potesse riparare dal freddo e ospitare le varie assemblee”.

Secondo quanto denunciato dagli attivisti dunque, per l’amministrazione non era sufficiente chiudere il presidio ma è stato necessario anche distruggere quanto si trovava dentro l’area: “Quel che è peggio, il tutto è avvenuto in pieno giorno e con la vigilanza della polizia municipale e della digos. Se è vero che si tratta di strutture di proprietà del comune, è altrettanto vero e inammissibile che esse siano state prelevate abusivamente, senza alcun tipo di preavviso. L’ambiguità del comune di Niscemi e del sindaco Ciccio La Rosa ancora una volta viene fuori: da una parte si dichiara dalla parte del movimento No Muos pur non pronunciandosi sulle centinaia di indagati di questi giorni, dall’altra scippa i gazebo al movimento per utilizzarli alla prossima giornata dell’arte”.

Nonostante quanto accaduto la determinazione dei No Muos non viene meno: “Facciano una scelta di campo, gli amministratori locali, e noi ci adegueremo. Abbiamo già contro il governo Usa, il governo italiano, la regione Siciliana – il comune di Niscemi sarebbe solo l’ultimo dei nostri avversari. Altrimenti chiedano scusa e rimettano a posto il presidio, luogo di socialità e di lotta che abbiamo sempre vissuto come tale senza il benché minimo supporto che non fosse quello delle nostre braccia e dei nostri sforzi”.