Attualità

Brasile / Cronaca di un’improvvisa partecipazione

“Copa para quem?”. Centinaia di migliaia in piazza contro il caro-trasporti e i mega-investimenti per il calcio, a fronte della mancanza di fondi per sanità e educazione. Reazioni brutali della polizia a arresti di massa.

21 Giugno 2013 - 10:09

di Marcos Camolezi e Mario Spezzapria da ∫connessioni precarie

Dalla settimana scorsa un’ondata di protesta si sta diffondendo nelle principali capitali del Brasile. A causa del calcio e della coppa del mondo? Sarebbe una spiegazione troppo facile. Le manifestazioni, invece, hanno cause più profonde in seno a una società contraddistinta dalla radicale diseguaglianza economica, dal disinteresse politico e dallo sconforto per le violenze perpetrate della polizia, per il rialzo dell’inflazione e, in particolare, per l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico.

Le manifestazioni sono state organizzate dal MPL (Movimento Passe Livre, «Passaggio libero»), che rivendica nel lungo periodo la diminuzione progressiva delle tariffe del trasporto pubblico e, nell’immediato, la revoca dell’ultimo aumento. Si stanno tenendo in diverse capitali del Brasile, come per esempio a San Paolo, Rio de Janeiro, Curitiba, Florianópolis, Belo Horizonte. La causa dell’indignazione sta nel fatto che le tariffe sono molto elevate in proporzione al salario minimo, che è la fonte di sostegno della maggior parte delle famiglie brasiliane; pur mantenendo in generale la linea direttrice del MPL, le proteste di piazza hanno dato voce a diverse forme d’insoddisfazione.

A San Paolo, le manifestazioni della settimana scorsa sono state caratterizzate da azioni di estrema violenza da parte della polizia militare, che hanno goduto dell’appoggio totale e dell’apprezzamento positivo del governatore dello stato Geraldo Alckmin (PSDB) e del prefetto della città Fernando Haddad (PT). Giovedì 13 giugno, la marcia di protesta partita dal centro della città è stata interrotta dai reparti speciali della polizia militare, provocando una situazione di grande disordine e caos. Più di 240 arresti sono stati registrati, la quasi totalità senza altra giustificazione che il fatto stesso di manifestare. Senza tentare alcun dialogo, i poliziotti hanno usato in maniera sproporzionata spray urticante al peperoncino, gas lacrimogeno e proiettili di plastica. I «bersagli», colpiti da pochi metri di distanza e persino a bruciapelo, sono stati vari; molte delle persone colpite si trovavano in ginocchio e con le mani alzate, e sette giornalisti, chiaramente riconoscibili come tali, sono stati feriti dalle pallottole di plastica, due di loro con tiri sparati direttamente al viso, che li hanno colpiti vicino agli occhi.

L’azione della polizia contro i manifestanti e soprattutto contro i giornalisti ha segnato un punto decisivo nella valutazione da parte della stampa delle rivendicazioni dei manifestanti. Tradizionalmente caratterizzati da un atteggiamento contrario alle proteste e favorevole al governatore dello Stato, i grandi mezzi di comunicazione hanno iniziato a sottolineare l’uso eccessivo della violenza da parte della polizia militare, che impediva il diritto legittimo a manifestare. Tale nuovo atteggiamento, tendente a mettere in risalto il carattere democratico delle manifestazioni, ha fatto in modo che ampi strati della popolazione si sentissero coinvolti nella lotta per la rivendicazione dalla diminuzione della tariffa.

Parte della classe media ha partecipato alla manifestazione, e, allo stesso tempo, sono state poste altre rivendicazioni. Lunedì 17 giugno la protesta ha raggiunto proporzioni enormi, con una partecipazione popolare diversificata, in grado di riunire più di 200 mila persone solo a San Paolo, secondo le stime ufficiali. Senza alcun intervento da parte della polizia, si è caratterizzata come manifestazione pacifica, e ha dimostrato che la popolazione della città, di opinioni molto frammentate, è capace di stringersi attorno ai problemi che ha in comune. La rilevanza storica di questi eventi è data dal fatto che una mobilitazione di tali dimensioni non avveniva da più di vent’anni, quando alla fine del periodo della dittatura militare brasiliana il movimento «Diretas Já» rivendicò elezioni dirette del presidente.

Nello stesso lunedì, si sono tenute proteste ugualmente importanti in altre capitali. A Rio de Janeiro, le manifestazioni politiche per la diminuzione delle tariffe del trasporto pubblico sono state accompagnate da un confronto davanti all’Assemblea Legislativa dello Stato. A Brasilia, un’enorme manifestazione è giunta fino al Palazzo del Planalto, sede del Governo Federale, nel quale è riuscita a entrare pacificamente.

Il mancato intervento della polizia in quest’occasione ha simboleggiato una posizione di rispetto da parte del Governo Federale per il diritto democratico a manifestare. In capitali come Curitiba, Cuiabá, Porto Alegre, Recife, João Pessoa, la riduzione della tariffa è stata annunciata o è già in vigore.

Il Brasile è percorso in questi giorni da manifestazioni in molte città. La rivendicazione della diminuzione delle tariffe dei trasporti pubblici catalizza altre questioni che contribuiscono al sentimento popolare d’insoddisfazione. Gli investimenti miliardari in vista della realizzazione della Coppa delle confederazioni e della Coppa del mondo di calcio non possono non avere un effetto sull’indignazione dei brasiliani che, malgrado in maggior parte non manifestino pubblicamente, riconoscono, ad esempio, il problema della carenza d’investimenti nelle aree della salute e dell’educazione pubblica. Senza dubbio, la FIFA cercherà di fare in modo che tali accadimenti non vadano a danneggiare gli eventi sportivi previsti, esercitando la propria influenza nei mezzi di comunicazione, con i quali ha stretto in contratti esorbitanti. Ma, davanti agli stadi, numerosi gruppi organizzano proteste con slogan come Copa para quem («Coppa per chi?»), così come manifestanti si riversano nelle strade esigendo la riduzione delle tariffe e il miglioramento e l’ampiamento dei servizi prestati, riconoscendo esplicitamente, pertanto, che è necessario stabilire un diverso ordine di priorità negli investimenti pubblici.