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Blitz in Senato accademico, l’Ateneo sanziona ancora

L’Alma Mater sospende per quattro mesi uno degli studenti di Hobo che criticarono l’organo decisionale dell’Università nel 2017 per i provvedimenti presi dopo le contestazioni a Panebianco. Libertà di Studiare: “Patetico tentativo di imprimere paura”.

25 Gennaio 2019 - 12:35

Di nuovo una sospensione per uno studente del collettivo Hobo. Lo ha stabilito il Senato accademico dell’Alma Mater riunito due giorni fa, imponendo la sanzione per la durata di quattro mesi. La motivazione? L’attivista è stato considerato recidivo nella sua condotta dall’organo accademico: si tratta infatti di uno degli studenti per i quali era stato aperto un procedimento disciplinare dopo una contestazione del maggio 2017, indirizzata proprio al Senato d’Ateneo, che in quell’occasione era chiamato a decidere sulla eventuale punizione da comminare agli studenti del collettivo per le contestazioni precedentemente dirette a Angelo Panebianco nella Facoltà di Scienze Politiche. L’attivista, già sospeso in una precedente occasione, è il secondo sanzionato per l’episodio del maggio 2017: nel dicembre scorso, un altro studente del collettivo era stato sospeso. Solo uno il voto contrario in Senato accademico, quello della rappresentante del personale tecnico-amministrativo, del sindacato di base Cub.

Nella giornata di ieri, la pagina Facebook Libertà di studiare – sigla nata come campagna in difesa del diritto degli studenti di poter continuare i propri studi a fronte delle sanzioni disciplinari imposte dall’Università – ha diffuso questo comunicato, successivamente ripubblicato dal collettivo Hobo: “Era l’11 dicembre 2018 quando il consiglio inquisitorio, un tempo chiamato senato accademico, si riunì a corte per decidere le sorti di una delle università più antiche d’Italia, l’Alma Mater Studiorum, ad oggi tramutata in un’azienda atta alla produzione di saperi superficiali e di parte. In tale concilio si discuteva anche delle misure disciplinari di 9 studenti e studentesse accusati di aver commesso un crimine immondo: la contestazione del concilio ristretto presidiato dall’intoccabile Ubertini. La contestazione in questione si svolgeva nel lontano maggio del 2017 ed aveva come oggetto proprio questo utilizzo perverso delle misure disciplinare, regolate nel codice etico e nel regolamento studentesco. Con tempi biblici l’istituzione ha deciso di prendere in causa la questione, avvalendosi della richiesta di archiviazione da parte delle autorità competenti e delle indagini preliminari come prove per incriminare i 9 studenti il che ha portato diversi giuristi a forti crisi esistenziali”.

Continua il comunicato: “Nonostante le evidenti falle nell’applicazione di tale regolamento Ubertini incalza come un panzer fuori controllo e decide di sanzionare con ammonizioni e sospensioni gli studenti , tramite lettere inviate in questi giorni. Nonostante i due anni di ritardo il ‘grande inquisitore’, ‘er magnifico’, ‘il capoccia’ in questa lettera decide, con non poca faccia tosta, di elogiare la ‘tempestività’ dell’azione disciplinare provocando non poca rabbia ai grandi maestri della velocità ed efficienza, trenitalia e posteitaliane. Non contento, sottolinea come la potestà dell’università sia autonoma dalle decisioni delle autorità competenti, come la questura, la prefettura o quei banali tribunali e che quindi a prescindere dalle loro delibere si arroga il diritto di legiferare in merito. In questo modo, oltre ad aver provocato un’ulteriore ondata di suicidi tra giuristi ed avvocati ha anche rovinato il rapporto di fiducia con la questura che con tanta gentilezza gli forniva le indagini preliminari per le sue amate misure e, saltuariamente, un paio di plotoni della celere per manganellare gli studenti un po’ facinorosi. Già così la lettera poteva essere affissa sui portoni dell’Ateneo per dare gioia ai passanti ma ‘er Magnifico’ ci ha voluto donare un’ultima perla di ipocrisia, definendo come ‘deprecabili’ i comportamenti tenuti degli studenti, che detto da lui, risulta quasi un complimento. Ubertini infatti verrà ricordato non più come il più giovane rettore d’Italia, ma come il rettore responsabile di aver aumentato le tasse di 500 euro, di esservi aumentato l’indennità a 60.000 euro, di aver stretto la mano a Salvini nel plesso di ingegneria, di aver permesso l’ingresso dentro l’università al corpo della celere per almeno 4 volte e per ultimo, ma non per importanza, di aver applicato in maniera perversa il codice etico. In conclusione, crediamo che questa pratica debba essere presa per quello che è, cioè un patetico tentativo di imprimere paura negli studenti con risultati a dir poco penosi. Aspettiamo quindi le altre lettere per poter godere nuovamente della loro ironica ipocrisia”.