Le facoltà possono decidere di rimandare di una settimana le lezioni (ma non di più), ma si appella ai ricercatori perché tutto sia regolare dal 5 ottobre.
Il senato accademico ha deliberato ieri che ogni facoltà può decidere di rimandare di (al massimo) una settimana (al 4 o 5 ottobre) l’inizio delle lezioni per svolgere seminari e incontri volti a parlare della «reale situazione dell’Università pubblica» e a spiegare le ragioni della maggioranza dei ricercatori contraria al ddl Gelmini.
Lo stesso documento però si appella alla «disponibilità» e al «senso di appartenenza» dei ricercatori affinché, ottenuto questo contentino, non perseverino col blocco della didattica e tornino buoni buoni a svolgere l’attività di insegnamento non prevista dal loro contratto, mentre a Montecitorio verrà approvato la legge che azzererà le loro prospettive di carriera condannandoli a un futuro di precarietà o a cercare lavoro all’estero. Tutto tace sulla ventilata ipotesi di rimpiazzare i ricercatori con docenti assunti a contratto.