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Alla Dozza ”emergenza igienico-edilizia:
bisognerebbe demolire”

Il circolo Chico Mendes commenta l’ultimo report dell’Ausl sulle condizioni del carcere di Bologna, che innanzitutto resta sovraffollato, definendolo “luogo del grande internamento dei nuovi poveri”.

13 Settembre 2016 - 12:32

carcereConsiderando l’emergenza “igienico-edilizia” in cui versa, il carcere della Dozza di Bologna dovrebbe essere dichiarato “inagibile” e addirittura “demolito”, almeno in parte. Lo sostiene il medico del lavoro Vito Totire, portavoce del circolo Chico Mendes, commentando l’ultimo report semestrale dell’Ausl di Bologna sul carcere. “Permane una condizione anticostituzionale di abuso dei mezzi di correzione- sostiene Totire- di illegalità e di rischio per la salute sia per le persone detenute che per le persone che lavorano nel carcere“. Per quanto riguarda i reclusi, “gli episodi e i comportamenti aggressivi sono influenzati negativamente dal sovraffollamento e dal vissuto di ingiustizia subita”. Il primo problema alla Dozza è sempre il sovraffollamento, seppure in misura minore rispetto al passato: si parla di 721 detenuti su una “capienza ottimale di 483 persone”. La maggioranza sono stranieri: 343 rispetto a 237 italiani tra gli uomini, 24 contro 37 tra le donne. E se tra gli stranieri prevalgono le accuse relative a reati “di più basso profilo giuridico”, contemporaneamente sono 80 i detenuti per mafia: anche per questo, il carcere “pare essere ancora oggi più che strumento di contrasto del crimine organizzato, luogo del grande internamento dei nuovi e attuali poveri”.

Emerge poi una presenza “rilevantissima” di tossicodipendenti: “Politiche corrette, non proibizioniste e non punitive sulle tossicodipendenze- sostiene il medico del lavoro- avrebbero avuto l’effetto di svuotare la Dozza di 228 persone”. Dal punto di vista sanitario sono 33 i detenuti malati di Aids, 48 hanno l’epatite C e 13 l’epatite B. Inoltre, è stato accertato un caso di scabbia e due di sospetta tubercolosi.

Un altro grave problema è la mancanza di un refettorio per i detenuti, rileva Totire: “La carenza igienistica più macroscopica. Deve essere assolutamente garantito, al fine di separare nettamente la zona dei servizi igienici da quella in cui si consumano i pasti. Questo non solo garantirebbe condizioni di maggiore decenza e igiene, ma renderebbe superflua la dotazione di fornelli a gas autoalimentati, storicamente usati per gesti autolesionisti. In sostanza refettori adeguati migliorerebbero le condizioni di sicurezza”. C’è poi la questione del fumo passivo, secondo Totire “una vera emergenza umanitaria”, visto che il 71% dei detenuti fuma e non sono previsti spazi ad hoc. E ancora, le docce al terzo piano sono in condizioni precarie e probabile causa di infiltrazioni d’acqua nella cappella al piano di sotto. Da questo punto di vista, in particolare, Totire lamenta la mancanza di spazi per le altre religioni. L’unico punto positivo e” “l”avvenuta manutenzione delle pareti e delle sbarre al primo piano”. Troppo poco per Totire: “Occore demolire parzialmente il carcere, per garantire una ristrutturazione radicale degli spazi”.

Totire ne ha anche per l”Ausl: “Ci pare una lacuna incomprensibile che questo primo rapporto non faccia alcuna menzione dei due decessi verificatisi nella Dozza nel primo semestre del 2016: nessun accenno alle strategie di prevenzione del suicidio nè alle cause di questi due eventi”. Inoltre, ‘l’equipe dell”azienda sanitaria dovrebbe essere allargata anche a medicina del lavoro, psicologia e psichiatria, perchè “non deve solo fotografare alcuni aspetti di tipo fisico-igienistico”, ma “elaborare un piano di miglioramento complessivo” della situazione alla Dozza. Infine, sostiene Totire, l’Ausl dovrebbe estendere l’analisi e il report “a tutte le strutture in cui le persone sono trattenute coattivamente”, come la Rems e “tutte le strutture psichiatriche in cui si effettuano trattamenti sanitari obbligatori espliciti o ‘sospetti”.