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Alla Dozza c’è una Dozza e mezza

La manutenzione del carcere risulta inoltre insufficiente. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Ausl che in dicembre aveva effettuato operazioni di vigilanza nel penitenziario. Quasi ottocento nelle celle a fronte di una capienza di cinquecento posti.

12 Marzo 2018 - 12:15

Al 14 dicembre 2017 erano 781 i detenuti presenti nella Casa circondariale di Bologna –  a fronte di una capienza di
circa 500 posti – di cui 84 donne, 435 stranieri, 14 semiliberi, 15 ammessi al lavoro esterno. In quella data non erano presenti bambini di età inferiore a tre anni. I dati sono stati resi noti dall’Ausl di Bologna che, in quella data, ha effettuato attività di vigilanza nel carcere cittadino. Nel corso degli ultimi sei mesi non si sono verificate epidemie, ma sono quattro i casi di scabbia registrati, e sembra essere dirimente un intervento di disinfestazione dalle blatte. Sebbene le condizioni igieniche vengano valutate dall’azienda sanitaria come sufficienti, la manutenzione è invece risultata insufficiente.

Il sopralluogo ha interessato la sezione del reparto giudiziario 2C e 2D, l’area nuovi giunti infermeria, le cucine della sezione maschile e femminile. Nella cucina della sezione maschile non sono ancora iniziate le opere di ristrutturazione perchè – queste le parole dell’Ufficio del Garante comunale dei detenuti –  “si sono resi necessari ulteriori interventi per l’impianto idro-sanitario ed elettrico”. Nelle sezioni detentive non sono state installate le protezioni per evitare il contatto diretto delle lampadine di illuminazione collocate nei servizi igienici. Nelle docce comuni non sono iniziati i lavori di ristrutturazione, “la situazione permane precaria, essendo presenti muffe nei soffitti rispetto alle quali viene sollecitata l’attuazione degli interventi manutentivi nei soffitti e nelle pareti nonchè di provvedere all’installazione di aspiratori”. Nessuna proposta di intervento è stata fatta per la cucina della sezione femminile.

Secondo l’Ufficio del Garante comunale dei detenuti “in relazione allo spazio minimo vitale che deve essere garantito a ogni persona detenuta secondo i parametri fissati dalla giurisprudenza della Corte Edu, i numeri di Bologna appaiono sostenibili”. Ogni persona risulta avere a disposizione tre metri quadrati e, per il Garante, “può trascorrere all’esterno delle camere di pernottamento apprezzabili periodi di tempo” e “non risultano sussistere condizioni detentive inumane e degradanti tali da configurare violazioni flagranti dell’articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Parole rassicuranti, che però paiono destinate a rimanere tali. Non si vede infatti come possa essere definito “apprezzabile” il tempo e la fruizione dello spazio in un luogo che dovrebbe ospitare al massimo cinquecento persone e che invece ne ospita quasi ottocento, oltre il 50% in più di quante potrebbe sopportarne.