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Aldrovandi, il giudice rinvia le sentenze

Si decide sulle pene residue all’indulto. Il Tribunale di Sorveglianza si è riservato sulla decisione per due agenti e rinviato di due giorni quella di un terzo. Il quarto sarà sentito solo tra un mese.

22 Gennaio 2013 - 16:50

di Cinzia Gubbini da Globalist

Stamattina si è svolta al tribunale di sorveglianza di Bologna, competente per la città di Ferrara, l’udienza per i quattro poliziotti ferraresi condannati per la morte del giovane Federico Aldrovandi. In tribunale, in attesa della sentenza, il padre del ragazzo, Lino. Il giudice dovrà decidere come gli agenti macchiatisi di omicidio colposo dovranno scontare i sei mesi di pena residua, visto che il resto della condanna (di 3 ani e 6 mesi) è stata “condonata” per l’indulto.

I poliziotti Monica Segatto, Luca Pollastri ed Enzo Pontani sono stati sentiti dal giudice separatamente. L’udienza era a porte chiuse. Luca Pollastri, invece, sarà sentito il 26 febbraio per un errore nella notifica di convocazione. Alla fine il giudice si è riservato sulla decisione per Segatto e Pollastri e rinviato di due giorni quella di Pontani. Motivo: il suo avvocato, Gabriele Bordoni, ha presentato della documentazione medica dicendo che l’uomo non sta bene. E che non stava bene anche quando, subito dopo la sentenza di Cassazione, postò su Facebook insulti molto pesanti contro la mamma di Federico, “già la sua salute non era buona”, ha detto l’avvocato, che ha anche prodotto le scuse dettate qualche giorno dopo – e in seguito alle molte polemiche – all’Ansa.

C’è molta attesa tra la famiglia e gli amici di Federico, e tutte quelle persone che si sono unite nel corso del tempo a questa battaglia di giustizia. Perché se le tre sentenze, fino alla Cassazione, hanno fatto respirare “aria di giustizia” e hanno condannato i poliziotti, difesi fino alla fine da alti poteri – sia in questura che altrove, visto che l’agente Segatto ha avuto come difensore in Appello e Cassazione niente meno che Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi – è altrettanto vero che alla condanna non è seguito neanche un giorno di galera.

“Non sono favorevole alla galera a tutti i costi, né contraria all’indulto – dice la mamma di Federico, Patrizia, che continua a occuparsi di malapolizia attraverso l’associazione fondata in nome di suo figlio – ma ritengo che tutto dipende dal tipo di reato che è stato commesso. In questo caso stiamo parlando di quattro agenti delle forze dell’ordine che hanno ammazzato un ragazzino di diciotto anni disarmato e innocente”.