Acabnews Bologna

Al Cas di via Mattei “molto meno cibo del necessario”

E’ accaduto ieri, a segnalarlo il Coordinamento migranti. Prorogato il piano freddo del Comune fino al 30 aprile. Philip Morris dopo settimana di chiusura annuncia riapertura domenica. Dipendenti comunali e educatrici/ori Sgb contro l’amministrazione che fa licenziamenti e tagli salariali. Il Padrone di merda davanti a sede Confindustria: “Manager e padroni sono tutti a casina”.

27 Marzo 2020 - 19:06

“Mentre la Prefettura e la cooperativa che gestisce il Mattei cercano in tutti i modi di far calare il silenzio sulle condizioni dei migranti ospitati, ecco le immagini che arrivano dal centro. Trascorse ormai settimane da quando i migranti hanno denunciato condizioni di affollamento e di grave rischio sanitario, nulla è cambiato all’interno della struttura”. E’ quanto segnala in piena emergenza coronavirus il Coordinamento migranti sulla sua pagina Facebook, pubblicando diverse fotografie scattate all’interno del Cas. “I migranti e le migranti -prosegue il comunicato- organizzano turni di pulizia e le mascherine vengono prodotte in modo artigianale perché da Comune, Regione e Prefettura non ne sono arrivate. Non si conoscono ancora le condizioni del migrante messo in isolamento in un container, né se stia stato sottoposto al test tampone per verificare l’eventuale positività al virus”. Il coordinamento riporta inoltre le parole di uno degli ospiti del centro, secondo il quale “il problema non è solo interno alla struttura, alcuni di noi continuano ad andare in luoghi di lavoro che sono pericolosi e vanno a pieno ritmo, come l’Interporto di Bologna, lavorano vicino ad altri colleghi e prendono l’autobus. Per chi è stato 6 o 8 mesi senza un lavoro è dura adesso dire di no ad una chiamata. Io però sono contento di non lavorare. La salute è più importante dei soldi e io non voglio uscire”. Aggiunge quindi il coordinamento: “Come se non bastasse, ieri sera al Mattei – ma è successo altre volte – è arrivata una quantità di cibo molto inferiore al necessario. Prima è stato detto loro di uscire dal centro per comprare del cibo, ma anche se il pocket money concesso riuscisse a pagare un pasto in città non sarebbe possibile acquistarlo dal momento che è tutto chiuso: forse chi gestisce il centro è troppo abituato a farsi consegnare cibo a casa per saperlo. Solo dopo una protesta dei migranti gli operatori sono stati costretti a ordinare delle pizze. Non c’è fine alla miseria con cui la Prefettura sta gestendo il Mattei e gli altri centri in cui i migranti vivono in una condizione di affollamento, insicurezza e persino scarso cibo. L’importante è che continuino a lavorare”.

Per quanto riguarda un altro ambito dell’accoglienza, quella di chi non ha dimora fissa, è stato prorogato oggi il termine del piano freddo del Comune di Bologna: la scadenza non sarà più il 31 marzo ma il 30 aprile. Le strutture comunali saranno quindi aperte per ventiquattro ore al giorno, e anche le parrocchie che partecipano al Piano. Inoltre due tensostrutture attrezzate con tende e tavoli sono state montate in via Pallavicini e via del Lazzaretto e altre due verranno alzate, tra oggi e lunedì, a Villa Serena e davanti al dormitorio Beltrame, con l’obiettivo di permettere alle persone di avere un luogo dove rimanere anche durante gli interventi di pulizia delle strutture e in generale durante la giornata. Anche l’Unità di strada per le tossicodipendenze continua a lavorare, in modalità mobile dalle 10 alle 16.30 il lunedì, mercoledì e giovedì, e dalle 16 alle 19 il martedì e venerdì, per intercettare le persone tossicodipendenti che sono in strada, distribuire materiale sanitario e fare medicazioni sul posto.

In riferimento alle deroghe allo stop delle attività produttive non essenziali stabilito dal governo a inizio settimana, si segnala che fra le numerose aziende che hanno chiesto di continuare a produrre c’è anche la Philip Morris di Crespellano, che proprio la scorsa settimana aveva annunciato la stop dello stabilimento. Ieri l’azienda ha comunicato ai sindacato il riavvio della produzione da domenica sera.

Parlando ancora di lavoro, è Sgb Comune di Bologna a denunciare come “il sindaco Merola ad inizio epidemia, in questa emergenza sanitaria, aveva dichiarato che nessun lavoratore avrebbe perso il lavoro. Ad oggi si scopre che non solo quelle parole erano dette invano, ma: che si sta procedendo a licenziare chiudendo i contratti dei lavoratori della scuola che avevano come termine il 30 giugno; che vengono imposte d’ufficio ferie che erano state in precedenza negate per poterle ‘smaltire’; che la ‘didattica a distanza’ messa in campo dalle stesse lavoratrici per continuità educativa, come richiesto dalla Ies, non viene considerata come ore lavorate, poiché le stesse giornate vengono ritenute nulle o svolte durante l’erogazione delle stesse ferie assegnate d’ufficio da ies; che l’Art.121, del Decreto Legge n.18 del 17 marzo 2020 (cura Italia), prevede che le scuole statali manterranno i propri lavoratori della scuola anche se con contratti al 30 giugno proteggendo lo stesso lavoratore precario. Alla luce dei fatti la nostra Giunta dimostra di comportarsi come il peggiore ‘erogatore’ di contratti privatistici, senza tutela per i lavoratori e le classi più deboli. Il contratto dei lavoratori precari, nei peggior momento storico emergenziale, sembra non abbia garantito il diritto ad una maggior tutela. Prima sono stati tagliati i lavoratori in appalto delle cooperative che ogni giorno lavorano fianco a fianco con i dipendenti comunali (e che cgil, cisl e uil, come carne da macello, volevano mandare a casa dei bambini con disabilità mettendo a rischio la salute del lavoratore e delle stesse famiglie), poi i dipendenti comunali, insegnanti che hanno contratti a termine. Continuando così il prossimo ad essere colpito potrebbe essere il lavoratore a tempo indeterminato senza esclusione di colpi! Le cesoie che il Comune sta affilando rischiano di ferire ogni categoria. Sgb attua l’ennesima denuncia verso chi continua a fare i conti della serva senza garantire la continuità e l’integrità dei servizi. Verso chi saranno attuati i prossimi tagli? Sgb non ci sta e chiede chiarezza e trasparenza, denunciando che nessuno può o deve essere tutelato meno di altri! Dopo la risposta della direzione di ies, con l’intenzione di interrompere i rapporti di lavoro a termine con decorrenza dal 31 marzo, Sgb ha già provveduto ad inviare diffida per impedire che questo scempio sia messo in atto!”.

Anche le Educatrici e educatori Sgb in un comunicato inviato in redazione attaccano l’amministrazione comunale, che nei primi giorni dell’emergenza coronavirus aveva dichiarato di voler “garantire l’invarianza salariale”. Per il sindacato di base invece “già dalla busta paga di febbraio, per quel che riguarda la prima settimana di chiusura delle scuole, non è stata garantita nessuna invarianza salariale, il famoso 100%, non c’è stato alcun pagamento diretto da parte dei Comuni e i lavoratori sono stati pagati con l’acconto del FIS, che prevede il 65/ 70%. Ripercorrendo a ritroso la vicenda, il Comune di Bologna, come anche gli altri della provincia, hanno provato a riprogrammare i servizi e impiegando le educatrici e gli educatori in un servizio presso il domicilio dei minori, andando, di fatto, contro a tutte le restrizioni sanitarie previste dai decreti per la diffusione del coronavirus. Questa tentativo è stato fortemente contrastato dai lavoratori perché, oltre a mettere a rischio utenti e lavoratori, non può essere improvvisato senza una revisione del PEI (progetto educativo individualizzato). Così, visto il rifiuto in massa e l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria, il comune di Bologna, e non solo, attiva con comunicazioni non omogenee, anche per gli educatori, la didattica a distanza. Questa che ci sembra una buona opportunità per dare continuità al lavoro scolastico, garantendo anche il nostro monte ore contrattuale, oggi diventa un taglio lineare a tutti gli interventi del 40, 50% quando va bene (in alcune scuole materne ci risultano assegnate 2 ore a bambino), e addirittura zero ore per molti alunni a cui non è stato assegnato il supporto educativo a distanza, secondo il criterio del risparmio, una vergogna!”.

Continua il comunicato di Sgb: “Riteniamo grave, infatti, i tagli lineari effettuati dai Comuni sulla didattica a distanza; denunciamo il fatto che educatrici e educatori scolastici non sono stati coinvolti in nessun Gruppo Operativo, ammesso che si siano fatti, allo scopo di valutare le modalità e gli interventi da attuare con ciascun alunno nel rispetto del PEI, e che non siano stati forniti strumenti materiali e progettuali per metterla in atto. Nonostante ciò le educatrici, forti anche della richiesta da parte di molte scuole e insegnanti del 100%, hanno presentato i loro progetti alle scuole per attivare immediatamente la didattica a distanza, e in questi giorni, dopo settimane di lavoro, stiamo ricevendo dalle cooperative proposte lavorative riprogrammate, con orari contrattuali dimezzati. Come Sgb vogliamo anche sottolineare che il Comune di Bologna e non solo, vedi San Lazzaro di Savena che garantisce il 40% del monte ore contrattuale, tagliando il monte ore degli educatori, di fatto non sta garantendo il diritto allo studio degli alunni disabili. Dall’ultimo incontro avuto proprio ieri (26 marzo) con la giunta Regionale ci dicono che i Comuni versano in grande difficoltà, è sarebbe comprensibile che tentino di far quadrare i conti, ma per SGB è inaccettabile che si vadano a coprire i buchi di bilancio, risparmiando sugli stipendi e sui servizio di integrazione a favore degli alunni disabili. Invitiamo, quindi, tutte le educatrici e gli educatori a continuare a lavorare seguendo i progetti già approvati ad inizio anno scolastico per tutti gli alunni, anche quelli esclusi, usando il proprio monte ore al 100% comunicandolo alla propria cooperativa ufficialmente tramite la consegna dei propri fogli ore a fine marzo. Continueremo a costruire, nei limiti della situazione, iniziative di resistenza e per il prossimo lunedì 30 marzo, inviamo in massa, mail di protesta a Comune di Bologna, Anci e Cooperative (mail: Sindaco@comune.bologna.it , info.bologna@coopquadrifoglio.com , segreteria@anci.emilia-romagna.it).

Altri lavoratori, in questo caso riders impegnati nelle consegne di pasti, raccontano pubblicando un video sulla pagina Facebook Il Padrone Di Merda di essersi “fermati alla sede di Confindustria di Bologna per vedere se gli industriali, che dicono che il paese non si deve fermare, sono a lavoro. Ovviamente manager e padroni sono tutti a casina, mentre operai, cassiere e noi fattorini siamo in prima fila a rischiare la vita per i loro profitti, anche sotto la neve, per quattro spiccioli purtroppo fondamentali per pagare affitto e spesa. Ma perché dei multimilionari come Boccia e Caiumi(che ricordiamo è presidente di Confindustria Emilia-Romagna ma la produzione delle sue aziende è quasi tutta delocalizzata fuori dall’Italia) devono comandare un governo? Questo governo ha prima deciso che il 90% dell’industria italiana è essenziale, poi ha stanziato poche briciole per alcuni lavoratori, lasciando disoccupati, lavoratori a nero, precari senza un minimo di sostegno, ora ci chiede il martirio perché siamo tutti sulla stessa barca! Non siamo tutti sulla stessa barca: Confindustria e governo sono assassini, noi non rischieremo la vita per i vostri profitti!”.