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Accordo Yoox, Non Una Di Meno: “Mano di rosa su sfruttamento patriarcale e razzista”

“Presentato come passo avanti per donne lavoratrici un testo che ignora completamente le rivendicazioni delle operaie migranti”. Si Cobas sulla vertenza Policonsorzio riferiscono che è stata ottenuta l’apertura di un tavolo dal Comune di Granarolo. Cobas lavoro privato: oggi “quarto sciopero in due mesi” ai magazzini Digitail dove si preparano le spese a domicilio Coop.

13 Marzo 2021 - 13:56

Dopo Coordinamento Migranti e Si Cobas, anche Non Una Di Meno interviene sull’intesa sottoscritta da Cgil, Cisl e Uil con la Yoox e le aziende dell’appalto logistica presenti all’Interporto: “Mentre a Bologna l’8 marzo manifestavamo la nostra rabbia, durante il quinto sciopero femminista e transfemminista, mentre le madri sono costrette a riorganizzarsi a causa della chiusura di nidi e delle scuole materne, in un incontro online i vertici dei sindacati confederali Cgil, Uil e Cisl e i dirigenti della Yoox e delle cooperative in appalto firmavano un accordo vergognoso: una mano di vernice rosa su un sistema di sfruttamento patriarcale e razzista. Viene presentato come un passo avanti per le donne lavoratrici un testo che ignora completamente le rivendicazioni delle operaie migranti che scioperano dal 25 novembre scorso, ovvero il ripristino del turno centrale, che permetterebbe alle lavoratrici uno stipendio dignitoso e la possibilità per le madri di stare con lə figliə”.

Continua il comunicato: “In un contesto in cui su 2.000 persone che lavorano il 70% è composto da donne, di cui molte migranti, l’accordo prevede ‘per i lavoratori fragili e le madri’ il turno centrale fino a un anno di vita dei figlə, mentre dagli 1 ai 3 anni si può chiedere un part time, dai 4 anni si potrà richiedere un’aspettativa di sei mesi, non retribuita, naturalmente! Quindi la nuova idea di genitorialità è capeggiata da uno stipendio dimezzato, insufficiente a vivere da solə figuriamoci con figliə. Yoox e i confederali invocano la conciliazione lavoro-famiglia disegnata dal Recovery Plan e dal Family Act e per questo l’accordo ci riguarda tutte e va oltre la singola vertenza. Nel Family Act, ‘conciliazione’ vuol dire che il salario accessorio è quello della donna e si divide l’assegno unico per i figli fra genitori come se tra loro non esistessero condizioni asimmetriche e inique, mentre ‘famiglia’ esclude le soggettività dissidenti e le donne che non accettano di essere schiacciate in ruoli e generi in cui non si riconoscono. L’autodeterminazione delle donne non può essere basata su compromessi fra vita e lavoro, possibilmente in silenzio, dettati dai sindacati confederali, che raggiungono accordi al ribasso da loro definiti ‘innovativi’. Questo accordo, infatti, secondo Cgil, rientra nel Patto per il lavoro e lo sviluppo sostenibile della Città Metropolitana di Bologna che punterebbe alla “reale parità di genere e contrasto all’impoverimento”, ma il cui risultato è l’invisibilizzazione delle istanze portate avanti dalle lavoratrici che da questo accordo vengono di fatto escluse. Non è esattamente quello per cui ci battiamo da anni. Sicuramente non è innovativo il modo in cui questi sindacati si sono piegati alle esigenze di produzione dell’azienda. Ricordiamo, infatti, come i vertici della Cgil allontanano e puniscono le correnti più ‘radicali’ (fa ironia che radicale all’interno di un sindacato diventa la sindacalista che prende posizione a favore di lavoratrici, madri e migranti) e come da 5 anni ignorano, anzi quasi boicottano, lo sciopero femminista e transfemminista globale dell’8 marzo, che moltissime delegate e lavoratrici della Cgil invece praticano, sostengono, organizzano”.

Scrive ancora Non Una Di Meno: “Noi rivendichiamo una trasformazione radicale della società, per questo rifiutiamo il modello di parità di genere troppo spesso ostentato dalle istituzioni, basato su donne che sono costrette a stare a casa ed a rinunciare a metà del loro salario. In questa pandemia ancora di più ci hanno sfruttato, costringendoci a turni assurdi e a lavori insicuri, mal pagati o non pagati. Per questo lottiamo per un permesso di soggiorno europeo svincolato da lavoro e famiglia, un salario minimo europeo e un reddito di autodeterminazione per tuttə, legandolo ad un’idea di welfare non solo realmente universale, ma che superi il modello familistico: il significato di quella «autodeterminazione» non è solo pretendere misure più adeguate, ma anche rifiutare in modo incondizionato gli imperativi di famiglia e divisione sessuale del lavoro su cui si fonda questa società patriarcale e razzista. Sebbene sia spacciato come ‘apripista’, in realtà questo accordo ristabilisce la normalità di un sistema che favorisce il profitto di pochi e la precarietà per tante nascondendosi dietro a finte politiche di parità di genere e conferma il razzismo e sessismo istituzionali. Perché le operaie in sciopero sono donne e migranti e come tali stanno lottando non solo per un turno centrale, che gli viene invece sottratto in modo tristemente ironico, ma anche contro il ricatto di un permesso di soggiorno che le dovrebbe costringere ad accettare ogni decisione che arrivi dall’alto. Lottano perché vogliono vivere libere dallo sfruttamento, una libertà a cui non rinunciano ed è per questo che la loro rabbia è anche la nostra ed è risuonata forte l’8 marzo quando abbiamo letto questo accordo. Perché a chi ci vorrebbe dire cosa dobbiamo pretendere e quanto dobbiamo accontentarci rispondiamo che non ci stiamo. Come dichiarava lo striscione che sventolava su ponte Stalingrado l’8 mattina ‘noi stiamo con le migranti in sciopero contro Yoox’ e la nostra lotta non si ferma”.

I Si Cobas, intanto, diffondono una comunicazione “in relazione agli scioperi effettuati prima in dogana aereoportuale (26/02/2021) presso L’Hub Tnt, poi presso il magazzino Policonsorzio situato a Quarto inferiore, relativi al mancato rispetto degli accordi sindacali siglati tra il Si Cobas e il suddetto consorzio”. Riferisce il sindacato: “Prendiamo atto dell’intervento da parte del sindaco di Granarolo Alessandro Ricci, il quale, avvertite le necessità dei lavoratori in sciopero, ha dato disponibilità ad aprire un tavolo conciliatorio tra le parti. Più volte è stato richiesto dalla nostra sigla sindacale un confronto con Policonsorzio, riguardante la normalizzazione dei contratti dei lavoratori e il rispetto del Ccnl Trasporti e Logistica. Policonsorzio ha però scelto di interrompere il dialogo mettendo in cassa integrazione solo i lavoratori ‘ribelli’. La caparbietà e la continuità dei lavoratori nello scioperare a Quarto inferiore, hanno inaspettatamente interessato l’amministrazione comunale di Granarolo, la quale nella persona del sindaco ha organizzato un tavolo tra le parti previsto per lunedì 15/03/2021 tramite videoconferenza, alle ore 14. I lavoratori richiedono il rispetto degli accordi presi che includono l’integrazione per la malattia, l’eliminazione di un inesistente ma perpetuo stato di crisi, una definizione di turni lavorativi umani e la cessazione dei comportamenti antisindacali perpetrati dai vertici di questa costellazione di cooperative unite sotto il consorzio in questione”.

Oggi “quarto sciopero in due mesi” di tutti i turni e per l’intera giornata delle lavoratrici e lavoratori dei magazzini Digitail di Castelmaggiore, dipendenti di Logitech srl che preparano le spese a domicilio di Coop Alleanza 3.0. A indire nuovamente l’agitazione i Cobas lavoro privato: “La lotta delle facchine e facchini del magazzino digitail di via Marabini 8 Castelmaggiore Bologna non si ferma, l’azienda risponde con la repressione e sospende per 10 giorni i nostri delegati solo per avere portato le richieste che facciamo da mesi a logitech e che non hanno risposte: vogliamo che si applichi il ccnl merci trasporto logistica (perché l’attività lavorativa che si svolge è la logistica) dove la paga base di facchine/i è di 300 euro al mese superiore a quella che oggi, furbamente, le aziende in subappalto applicano con la scelta del contratto nazionale multiservizi pulizia, e le ore lavorate a settimana sono 40 invece delle 39 della logistica. Quanto ci guadagna la Coop cosi’ sulla pelle di chi lavora in questo magazzino! Col covid in un anno sono raddoppiate da 350 a 900 il giorno le spese ordinate on line dalla clientela con consegna a domicilio. In via Marabini 8 nel magazzino accanto, c’e’ Esselunga che applica il contratto nazionale logistica , cosi’ fa anche amazone!! Aziende non proprio generose con la manodopera, ma la Coop miseramente paga meno delle altre aziende e sfrutta di piu’ facchine/i. E a quali aziende sceglie di subappaltare la logistica? A Logitech srl che ha responsabili non professionali, instaurano un clima di terrore, minaccie  e offese nei confronti del personale, non rispettano i delegati sindacali, né le norme di sicurezza/salute anche in tempo di covid. Di fronte a scioperi e richieste di miglioramento salariale e di clima aziendale, infierisce con provvedimenti disciplinari e sospensioni dal lavoro; i delegati sindacali, iscritte/i al sindacato subiscono ritorsioni, se sono stranieri partono offese razziste e discriminatorie. E’questa la Coop che conosciamo? Chiediamolo a Coop Alleanza 3.0 che e’ la comittente, la maggiore responsabile, che parla di socialita’ solo quando vende , ma non nei confronti del personale che lavora in subappalto: lo paga poco, lo tratta male, sfruttamento e poca sicurezza”.