Acabnews Bologna

In piazza contro la violenza maschile sulle donne

Il coordinamento Unite contro la violenza maschile sulle donne promuove un presidio domenica 25 novembre’012 alle 17,30 in piazza Nettuno. Figlie Femmine aderisce e rilancia il corteo contro Casapound del 24. In piazza anche Smaschieramenti.

21 Novembre 2012 - 16:50

25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Scendiamo in piazza contro la violenza maschile, ore 17,30 p.zza Nettuno

La giornata viene istituita nel 1999, su proposta delle femministe latino-americane e dei Caraibi, per ricordare le sorelle Mirabal, donne coraggiose impegnatesi nella lotta di liberazione del loro paese, la Repubblica Domenicana, e per questo torturate e uccise dal regime di Trujillo, il 25 novembre del 1960.

La violenza maschile sulle donne ci riguarda tutte!

Ci riguarda tutte perché non vogliamo essere complici e mute di fronte al perpetuarsi di una violenza che si fa simbolo di virilità.

Ci riguarda tutte dichiarare e sostenere la “inviolabilità dei nostri corpi”.

Ci riguarda tutte e saremo sempre a fianco delle donne che denunciano, che si ribellano e che si sottraggono alla violenza.

CI RIGUARDA TUTTE e per questo saremo in piazza, luogo pubblico per eccellenza, a dichiararlo, a ribadire la nostra autodeterminazione, la nostra libertà, contro ogni forma di violenza che le voglia negare!

Vogliamo per ogni donna una vita libera dalla violenza. Invitiamo le donne alla denuncia ed alla solidarietà fra loro come forme di autodifesa!
Tutte in piazza

Unite contro la violenza maschile sulle donne – Bologna

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Per noi una pratica antifascista non può che essere antisessista, così come il femminismo non può prescindere dall’antifascismo.

Il fascismo ha molte facce: si aggira con le lame in tasca per le strade, ma ha anche un volto istituzionale. Si declina nelle politiche che colpiscono le donne che sul loro corpo vivono ogni giorno le conseguenze dello smantellamento del welfare e del diritto alla salute, basti pensare ai colpi inferti alla legge 194 sull’aborto e ai consultori. Le donne, ancora, subiscono il retaggio di una mentalità fascista quando si trovano a svolgere il doppio lavoro, salariato e di cura, essendo quindi doppiamente esposte al ricatto del licenziamento in caso di maternità.

Ancor peggio per le donne migranti, sempre vincolate al permesso di soggiorno, tagliate fuori dal sistema di protezione sociale e, allo stesso tempo, nel mirino di politiche xenofobe e ricattatorie, come accade per i ricongiungimenti familiari, che le rendono dipendenti dal permesso di soggiorno dei propri mariti.

L’unica risposta possibile a tutto questo è l’autorganizzazione, la creazione di reti sociali e la solidarietà popolare.

Rioccupiamo le strade e le piazze, cominciamo a stare negli spazi pubblici in modo cosciente, consapevoli di chi ci sta intorno e di ciò che succede attorno a noi. Interveniamo in prima persona di fronte ai piccoli e grandi episodi di violenza, anche di quella meno evidente. In un momento di crisi e di spaesamento collettivo come quello attuale non possiamo permetterci di lasciare spazio a Casa Pound; dobbiamo immaginare forme di lotta che combattano la retorica delle comunità escludenti e del nazionalismo.

Infine, crediamo che il sessismo e le micropratiche fasciste esistano anche nei luoghi meno nominati (la famiglia, la coppia, il luogo di lavoro, le relazioni interpersonali), nessun* può dirsene davvero immune. Troviamo dei modi per ragionare insieme sulle modalità soggettive e individuali in cui esso si esprime!

Usciamo dall’immobilismo che sembra schiacciarci, perché abituate a subire violenza, abituate al dominio e all’arroganza, abituate a non vedere l’ingiustizia, abituate allo sfruttamento, abbiamo disimparato a guardare e quindi ad agire.

Restare complici di un sistema capitalista, razzista, sessista e omofobo: anche questo è fascismo!

Non agire, ritirarsi in casa, non interessarsi a quanto accade al di fuori del proprio orticello, lasciarsi andare a una rassegnazione privata o a uno stanco immobilismo invece che a una rabbia collettiva non sono solo segni di de-responsabilizzazione, sono segni di fascismo.

Parlo ed è la rivoluzione,
nei miei fianchi, la rivoluzione
Quando camminiamo, la rivoluzione sta venendo!

ANTIFASCISTE SEMPRE!

CHIUDIAMO CASAPOUND
Corteo sab 24 novembre ore 15.00 p.zza Carducci -Bologna-

CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE
Presidio 25 novembre ore 17.30 p.zza Nettuno -Bologna

Figlie Femmine

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Smaschieriamoci contro la violenza (del) maschile

Quando parliamo di violenza maschile contro le donne non ci riferiamo solo alle forme di violenza comunemente riconosciute come tali – assassini, stupri, violenza domestica – che pure sono fenomeni molto più diffusi di quanto si pensi, in tutti gli ambienti sociali e in tutte le fasce d’età.

Parlare di violenza maschile significa individuare un meccanismo che determina e condiziona continuamente le nostre esistenze. Non si tratta di un fenomeno isolabile dal resto, di un incidente di percorso, o soltanto di un cattivo comportamento da cui prendere le distanze: la violenza maschile sulle donne è parte integrante della nostra società e della nostra cultura, che vogliono tenere ben distinti due sessi e due generi per mantenere la supremazia, più o meno velata, di uno dei due sull’altro.

In questo senso, la violenza contro le persone transessuali e transgender, della quale abbiamo ricordato le vittime il 20 novembre, è in stretta relazione con la violenza di cui sono oggetto le donne e le lesbiche.

Dobbiamo essere capaci di vedere la continuità che esiste fra tutta una serie di esprerienze ben presenti nella vita di ognuna/o/u di noi: la divisione asimmetrica del lavoro di cura nelle famiglie, l’imposizione, diretta o indiretta, di rapporti sessuali non desiderati all’interno delle relazioni di coppia, la forma stessa delle relazioni amorose con il loro portato di aspettative e pretese, la colpevolizzazione della donna che “abbandona” il partner e tutte le piccole e grandi vendette conseguenti; gli sguardi, le parole, gli atteggiamenti arroganti, la scarsa considerazione ed il paternalismo di cui spesso siamo oggetto in quanto donne; la cultura perbenista e misogina che ci pone come unica alternativa quella fra moglie e puttana, o fra brava-ragazza-che-studia-e-lavora e velina; l’educazione che bambini e bambine ricevono fin da piccoli/e affinchè si conformino a precisi ruoli di genere; lo sfruttamento, subdolo ma intensissimo, delle nostre presunte attitudini “femminili” o “maschili” sul lavoro; il ricatto economico che, con la crisi, costringe sempre più donne a rimanere docilmente nell’ambito familiare o di coppia; i mille ostacoli che ci impediscono di esercitare liberamente il diritto di decidere se, quando e come diventare madri (si pensi solo a quanto è difficile procurarsi la pillola del giorno dopo, alla colpevolizzazione che circonda le donne che abortiscono, ai medici obiettori, alla deresponsabilizzazione dei maschi rispetto alla contraccezione, o al fatto che l’educazione sessuale delle/degli adolescenti nel nostro paese è affidata di fatto soltanto ai mass media, al sentito dire e all’industria pornografica mainstream).

Agli estremi di questo continuum ci sono la violenza fisica, lo stupro, l’uccisione. Ma questo vuol dire anche che, essendo tutte/i/* implicat@, tutte/i/* abbiamo la possibilità di fare qualcosa per smontare un piccolo pezzo di quel grande sistema culturale che sostiene la violenza maschile contro le donne e contro chi trasgredisce i confini dei generi sessuali.

Il laboratorio Smaschieramenti è nato proprio a seguito della grande manifestazione contro la violenza maschile contro le donne del 24 novembre 2007 a Roma: una manifestazione alla quale gli uomini non erano stati invitati. Piuttosto che criticarla, abbiamo deciso di lasciarci interpellare da questa decisione: per questo abbiamo costituito un gruppo misto, formato da soggettività codificate come “donne” e soggettività codificate come “uomini”, con relazioni omosessuali, lesbiche e/o eterosessuali, che riflettessero a partire dai propri diversi posizionamenti sul privilegio maschile, sulla sua costruzione sociale e culturale e su come sabotarla.

In questi cinque anni di lavoro, abbiamo capito che, da parte di chi vive in abiti maschili in una società come questa, non è sufficiente proclamare di essere un maschio “diverso”, sensibile, solidale, magari gay per poter stare credibilmente in piazza il 25 novembre e in tutte le lotte contro la violenza maschile sulle donne.

Un discorso contro la violenza maschile sulle donne pronunciato da “uomini” è credibile solo se parte dal riconoscimento del privilegio che viene loro accordato in ogni più piccolo aspetto della vita, anche a dispetto degli sforzi e dell’eventuale scelta di essere maschio “diverso” o “dissidente”. Un privilegio che li rende comunque in qualche modo strumentodella violenza contro le donne.

È necessario allora mettere in atto pratiche concrete di smarcamento dal maschile dominante, che di volta in volta, nelle varie situazioni pubbliche e private, nella vita di relazione come nelle pratiche politiche, spezzino la nostra potenziale complicità con esso.

Non si tratta solo di non picchiare e non stuprare. La cultura machista che alimenta e sostiene la violenza contro le donne è fatta anche di tutta quella lunga serie di battutine, risate, commenti pesanti, luoghi comuni sulla sessualità che affollano le conversazioni. Allora si tratta, per esempio, di rifiutare la propria complicità, spezzare il “cameratismo” (o il quieto vivere) e non restare in silenzio in queste situazioni.

Parte di questa lotta è anche la produzione consapevole di maschilità non egemoniche – froce, butch, drag king… – che contribuiscano a denaturalizzare il binarismo dei sessi e dei generi, e con esso il maschile e i suoi privilegi.

La violenza contro le donne non può essere ridotta a una questione di ordine pubblico, e il compito di contrastarla non può essere semplicemente delegato a un impianto legislativo, ma deve essere il punto di partenza per ripensare il binarismo dei sessi e dei generi e tutte le dinamiche di potere che pesano sulle nostre vite.

25 Novembre 2012 – Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne Presidio ore 17.30 – Piazza del Nettuno

Laboratorio Smaschieramenti