Il dibattito

Via il Lodo Alfano: c’è qualcosa da festeggiare?

La sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge che garantiva l’immunità a Berlusconi ha schierato ancora le due fazioni su sponde contrapposte, con più virulenza da parte del premier rispetto al tema della Libertà di Informazione o delle “puttanate” dei potenti. Perché la questione sociale, il tema della crisi e del disastro che sta compiendo tra i settori più deboli della popolazione non sono elementi che fanno scatenere lo stesso morboso interesse? Si è aperto un dibattito nelle aree intellettuali e di movimento più attente, che in parte riportiamo con alcuni interventi che pubblichiamo.

10 ottobre 2009

Berlusca: l'agente è con me Di solito, i tifosi, quando apprendono che una squadra diretta concorrente prende un goal in una partita che si tiene in contemporanea alla squadra del cuore, esultano per le sfighe altrui. E’ questo che dovevamo fare anche noi, per la tegola che è caduta in testa al capo di uno dei governi più odiosi della storia repubblicana? O è giusto parlare e muoversi per altre cose? Per quelle cose di cui chi si accapiglia per le “berlusconate”, paradossalmente soprassiede.
Ecco come la pensano alcuni nostri quotidiani interlocutori.


NON SONO ANDATO IN PIAZZA A FESTEGGIARE
Mercoledì sera non sono andato in piazza a festeggiare perché non c'era proprio un bel niente da festeggiare.
Nel 1992 tutti festeggiavano per la sconfitta di Craxi, quelli che lo avevano osannato gli tiravano le monetine. Io non festeggiai, perché preferisco i ladri alle guardie e soprattutto preferisco i ladri alle guardie assassine.
Cadde Craxi e salirono dei signori come Bossi e Violante.
Molti dicevano che Tangentopoli avrebbe migliorato l'Italia. L'ha consegnata ai fascisti alla mafia, alla P2, alla follia ultraliberista.
E adesso?
Un giornale che si chiama Il Fatto (il fattissimo direi...) inneggia alla democrazia pubblicando le manette in prima pagina. Quello stesso giornale pubblica un'amichevole intervista con il ministro Brunetta. Non è un caso, perché il pensiero degli onesti alla Di Pietro converge perfettamente con il pensiero dei Brunetta: legalità, botte ai fannulloni, lavorare di più, meritocrazia e galera per chi non riga dritto.
Io penso che gli Scalfari i Travaglio e i Di Pietro stanno portando il paese alla guerra civile.
La guerra civile non è sempre una cattiva cosa (nel 1943-45 non fu una cattiva cosa), ma è cosa pessima quando non si sa contro chi si combatte e a fianco di chi.
La guerra civile che si prepara è lo scatenamento della violenza contro i migranti, contro gli stranieri contro i poveri e contro i devianti. E' la guerra degli onesti, e gli onesti sono da sempre i peggiori. Gli onesti sono assassini per vocazione, perché ciò che li interessa di più è il loro portafoglio, la loro proprietà, il prodotto del loro merdoso lavoro. Berlusconi non è peggiore di coloro che gli stanno facendo la pelle. E coloro che stanno facendo la pelle a Berlusconi ci porteranno in un girone ancor più basso dell'inferno, a meno che....

A meno che riesca ad emergere, nell'inevitabile precipitazione dei prossimi tempi l'autonomia sociale che sembra del tutto scomparsa.
Lo scandalo non è che Berlusconi rubi o scopi o dica parolacce. Lo scandalo è la distruzione della scuola pubblica, la disoccupazione al dieci per cento e lo sfruttamento che aumenta nelle fabbriche, il premio agli evasori e il taglio ai salari, lo scandalo è che De Gennaro vada assolto per l'assassinio di Carlo Giuliani, e che Gianfranco Fini non sia neppure chiamato in causa per quell'assassinio. Questo è lo scandalo contro cui dovremmo esprimerci.
A mio parere, bisognerebbe lavorare per organizzare la riscossa sociale contro la dittatura liberista, e non per festeggiare le vittorie altrui.

Bifo


QUESTO NON E’ IL TEMPO DEI “LADRI DI BICICLETTE”
Leggo l’intervento di Bifo e faccio quello che devo fare: lo depuro della voluta provocazione, ne filtro i grani grossi del paradosso, scremo i ben conosciuti eccessi e… no, nonostante tutto proprio non sono d’accordo.
La guerra civile non è uno scenario futuro. E’ già in corso. E’ una guerra “atomica”. Una guerra di ciascun uomo contro ogni alto uomo. Di ogni atomo contro tutti gli altri atomi.
E’ la guerra quotidiana del mors tua vita mea.
E’ la peggiore delle guerre.
E non è affatto la guerra degli onesti, un aggettivo che può avere un solo significato, ma una guerra tra disonesti e dei disonesti contro gli onesti.
E’ la guerra alla cui fine i gaglioffi saranno più ricchi e più potenti e gli onesti più poveri e più frustrati.
E’ lo schiacciamento quotidiano dei diritti, delle attese, delle prospettive e dei sogni degli onesti: di coloro che accettano il sacrificio proprio per il bene di tutti, di coloro che possono sopportare di stringere la cinghia, ma non di piegarsi al delitto né all’imbroglio, di coloro che non corrompono e non si fanno corrompere, di coloro che pagano il prezzo della difesa dei propri principi.
E’ la vera e propria mattanza degli onesti, uomini soli e derisi o compatiti, salmoni sociali che risalgono la corrente di razzismo, di superstizione, di ignoranza, di violenza che pare travolgere ogni cosa.
No, questo non è il tempo dei “Ladri di biciclette” in cui si poteva simpatizzare per i ladri, questo è il tempo dei ladri di cultura, dei ladri di giustizia, dei ladri di equità sociale, dei ladri di valori elementari di civiltà e convivenza, dei ladri di sogni, dei ladri di tolleranza, dei ladri di vecchiaie serene, dei ladri di infanzie felici, dei ladri di vite innocenti.
Io per questo tipo di ladri non provo alcuna simpatia.

Mario Bovina


MI DISPIACE, NON CI STO. NON MI SCHIERERÒ CON QUESTI E CONTRO QUELLI…
Concordo con Bifo, di meno con Mario Bovina, ma queste sono valutazioni morali e le valutazioni morali sono alla base del nostro scegliere se essere in guerra e con chi. "Morale" è un termine passato di moda a scapito di un moralismo usato per fare la punta agli altri. A chi piace ripercorrere il recente passato si potrà ricordare la "questione morale" di Berlinguer (e non è per questo che lo contestavavamo) e si potrà anche ricordare che mentre si inneggiava alla Seconda Repubblica (definizione ipocrita e di comodo), mentre la Lega sosteneva Di Pietro che veniva definito dai berluscones "forcaiolo" cominciando a scavare un solco con la mistificazione... cominciando?
No, mi dispiace, non ci sto. Non mi schiererò con questi e contro quelli fino a quando non si tireranno fuori i kalashnikov. E' ovvio che sarò sempre contro quelli, ma non sarò con il PD finchè saranno ipocriti al punto da voler far credere ai propri elettori di essere stati ingenui e di non avere lucrato sia personalmente sia come sistema sullo sfacelo delle vite.
Per quanto mi riguarda non devo navigarci in mezzo, certo devo sopravvivere e lo faccio, sopravvivo.
Ma la memoria va alle stragi di Tambroni e Scelba e prima, quei generali da Bava Beccaris a Graziani, quei funzionari di polizia che assassinavano braccianti nel meridione, quei ministri, quei politici non furono mai rimossi o processati, semmai promossi, proprio come ora a Genova, a Napoli.
Ora un ragazzo come Federico Aldrovandi può essere pestato a morte per avere forse risposto male al poliziotto che lo ha apostrofato una notte a Ferrara e quattro poliziotti assassini e incapaci ricevono il loro tributo di omertà e solidarietà dai colleghi e da un magistrato inquirente che tenta di chiudere omertosamente il caso.
Ora i vigili urbani si lanciano ringhiosi su ragazzi dalla pelle nera accusandoli a torto di spaccio nella civilissima Parma, città del bel canto, per poi pestarlo ed umiliarlo in ogni modo.
Ora le guardie municipali a Milano rastrellano i tram alla ricerca di "clandestini" proprio come facevano fascisti e nazisti.
Ho sentito gente "rispettabile" approvare le operazioni di guerra "alleate" in Iraq e in Afganistan dove ogni persona uccisa è un terrorista per definizione del comando, proprio come a Marzabotto e le nostre radio e televisioni rilanciano comunicati più "allineati" di quelli del Pentagono.
Ma ora, come nei racconti di Camus e di Simenon, non c'è solidarietà fra poveri, non c'è comprensione per il ladro nè per il disperato... a patto che non sia potente.
Per Tomba, Rossi o Pavarotti c'è comprensione, per Briatore o Tronchetti Provera c'è ammirazione e invidia, ma guai ad essere un ladro povero... guai ad essere un lavoratore onesto...
Guai ad occuparsi del futuro energetico, del nucleare o dei termovalorizzatori.
Ultimamente mi sono trovato a provare simpatia per metodi di giustizia stalinisti o islamici! Nel senso che a quei 20 parlamentari della sinistra parlamentare che sono mancati alla votazione sullo scudo fiscale vorrei che il prossimo segretario del PD promettesse una pallottola in fronte, Melandri compresa. E che ad ognuno di quelli che parlino di energia nucleare, di petrolio o di inceneritori con il fine di perpetrare un interesse privato mascherandolo da interesse pubblico, fosse sanzionato con il taglio della lingua.
A proposito, come Franco aveva (facilmente) predetto (e augurato) il Motorshow è finito, si farà senza l'apporto di case automobilistiche dopo avere perso da anni quelle motociclistiche, ragion per cui mi è obbligata una raccomandazione: stiamo attenti, il futuro ci sta già superando.

Roberto Serra


NESSUNA COMPLICITÀ BIPARTIZAN NELLA CRISI DEL GOVERNO BERLUSCONI
La decisione della Corte Costituzionale di bocciare il Lodo Alfano sulla immunità per le più alte cariche dello Stato - confermata dai suoi estensori nella sua natura di legge ad personam per porre Berlusconi al di sopra della legge - rivela pubblicamente quella "instabile stabilità" del quadro politico italiano.
Un Berlusconi inviperito chiama al plebiscito popolare contro i poteri che si discostano dalla sua visione oligarchica del governo, le reazioni dei poteri forti invitano a non accelerare la crisi dell'esecutivo.
Confindustria e PD concordano nel dire al governo di andare avanti mentre le frazioni interne e collaterali alla destra (vedi l'asse Fini-Montezemolo e l'incontro Fini-Bossi) fanno barriera contro l'ipotesi di elezioni anticipate.
L'IdV di Di Pietro ha così gioco facile nell'alzare la bandiera della richiesta di dimissioni di Berlusconi - richiesta di per se coerente con la storia e lo sviluppo degli avvenimenti – e nel mettere sulla graticola l'opportunismo del Presidente della Repubblica Napolitano che ha firmato prima il Lodo Alfano e poi lo Scudo Fiscale in nome della governabilità.
L'appello al plebiscito popolare lanciato da Berlusconi ha una natura che va compresa bene.
Il sovversivismo reazionario del blocco sociale costruito intorno al berlusconismo, trae origine dalla storia eversiva delle stesse classi dominanti che hanno gestito nei fatti lo Stato costituzionale nella storia del nostro paese (inclusa la fase della strategia stragista) e che in alcune occasioni sono state costrette al compromesso dalla forza del movimento dei lavoratori, dalla società democratica e dall’esistenza dei paesi del socialismo reale.
Mettere fine a questi compromessi e liquidare i fattori che li avevano determinati, è stato l’obiettivo perseguito ferocemente fin dagli anni Ottanta dalle stesse forze politiche e sociali che oggi compongono il blocco di potere berlusconiano e che si regge sull'odio di classe e l'anticomunismo più viscerale.
La denuncia da parte degli ambiti collaterali al PD del carattere eversivo del progetto berlusconiano, da un lato sembra dimenticare tutto questo, dall’altro depista nuovamente la mobilitazione dell’opinione pubblica democratica non traendo le conseguenze di questa pericolosità.
Delle due l’una: si grida al lupo, si grida al regime, al rischio di un moderno fascismo ma non si adegua l’elaborazione e l’azione politica a questa valutazione. Al contrario, si rinnova quotidianamente il dogma della governabilità e della gestione bipartizan di tutti i passaggi politici decisivi delle sorti del paese, incluse le modifiche costituzionali, istituzionali ed elettorali.
Rompere questa complicità bipartizan, mettere fine ad un antiberlusconismo strumentale ed inefficace, riavviare una ipotesi politica alternativa della sinistra anticapitalista e delle forze democratiche, è oggi un passaggio necessario per riaffermare la centralità degli interessi dei lavoratori e delle istanze democratiche dentro la crisi economica, politica e morale che investe il nostro paese. E’ dentro questa contraddizione che deve e può agire con la credibilità della propria indipendenza politica una sinistra anticapitalista e la soggettività comunista.

La Rete dei Comunisti