Due commenti a caldo dopo la scarcerazione degli studenti dell'Onda

Liberi di sognare ancora, e forti delle nostre ragioni

Pubblichiamo l'editoriale di Uniriot e il comunicato del Network antagonista torinese diffusi dopo la decisione del riesame che ha notevolmente ridimensionato l'inchiesta costruita a Torino contro l'Onda
18 luglio 2009

Liberi di sognare ancora

Le questioni dell'autunno all'origine degli arresti (falliti) di Torino - Tutti fuori dal carcere tra domiciliari e obbligo di firma. Due studenti torinesi agli arresti domiciliari, tutti gli altri con obbligo di firma o di dimora. Quel che conta è che tutte e tutti sono fuori dal carcere! Una vittoria importante e non scontata. Operazione gestita in grande, dal magistrato pop dell'antimafia, collaboratore di Micromega e riferimento assoluto della sinistra tutta forca e giustizia. Caselli non è un pesce piccolo, anzi, è una figura che parla a tanti, anche agli studenti che nella crisi della rappresentanza eleggono Travaglio e il suo stile a misura rancorosa del mondo da costruire.

E poi la requisitoria del Pm Sparagna davvero non aveva pietà dell'intelligenza. Nessuna prova concreta, solo un discorso denso di morale e pieno di fantasmi, i soliti, quelli degli anni '70, quelli che non smettono mai di assillare la testa di chi il Pci e il suo odio per i movimenti non sa dimenticarlo.

Ma l'Onda non ha avuto paura e non si è fatta mettere all'angolo. Immediata la risposta, dopo gli arresti, con decine di occupazioni, di rettorati, di facoltà. E poi cortei notturni, presidi, una raccolta di firme, tra docenti (nazionali e internazionali) e intellettuali, senza pari. Una sfida complessa che l'Onda ha percorso senza divisioni, consapevole che la posta in gioco non era e non è costituita dal presente, ma dal futuro, dall'autunno che ci attende.

A spiegarci questa cosa sono arrivate puntuali le parole di Giavazzi sul Corriere della Sera, seguite da quelle della Gelmini e di Tremonti. Non ci sono vie d'uscita, se l'università pubblica vuole sopravvivere ai tagli del Fondo di finanziamento ordinario che saranno attivi a partire dal prossimo anno è necessario aumentare vertiginosamente le rette e semmai garantire qualche prestito d'onore (ovvero costringere all'indebitamento) agli studenti poveri ma meritevoli. La dismissione dell'università pubblica deve essere totale. Se il Corriere chiama il governo risponde, e l'attesa è stata davvero breve. Gelmini e Tremonti, durante la presentazione del Dpef, anticipano la riforma, tenuta nel cassetto per troppi mesi, causa le resistenze dell'Onda. Ricordate?

Dopo l'approvazione della riforma della scuola doveva, implacabile, essere presentata la riforma dell'università, ma di fronte ad un milione di studenti in piazza (30 ottobre del 2008) la Gelmini e il suo parrucchiere di fiducia hanno pensato di attendere un pochino. Ma ormai è estate e se le cose non cambiano decine di università sono destinate alla chiusura. Era evidente fin dall'inizio, infatti, che una trasformazione degli assetti finanziari avrebbe determinato anche una trasformazione complessiva dell'università e della sua governance. Solo gli stupidi o gli opportunisti non la pensavano e non la pensano così.

In una parola, l'autunno dell'università potrebbe essere di nuovo caldo e questo lo sanno in molti. Università calda in un autunno forse bollente, data la crisi e il suo peggioramento imminente. Non è un segreto il fatto che la cassa integrazione sta per terminare e che molte piccole e medie imprese rischiano di non aprire a settembre. Così come per i precari potrebbe prospettarsi l'inizio di una lunga disoccupazione, senza ammortizzatori sociali e welfare, of course. E ancora la durezza del credito e la riforma delle pensioni, gli affitti e il costo della vita, la Fiat.

Cosa spaventa Giavazzi? Cosa terrorizza Caselli? Che le lotte universitarie riprendano, che queste lotte si generalizzino, che ogni ipotesi di unità nazionale sulle riforme (basta ascoltare tutti i giorni Napolitano per avere un quadro chiaro della situazione) venga fatta saltare dai movimenti.

Bene, la loro ipotesi per il momento non è passata. L'Onda non è stata isolata, né tanto meno divisa. Ora si tratta di ripartire dalla cose vere, dal fatto che non vogliamo pagare la crisi e che non  siamo disposti ad indebitarci per andare all'università. In Germania non ci sono tasse universitarie, in Francia la tassa è uguale per tutti ed è di 360 euro l'anno.

Dell'Inghilterra di Blair e di Brown ci interessa poco, gli Usa di Obama sembra (ma è davvero così?) stiano facendo marcia indietro. Non un euro di più per andare all'università! Da ora si riparte, verso la grande mareggiata!

Editoriale di Francesco Raparelli per Uniriot

 


 

Liberi e forti delle nostre ragioni

Tutti fuori dal carcere gli arrestati dell'inchiesta Rewind. Due agli arresti domiciliari, per alcuni l'obbligo di firma, per altri quello di dimora e per altri nessuna restrizione. 21 misure crollate dopo meno di due settimane sotto i colpi della mobilitazione e della solidarietà del movimento, che ancora una volta non ha avuto paura del teorema Caselli/Sparagna. Che l'inchiesta fosse un atto politico lo avevamo detto fin dall'inizio, quando si manifestò a due giorni dal G8, ne avemmo conferma leggendo gli atti, che esplicitatamene parlavano di arresti preventivi, di aree e soggetti pericolosamente antagonisti. Ne fummo certi quando vedemmo scendere in campo, davanti alle tv e ai giornali il procuratore capo Caselli che si spese utilizzando paroloni come organizzazioni paramilitari e quant'altro. La scia di certezze ci portò all'udienza del riesame dove il pm Sparagna resse l'accusa parlando di future bande armate e coniando il tunnel del rischio "dalla pietra alla p38". Fummo ulteriormente convinti di quanto sostenemmo dopo poche ore dall'operazione che si trattava di un momento di notorietà per la Questura di Torino che finalmente poteva sfoderare un pò di giacche e cravatte. Ci intestardimmo sulle nostre convinzioni quando vedemmo la fantomatica società civile e i partiti della sinistra fare attenzione a non esporsi contro Caselli, così come quel mondo dell'antimafia da salotto che per due slogan e quattro scritte si sentì in dovere di difendere colui che li rappresenta.
Avevamo ragioni da vendere ed oggi i fatti dimostrano che arrestare 21 compagni, la maggior parte incensurati, con due reati a testa è solo una farsa malamente orchestrata, e che persino la legge di cui si forgiano i suddetti paladini, non può avvallare tanto. Non è finita chiaro, ma senza sbarre e manette e diverso.
L'attacco che si è voluto portare parla il linguaggio simile ad altri teoremi del passato, della stessa famigliola del Pci, dove i conti con chi non è allineato alla miseria politica e sociale che amministrano le segreterie dei partiti, si regolano anche con  la propria ala giuridica.
Questa volta è andata male e sembra più una bacchettata sulle mani che altro cari democratici di ogni risma, che voi abbiate la radice nel partito o nella magistratura.
L'onda anomala, così come il movimento antagonista non sono facili da arrestare, e mettendovi il cuore in pace, rimaniamo liberi e forti delle nostre ragioni, nel prossimo autunno, nelle vostre metropoli.

NETWORK ANTAGONISTA TORINESE
csoa Askatasuna - csa Murazzi - Collettivo Universitario Autonomo - Kollettivo Studenti Autorganizzati

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