Dello sciocco esercizio di alzarsi da terra a un orario stabilito

Controllo e comando in Piazza Verdi

Nella serata di ieri al rifiuto da parte di A.M., ventunenne sardo, di fornire le proprie generalità dopo non essersi voluto alzare da terra, la polizia ha risposto prendendolo di peso. La reazione della piazza è stata rabbiosa, sono volate bottiglie di vetro e in risposta gli agenti hanno tirato fuori i manganelli. Poco più tardi i mezzi delle forze dell'ordine hanno abbandonato la piazza, riconquistata dagli studenti. Il bilancio conta un poliziotto ferito e condotto in ospedale, mentre A.M. ha passato la serata in Questura, uscendone denunciato per resistenza, lesioni e oltraggio. La polizia obbliga quasi quotidianamente ad alzarsi chi è seduto per terra: la scena, che si ripete da molti mesi in Piazza Verdi è il risultato di una visione mercantile e sceriffesca della sicurezza e dell'ordine pubblico nel suo significato più autoritario. Pubblichiamo il commento inviatoci da un nostro collaboratore
21 maggio 2009

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Nella serata di ieri il problema si è manifestato in modo particolarmente acceso, ma è dall'inizio della bella stagione che in piazza Verdi, a un quarto alle otto, qualche decina di poliziotti e carabinieri cominciano ad attraversare la piazza con lo scopo di far alzare i ragazzi, di solito studenti, che chiacchierano bevendo una birra e sgranocchiando patatine.
"Non è vietato fare l'aperitivo!" Spiegano gli agenti "Ma farlo seduti!". Dopo che i ragazzi si sono alzati, gli agenti portano dei defender attraversando la piazza col chiaro intento di sfollarla, di provocare lo spostamento fisico dei corpi delle persone per fare spazio a degli ingombranti quanto inutili quattroruote corazzati (dove mai dovrebbero andare con quei pachidermi in così poco spazio?). Più o meno una sera sì o una sera no gli agenti fanno sfoggio del potere di cui sono investiti fermando qualcuno a caso, identificando un paio di bravi ragazzi, prendendo in giro qualcuno, lustrandosi le stellette sulla divisa.
Dopo qualche mese di ripetizione dello stesso copione ogni sera, prima di ieri, nessuno in piazza Verdi si chiedeva più perchè alzarsi alle otto: al comparire delle forze dell'ordine la maggior parte delle persone sbruffava, imprecava, e si alzava. Nessuno si chiedeva più quale fosse l'effettiva differenza tra il bere seduti e il farlo in piedi, perchè i mesi e mesi di addestramento hanno funzionato, come con un cucciolo al quale si cerchi di insegnare a stare 'seduto' e 'in piedi'.
Il cofferatismo, in fondo, qualche frutto l'ha portato: ha sicuramente dissodato e nutrito profondamente il terreno dell'annichilimento sociale di Bologna, non solo tramite la moltiplicazione delle telecamere e le ordinanze da buon costume, ma anche tramite la creazione di meccanismi di disciplinamento che nel cieco obbedire ad un comando, che si verifica ogni sera in piazza Verdi, trovano il proprio esempio da manuale.

Non è necessario alzarsi alle otto perchè sia effettivamente un problema sedersi sul suolo pubblico, ma per la stessa ragione per cui chiedendo ubbidienza ad un'ordine così sciocco, il padrone allena il cucciolo ad obbedire ad un comando qualsiasi. Se oggi ci alziamo da terra senza chiederci il perchè, probabilmente domani imbracceremo un fucile con la stessa noncuranza.

E' forse ora di cominciare a riconsiderare pubblicamente alcune categorie quali 'sicurezza' e 'ordine pubblico' cominciando a definirle secondo le esigenze di vita di chi esiste al di fuori e al di dentro dell'area urbana. Ripudiare pubblicamente una realtà urbana in cui le dinamiche e i tempi di vita siano regolati da potenti, speculatori e burocrati in combutta e definire dal basso e da esigenze individuali e collettive, non semplicemente 'pubbliche', i tempi e gli spazi del territorio urbano.
Lo schiacciamento totale della maggior parte delle forze politiche istituzionali di questo paese su posizioni securitarie deliranti ci impone di chiederci oggi, in piazza Verdi e altrove, se non sia giunto il momento di cominciare e ricostruire delle reti dal basso di convivenza e condivisione.
L'alternativa è un futuro in cui le città e gli spazi pubblici saranno forniti di dispositivi di controllo sempre più raffinati, in cui le logiche del mercato, che sono quelle del dominio, continueranno a scandire il tempo delle nostre esistenze.

Piazza Verdi oggi è l'emblema che ciò che anni ed anni di politiche razionali solo per speculatori, banche, politici e partiti hanno costruito negli scorsi anni e una chiarissima premonizione del futuro che gli stessi hanno in serbo per noi.
Dietro lo spauracchio della sicurezza si cela il progetto di spazi e città completamente ridotti a non-luoghi, agglomerati di esclusione attraversati da automi atomizzati capaci di rispondere con la procedura giusta ad ogni schiocco delle dita del potere.
La maggior parte di questo tipo di politiche consiste soprattutto nella creazione di una percezione del controllo, che si traduce nelle piazze e nelle strade in una parata della forza pubblica che rasenta, contemporaneamente, i limiti del ridicolo e del volgare.
Una manifestazione di potenza immediatamente generatrice di due effetti: un senso collettivo di paura che è assoluto, nel senso di slegato da qualsiasi minaccia immediata e reale; una immediata frammentazione della socialità spontanea e libera a favore del reindirizzamento della stessa verso luoghi e tempi che prescindono la volontà dei soggetti interessati e che sono imposti dall'alto - secondo criteri dall'alto stabiliti.

Eseguire un gesto così sciocco come alzarsi da terra ad un orario prestabilito è soltanto un esercizio utile al potere per testare la sua capacità di comando in quel momento, e contemporaneamente abituarci a un comportamento da docili cucciolotti addomesticati, con la bava alla bocca per il biscottino che pensiamo essere il manganello nascosto dietro la schiena del padrone