La mostra fotografica rimmarrà esposta fino al 20 marzo in Sala Borsa

"Storie di guerrilla gardens" di Michela Pasquali [report + foto]

Nell'ambito delle iniziative legate alla mostra Ins/Orti - Crepe Fertili, si è tenuta la presentazione del libro "I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens" di Michela Pasquali. Report del dibattito e foto a cura della nostra inviata.
Angelica Cestari

La mostra è costituita da un centinaio di foto a colori, accompagnate da didascalie che indicano la collocazione, il nome ed i possibili utilizzi delle diverse piante nate e cresciute spontaneamente negli angoli dei marciapiedi, sul ciglio delle strade, nelle aree abbandonate, nelle crepe urbane.
Tali piante vengono considerate "fuori posto", "erbacce", infestanti, inutili, parassite, non rientrano nel "verde urbano" e di conseguenza assumono valenza negativa.
Proprio allo scopo di invertirne tale valenza, Reflecsa, un collettivo fotografico legato all'XM 24 ha realizzato tale mostra, proprio per dar risalto ad una Bologna che solitamente non viene esibita e per dar modo ai visitatori di soffermarsi sulle erbe spontanee e sui luoghi che le accolgono (il piazzale abbandonato, il ciglio della strada, la striscia di terra che costeggia i binari) Foto1 .

L'incontro è stato introdotto da Matteo Gattoni (rappresentante dell'Associazione Quattro Cantoni, Roma - Progetto Gusto Nudo, Bologna), cha ha evidenziato i punti di contatto tre l'iniziativa della mostra ed il lavoro di Michela Pasquali.
Il progetto del collettivo Crepe Urbane-Collettivo Reflecsa-Associazione Campi Aperti deve molto al lavoro di ricerca di Michela Pasquali. Percorso di ricerca degli spazi abbandonati. Sebbene i contesti siano diversi, nel territorio statunitense si tratta di giardini urbani, nel territorio bolognese di verde spontaneo, vi sono comunque dei punti di connessione, in primis gli spazi abbandonati, caratterizzati da un verde spontaneo che rompe il cemento. Per tali aree abbandonate ed inutilizzate delle periferie urbane, quindi in attesa di destinazione d'uso, si potrebbe ipotizzare un uso transitorio; potrebbero diventare luoghi di  sperimentazione, funzionare come spazi pubblici riconsegnati agli abitanti dei quartieri Foto2 .

Michela Pasquali, paesaggista e botanica, all'inizio degli anni '90 si trasferì a New York. Da lì cominciò le ricerche sull'oggetto del suo libro. Con questo lavoro, l'autrice accompagna il lettore in un viaggio verso numerosi giardini nati nelle aree abbandonate di Loisaida, piccolo quartiere di Manhattan, nato alla fine dell'Ottocento per accogliere ondate di immigrati..
Il libro spiega origine,sviluppo, evoluzione bel corso di trent'anni. Creati dalla comunità locale, tali giardini rappresentano un inedito patrimonio di verde urbano nascosto.
Proprio a partire dagli anni '70, sull'onda del movimento ambientalista, dei piccoli gruppi cominciano ad occupare e ad occuparsi di tali spazi, trasformandoli in giardini.
In effetti il termine "giardino" indica uno spazio chiuso, recintato. Qui non si tratta di progetti. Le piante crescono come vogliono, non sono soggette a potatura. Tali spazi sono gestiti da gruppi di famiglie, o da vicini di casa; spesso vengono suddivisi in lotti. Nella maggior parte dei casi si tratta di erbe aromatiche, quasi mai di ortaggi, o altro.
Tra tutti coloro che si prendon cura di questi spazi non vi sono esperti di botanica. Essi risultano al catasto come spazi abbandonati, non come giardini. Eppure sono importantissimi per la popolazione, poiché sono luoghi in cui si svolge qualsiasi tipo di manifestazione, sono vitali per la cultura del quartiere. Rappresentano la vera sensibilità nei confronti della natura. Costituiscono un insieme di culture, religioni, abitudini, per riprendere le parole dell'autrice, un"esperienza di socialità".
Oggi però la loro esistenza è messa in pericolo, molti di essi son stati già sostituiti da edifici. foto3

Questi luoghi non son più solo caratteristica peculiare del Lower East Side. Tali realtà hanno cominciato a prender forma anche a Parigi, Londra, Berlino, anche in Italia.
Nel nostro paese la volontà di creare c'è, ma è difficile portare avanti un lavoro del genere. Non abbiamo l'idea del bene comune, di curare uno spazio collettivamente, anche se temporaneamente. Riuscire a trasformare in giardini degli spazi abbandonati richiede impegno.
Beatrice Collignon, docente della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bologna, ha messo in evidenza la realtà bolognese. Qui si tratta  di orti di proprietà comunale, gestiti dal comune in modo molto
istituzionale, e messi a disposizione degli anziani. A differenza dei giardini di Manhattan, questi luoghi sono importanti solo per chi vi sta dentro, per chi vi lavora, chi ne sta fuori, ne è escluso. All'interno di essi vi si produce una separazione e vi sono delle regole molto precise (non vi è libertà, si punta sulla coltivazione). Non è uno spazio di vita sociale come nel caso statunitense.
Nonostante ciò, a Bologna comunque vi sono delle esperienze molto circoscritte dal punto di vista territoriale che in qualche modo richiamano l'esperienza statunitense. Si tratta di due,tre persone che si prendono cura di un piccolo terreno abbandonato.
Né è esempio l'aiuola di via Azzo Gardino, trasformata in un piccolo Critical Garden, grazie all'iniziativa ed alla volontà del signor Giovanni e di Adam, un clochard della zona. Stanchi di vedere quel pezzo di terra trascurato e utilizzato come discarica, hanno cominciato a reperire le piante ed i fiori che avrebbero sostituito i rifiuti e gli escrementi. Questo è sì un esempio di Critical Garden, ma è anche il segnale della  possibile nascita di luoghi di aggregazione spontanea, dove poter portare avanti relazioni umane tre vicini, conoscenti, passanti. Altro punto comune con la realtà statunitense.
Foto4
L'incontro si è concluso con l'intervento di Francesco Evangelisti, architetto del Comune di Bologna, il quale si è soffermato su tre punti:
- uso transitorio degli spazi
- tutela del territorio rurale (spazi conservati in cui non vi si può costruire, i loro possibili utilizzi, i modi di renderli fruibili)
- regolamento urbanistico edilizio, allargato anche agli spazi pubblici.

Ottima la partecipazione, forse anche superiore alle attese, e numerosi gli interventi che hanno proseguito il dibattito dopo le esposizioni dei relatori.