Centro storico off-limits, dure prese di posizione

Comunicati sui divieti della questura per il corteo del 24 gennaio [aggiornati]

Pubblichiamo i primi comunicati prodotti da alcune delle realtà organizzatrici della manifestazione per la Palestina del 24/1.
16 gennaio 2009

> Leggi il comunicato di Valerio Monteventi

RILANCIAMO LA SOLIDARIETA' PER LA PALESTINA.

Si aggiunge un ulteriore provocazione al corteo per la Palestina indetto per il 24 gennaio a Bologna, negando ai manifestanti di sfilare in centro. Fa paura la solidarietà espressa dalla comunità araba nei confronti della lotta del popolo palestinese di fronte all'ingigantirsi della manifestazione nazionale del 17 a sostegno delle ragioni del popolo palestinese. Si sta cercando di spostare l'attenzione rispetto a questo vasto movimento di solidarietà, attorno ad un problema di identità religiose. Noi pensiamo che ogni cittadino possa manifestare liberamente la sua solidarietà, portando in piazza la propria identità, sia essa politica, culturale o religiosa. Per noi l'importante è che si interrompa il massacro a Gaza, che sempre più cittadini manifestino la loro indignazione e che si passi ad una solidarietà attiva per fermare il genocidio in Palestina.
Le strumentalizzazioni da parte dei politici e dei mezzi di informazione, vanno condannate, chiediamo a tutto il movimento di solidarietà con la Palestina di ribattere portanto alla luce gli interessi economici israeliani nella nostra regione, dai trattati economici con la Regione Emilia Romagna o all'Università e difendendo il diritto a manifestare della comunità araba.

COMITATO PALESTINA BOLOGNA

 

COMUNICATO STAMPA del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Il divieto imposto alla manifestazione per Gaza di sabato 24 gennaio è gravissimo. In città tira aria da regime. Le limitazioni imposte dalla questura per il corteo di sabato prossimo in solidarietà con Gaza sono di fatto un divieto a manifestare e vanno respinte al mittente.
Per la prima volta viene vietato il centro storico della città ad un corteo contro la guerra, forse qualcuno vuole ripristinare le "zone rosse" come al G8 di Genova del 2001 e alzare volutamente la tensione.
Da più parti si vuol far diventare la questione palestinese un fatto di religione per dimenticare il diritto all'esistenza di un popolo fatto di musulmani così come di cristiani e per fortuna, anche di laici.
A Bologna, forse anche in vista delle prossime elezioni amministrative, si comincia a respirare una brutta aria da regime.

Michele Terra

 

INACCETTABILE LA DECISIONE DELLA QUESTURA IN MERITO ALLA MANIFESTAZIONE REGIONALE DEL 24 GENNAIO PROSSIMO CONTRO IL MASSACRO DI GAZA

I divieti imposti dalla questura di Bologna alla manifestazione regionale prevista per il 24 gennaio prossimo sono una provocazione voluta ed ottenuta da quei politici che vorrebbero oscurare completamente il massacro che il governo israeliano sta perpetrando nei confronti della popolazione palestinese di Gaza.
Limitano i diritti civili garantiti dalla nostra Costituzione per cercare di mettere in secondo piano il massacro di Gaza ed impedire la solidarietà attiva al popolo palestinese che un numero sempre più crescente di lavoratori e cittadini sta manifestando perché, sanno che questa mobilitazione può essere decisiva per fermare l'aggressione israeliana. Per questi motivi ribadiamo il nostro sostegno alla manifestazione nazionale prevista per domani pomeriggio a Roma e a quella regionale del 24 gennaio prossimo le cui modalità, senza subire alcun tipo di intimidazione, decideremo insieme alle altre forze sociali e politiche che l'hanno organizzata.

RdB Bologna

 

Perfettamente concorde, anche noi di Un ponte per... rimaniamo perplessi e preoccupati dell'andazzo generale. Si riduce a mera speculazione ''politica-elettorale'' la questione della possibile preghiera islamica durante il corteo, dovuta ai loro ritmi religiosi quotidiani e non gia' come viene illustrato come una provocazione, fomentando la gia' preoccupante opposizione alla moschea. Questi politici senza per altro proporre alcun che per sollecitare il governo italiano a farsi carico dei suoi obblighi internazionali e
intervenire per la pace, dovrebbero essere piu' accorti a lanciare simili sciocchezze sulla stampa.
Neppure il presidente della repubblica ha davvero espresso una chiara condanna alla mattanza dei civili di Gaza. Stupisce che la miope e geocentrica politica bolognese dimentichi che in questa guerra si sono violati i diritti umani e anche si è agito in spregio a trattati e hanno bombardato e distrutto sedi dell'onu, della croce rossa e ospedali. E' pertanto fuori ogni logica l'assurda querelle dei politici sui giornali!!!
Facciamo vedere a tutti cosa vuol dire manifestare per la pace: il 24 tutti in piazza.

Nadia D'arco
Un ponte per...

 

LAICAMENTE, PER IL DIRITTO ALLA PREGHIERA
DEMOCRATICAMENTE, PER IL DIRITTO DI MANIFESTARE

I veti posti alla richiesta di una manifestazione democratica contro il massacro quotidiano di Gaza sono inaccettabili e contraddicono le chiacchiere inutili sulla tolleranza che ascoltiamo continuamente.
Il divieto di pregare durante un corteo politicoè una decisione degna dei regimi integralisti islamici (Iran ecc..), che i benpensanti vedono come il male assoluto.
E' stata individuata una piazza lontana da altri luoghi di culto. Ma, giustamente, nessuno si scandalizza se, durante le commemorazioni istituzionali (2 agosto o strage del Pilastro), pochi o molti manifestanti
fanno il segno della Croce. La preghiera del tramonto, per gli islamici è irrinunciabile. Ogni tentativo di proibirla, limitarla o condizionarla è dettato dalla voglia becera di allontanare l'attenzione dal criminale intervento militare israeliano per spostarla su temi che il centro-destra coltiverà durante la campagna elettorale. E il PD, in cerca di consensi, è favorevole alle prevaricazioni che la Lega, Forza Italia e Alleanza
Nazionale amano.
Vogliamo BOLOGNA CITTA' LIBERA. Una città in cui gli autobus, con gli slogan dei laici, possano circolare durante la processione di S. Luca e durante la preghiera dei musulmani.

Serafino D'Onofrio

 

PALESTINA LIBERA, LIBERA MANIFESTAZIONE

Alcuni giorni fa le comunità palestinesi e arabe bolognesi, insieme a diverse realtà e associazioni politiche, hanno deciso di promuovere, per sabato 24 gennaio, una manifestazione regionale a Bologna contro il massacro che sta avvenendo a Gaza e a sostegno del popolo palestinese.
Un gesto pacifico di solidarietà con la Palestina - così come è stata la manifestazione del 3 gennaio scorso - che però non sembra essere gradito dalla questura bolognese, che vorrebbe impedire di fatto la manifestazione, creando una zona rossa invalicabile nel centro storico della nostra città. L'intenzione è quella di arrivare in Piazza Maggiore partendo da Piazza dell'Unità, ma i vertici della questura vogliono fermare il corteo in Piazza XX Settembre. Questo è un veto inaccettabile, che rivela un atteggiamento di tipo razzista e sprezzante della democrazia, poichè mira ad impedire il sacrosanto diritto di manifestare pubblicamente il dissenso contro la guerra genocida israeliana, creando oggettivamente un inutile clima di tensione, che va invece evitato. Chiediamo la revoca di questa decisione e chiamiamo le forze democratiche e progressiste di questa città ad esprimersi chiaramente per la libertà di manifestare garantita dalla nostra Costituzione. In questo momento sarebbe un atto colpevole e grave l'equidistanza.

Segreteria Provinciale Prc-Se di Bologna
Giovani Comunisti/e Bologna

 

RIFIUTIAMO LE PRESCRIZIONI DELLA QUESTURA! - Lab. Crash! sul corteo di solidarietà al popolo palestinese

Veniamo a sapere in merito alla manifestazione in solidarietà alla resistenza della popolazione palestinese della striscia di Gaza, indetta dal movimento cittadino per il 24 Gennaio 2009 e di cui siamo tra ipromotori, dei pesanti veti che dalla questura arbitrariamente vanno a colpire la percorribilità delle strade e perfino la tempistica con cui questa solidarietà va espressa.

Le posizioni esplicitate dal vescovo, a cui segue la scelta di modificare orari e percorso del corteo, sono inaccettabili. In questo modo ci sembra che si voglia con ostinazione affermare un idea di città che come
Laboratorio Crash! rifiutiamo categoricamente. Non è possibile continuare a provocare un'ampissima parte della comunità migrante bolognese! Perchè la citta che vogliamo e siamo in tanti a volerlo è aperta e accogliente per tutti e tutte.

Un intero arco istituzionale, di partiti di governo e di opposizione cittadini, finanche di partiti dichiaratamente neofascisti, suddito di queste parole, tramite le pressioni esercitate in questi giorni pensano di
aver così allontanato dagli occhi del centro cittadino lo "spettro" di quella che è una guerra combattuta da Israele in esplicita violazione di ogni convenzione internazionale.

Di aver allontanato dal centro cittadino quanti credono giusta e doverosa un'espressione di solidarietà alla popolazione palestinese, ben lontani dalla propaganda sionista che da decenni presenta come "dovuta difesa" quello che è sempre stato un regime illegittimo di occupazione militare.

Niente di più sbagliato. Questi veti riattualizzano e riterritorializzano quelle che sono le negazioni che lo stato di Israele impone alla popolazione palestinese: check point e muri dell'apharteid che si tenta di costruirci attorno nel centro di Bologna. Oggi più che mai ci sentiamo vicini, anche per questo, a quanti con i loro sacrifici umani e la loro
resistenza combattono per la liberazione delle proprie terre dagli occupanti sionisti.

Ancor più grave, nel cumulo dei fatti, è che si accetti serenamente l'introduzione sulla libertà di movimento di un sistema di diritto differenziale su basi di appartenenza religiosa. Questa l'esplicita motivazione dei veti presentati.

Noi non ci stiamo. Rivendichiamo la percorribiltà delle strade e delle piazze, del più sperduto dei vicoli, dei meno conosciuti angoli, così come delle più centrali delle piazze della nostra città tutta. Quella di sabato
24 sarà una manifestazione determinata a conquistarsi la sua agibilità.

Laboratorio Crash!

 

GAZA BRUCIA E BOLOGNA VIETA

Gaza City: 20esimo giorno di guerra. La città brucia, si contano più di 1000 morti, gran parte dei quali donne e bambini. I feriti sono oltre 5000, non c’è alcuna possibilità di fuga e l’intera città è un’enorme campo di
concentramento. I bombardamenti si susseguono giorno e notte senza risparmiare le scuole e le sedi dell’Onu sovraffollate dai rifugiati; anche l’ospedale Al-Quds è stato colpito.
Il genocidio pianificato dallo stato di Israele continua, sostenuto dall’indifferenza e dal silenzio assenso del mondo intero. Il minimo che possiamo fare è urlare il nostro dolore e la nostra rabbia per cercare di fermare  questo orrore.
Abbiamo deciso di partecipare alla grande manifestazione che si terrà a Roma Sabato 17 Gennaio e vogliamo scendere in piazza anche nella nostra città per denunciare il genocidio in atto da oltre mezzo secolo, per fare in modo che uomini e donne nostri fratelli sappiano che non sono abbandonati.
Purtroppo questo non sarà possibile.
Infatti, oggi la questura di Bologna ha comunicato la gravissima decisione di porre tante e tali limitazioni di orari e percorso alla manifestazione Regionale, convocata per il 24 Gennaio dall'assemblea delle realtà sociali e politiche che lottano per la libertà del popolo palestinese, da snaturarne completamente il significato. In questo modo si calpesta il più elementare dei "diritti democratici" sanciti dalla Costituzione, il diritto a manifestare liberamente e pacificamente.
E’ dalla metà degli anni ’70 che l’Italia vive un regime di leggi emergenziali, usate come pretesto dai governi di ogni colore per tappare la bocca al dissenso e criminalizzare ogni forma di conflitto.
Pensiamo che in questo Paese si stia vivendo un’autentica emergenza democratica.
Di cosa hanno paura Lega Nord, Forza Italia, Alleanza Nazionale, PD e Curia avvinghiati tutti insieme in una disgustosa ammucchiata reazionaria?
Che donne e uomini ancora capaci d’indignarsi e provare dolore di fronte ad un massacro senza fine rompano il muro del silenzio costruito dai media complici di questo orrore?
Per questi squallidi figuri la solidarietà umana e sociale è eversiva?

NON CI LASCEREMO INTIMIDIRE NE’ ZITTIRE DA QUESTI MISERABILI COMPLICI DEGLI
ASSASSINI

IL 24 GENNAIO RISCATTIAMO LA DIGNITA’,  PERDUTA CON LA NOSTRA LIBERTA’,
UNENDOCI IN UN GRIDO D’INDIGNAZIONE  CONTRO LO STERMINIO DI GAZA.

L’ Assemblea di VAG61

 

IL  24  GENNAIO  MANIFESTAZIONE  SENZA  DIVIETI
CON  LA  PALESTINA  NEL  CUORE

Riteniamo grave ed inccettabile il fatto che si tenti di limitare la libertà  di manifestare lo sdegno collettivo per il massacro perpetrato dal terrorismo di stato israeliano ai danni della popolazione di Gaza.

Sono ormai 60 anni che il popolo palestinese soffre le aggressioni sempre più feroci; in queste stesse ore le bombe al fosforo bruciano le persone e bruciano le poche riserve di viveri e medicinali, le cluster-bomb vengono lanciate per piegare la resistenza di tutta una popolazione.

Non è ammissimibile che per motivi pretestuosi si tenti di vietare l'agibilità  a chi vuole manifestare contro questo abominio!

Quella di sabato 24 è, deve essere e sarà  una grande manifestazione a fianco della lotta del popolo palestinese, di tutto il popolo palestinese.

Relativamente alla questione "preghiera" sollevata da varie parti, invitiamo tutti/e a non mescolare questo fatto privato, che attiene alla sfera delle libertà  personali, con il fatto pubblico e politico rappresentato dalla manifestazione.
Riteniamo che, pur nel pieno rispetto delle credenze religiose di chicchessia, il giorno 24 si debba parlare del genocidio del popolo palestinese e del suo diritto ad avere uno stato sovrano e non di preghiere di piazza o di chiesa; quello che avviene in Palestina non è una guerra di religione, né, tantomeno, uno "scontro di civiltà ", si tratta di una guerra di oppressione da parte di uno stato che ha fatto dell'apartheid la propria bussola politica e che scarica la potenza di uno degli esrciti più forti del mondo contro una popolazione rinchiusa all'interno di un muro della vergogna.

Questo è quello che dovrà  essere portato nel centro di Bologna sabato 24.

Confederazione Cobas Bologna


L'ERA DEL PACCHETTO SICUREZZA
 
Nell´era del pacchetto sicurezza, la Questura di Bologna ha la strada spianata. Può imporre senza indugi il divieto di manifestare per le vie del centro cittadino a migliaia di uomini e donne, per la maggior parte migranti, determinati a esprimere pubblicamente tutta la loro rabbia contro il massacro che tinge di sangue la striscia di Gaza, e tutta la loro solidarietà alla popolazione che quel massacro lo subisce.
Nell´era del pacchetto sicurezza, non verrà meno questa determinazione. Noi non cadremo nella trappola di chi, facendosi scudo della più bieca intolleranza religiosa, vuole mettere a tacere un´istanza politica, l´indignazione collettiva per il massacro che si sta compiendo in Palestina. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: Gaza non brucia sotto le bombe di un conflitto etnico o di religione, non trema per un fantomatico scontro di civiltà. Bruciano i corpi e si spengono le vite di uomini, donne e bambini imprigionati dentro un confine che si apre solo per trasformarli nei clandestini che lavorano nel territorio di quello stato che oggi li attacca. Non cadremo nella trappola di chi vuole costringere dentro a conflitti e confini identitari chi sta lottando per abbattere quei confini.
Nell´era del pacchetto sicurezza è chiaro che l´appartenenza religiosa o nazionale non conta. Sempre più confini - quelli della nazione che li rende clandestini, quelli della burocrazia che li soffoca, quelli dei contributi economici che li impoveriscono, quelli del razzismo che li divide - peseranno su tutti i migranti a prescindere dalla loro fede e dalla loro provenienza. I divieti imposti alla manifestazione del 24 gennaio parlano anche di questo, e ci fanno capire che è ancora più importante prendere parola.
Il 24 gennaio non potranno imporre il silenzio a chi come noi lotta per la libertà degli uomini e delle donne in Palestina. Dopo il 24 gennaio non potranno imporre il silenzio a chi con noi vorrà lottare per la libertà dei migranti in questo paese.
 
Coordinamento Migranti di Bologna e provincia

 

COMUNICATO DI SINISTRA CRITICA DI BOLOGNA

I divieti imposti dalla Questura di Bologna alla manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese indetta
per sabato prossimo parlano di una città succube della Curia e del peggiore perbenismo. Essi sono il frutto di una scandalosa campagna stampa orchestrata a più mani da un ampio arco di forze politiche, che vanno dalla Lega al Pd.
Palese è il loro tentativo di alimentare, dopo il successo della manifestazione bolognese del 3 gennaio scorso, un presunto scontro di "civiltà" a sfondo religioso, verso cui indirizzare l'attenzione dell'opinione
pubblica e grazie al quale nascondere la drammatica realtà dei crimini di guerra perpetrati dall'esercito israeliano in Palestina.

Vietare l'utilizzo del centro cittadino per dar voce allo sdegno di fronte a ciò che è avvenuto a Gaza parla della lesione di un diritto elementare: quello a manifestare. Cercare di impedire che durante questo genere di manifestazioni qualcuno preghi parla invece della volontà  di negare ai migranti la possibilità  di reservare
un'identità  (in questo caso di carattere religioso, in altri casi di natura diversa) che non sia quella imposta dalle politiche di "integrazione" dominanti. Per queste ragioni, entrambi i divieti dovrebbero, a nostro giudizio, essere rispediti al mittente.

La straordinaria partecipazione che ha caratterizzato la manifestazione di ieri a Roma, dove 150 mila persone hanno sfilato senza ambiguità  a fianco della lotta del popolo palestinese, fa presagire che anche sabato a Bologna in tanti sfideranno il silenzio e le censure che massmedia e intellighenzia del nostro paese hanno imposto su Gaza.

Sinistra Critica aderisce con convinzione all'iniziativa e sarà  in piazza al fianco della comunità  araba.

18 gennaio 2009

 

Solidali con il popolo di Gaza, contro ogni apartheid. Anche nel salotto buono

Il sabato successivo al corteo nazionale organizzato a Roma per il 17 gennaio, Bologna scenderà nuovamente in piazza contro la mattanza nella Striscia di Gaza. Alcuni giorni fa, per conto di un'assemblea partecipata da comunità migranti, centri sociali, sindacati di base, reti e realtà del movimento cittadino, è stata data comunicazione in questura per un corteo che doveva partire da Piazza dell'Unità e percorrere via Matteotti e via Indipendenza terminando in Piazza Maggiore. Poco dopo le 17, i fedeli musulmani, maggioritari nelle comunità arabe, non possono non osservare la preghiera del tramonto, che era stata perciò prevista in Piazza XX Settembre durante una sosta del corteo.

La Questura di Bologna ha decretato venerdì 16 che «una preghiera nell'ambito di una manifestazione non si può fare». Così il corteo contro il massacro di Gaza del prossimo 24 gennaio a Bologna dovrebbe partire
solo dopo le 17, cioè dopo la preghiera islamica. Ma non basta. A dimostrazione che la preghiera non c'entra, la manifestazione non potrà lo stesso entrare in centro: «è vietata tutta la T del centro storico e
Piazza Maggiore» ed è autorizzato «solo un breve tratto da Piazza dell'Unità a Piazza XX Settembre e poi ritorno da Piazza XX Settembre a Piazza dell'Unità» (circa 700 metri). Insomma, nessuna visibilità per le
atrocità che vengono commesse contro la popolazione palestinese. Non in centro, non nel salotto buono, non tra le luci delle vetrine e dello shopping.

Come in tanti paesi occidentali (Germania, Francia, Inghilterra, Stati Uniti) anche in Italia la presenza di rilevanti comunità mussulmane non è un fatto per nulla nuovo o recente. Chi soffia oggi sul fuoco dello
"scontro di civiltà", da Alleanza Nazionale a Forza Nuova e alla Lega, solo per squallido opportunismo elettorale, per avvantaggiarsi di paure istintive verso lo "straniero", compie un'azione irresponsabile e incivile
di discriminazione. Anche quelle gerarchie religiose che credono che la loro religione sia un fatto identitario e nazionale, servono un Dio d'odio.

Noi non preghiamo. Ma crediamo che in una manifestazione pubblica ognuno debba esprimersi come sente e vuole, con il proprio linguaggio, la propria cultura, le proprie memorie, e anche quindi con la preghiera. Se una preghiera islamica viene fatta davanti a una chiesa cristiana, secondo noi non ci può essere alcuna "sfida" o "offesa". Qualcuno ha detto: "Non pregherete in questa o quella chiesa, ma in spirito e verità" (Vangelo di Giovanni 4). Migliaia di vittime civili ferite o uccise, lasciate morire per le strade, senza cibo, senza acqua, senza casa, sotto continui bombardamenti, impaurite, agonizzanti, disperate: questa è una verità che abbiamo tutti sotto gli occhi.

Noi non siamo religiosi. Ma porteremo in piazza il nostro antirazzismo e la nostra ostilità e determinazione alla resistenza contro ogni muro, contro ogni razzismo, contro ogni apartheid. Perché altre parole non
conosciamo per definire le politiche di uno Stato confessionale come Israele ossessionato dalla demografia, che confina e massacra da decenni un popolo di diversa cultura e religione colpevole solo di esistere entro
un territorio che quello Stato chiama «terra promessa». E il 24 gennaio resistenza vorrà dire anzitutto non cadere nella meschina provocazione razzista della Questura di Bologna che cerca di creare artificialmente
tensione per limitare la partecipazione al corteo. Vuol dire denunciare in città la negazione istituzionale della libertà di manifestare e della libertà d'espressione, soprattutto quella di comunità migranti che si vogliono escludere dalle strade e piazze centrali dove Bologna si dà la propria ipocrita rappresentazione di ordine, legalità e opulenza. Vuol dire consolidare i percorsi di lotta e di autorganizzazione con i migranti e i non garantiti.

Assemblea Antifascista Permanente - Bologna
www.assembleantifascistabologna.noblogs.org
aap-bologna@risuep.net

 

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