Approfondimenti

Chi è Pierluigi Concutelli?

Pubbichiamo da Indymedia Emilia-Romagna un articolo che spiega chi è realmente Pierluigi Concutelli, autore del libro "Io, l'uomo nero", libro che doveva essere presentato il 13 dicembre nella Sala dell'Angelo del Quartiere Santo Stefano.
12 dicembre 2008 - Reporter libertario

> Da Indymedia Emilia-Romagna

Pierluigi Concutelli, romano di origini marsicane, cresce a Palermo. Il 24 ottobre 1969 è arrestato con altri camerati mentre si addestrano all’uso di mitra, pistole e bombe a mano sulla collina di Bellolampo, vicino Palermo. Se la cava con una condanna a 14 mesi. Milita nel Fronte Nazionale con Ciccio Mangiameli (insieme nella primavera del 1971 compiono un attentato contro una sede della Giovane Italia) poi rientra nell’MSI come dirigente provinciale e presidente del Fuan. Accumula denunce per porto d’armi, associazione a delinquere e lesioni, il normale cursus honorum di uno squadrista di talento, tra passione per le armi, molte mazzate, qualche botto dimostrativo, la politica di partito. La svolta coincide con il trasferimento della famiglia a Catania. Li Concutelli entra in contatto con gli oridinovisti passati in clandestinità dopo che il Vicinale ha sciolto il gruppo nell’autunno del 1973.
Il 1974 è un anno pesante per l’estrema destra, e il fallimento dei progetti stragisti e golpisti scatena una durissima repressione. In questo quadro si innesta un riavvicinamento tra i gruppi “storici” extraparlamentari, Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, spesso divisi da una fiera rivalità. Il luogo privilegiato della riunificazione è la Spagna, dove tanti rifugiati italiani, compresi alcuni ordinovisti, fanno capo a Delle Chiaie (leader di Avanguardia Nazionale) che, grazie al ruolo di “delfino” di Borghese, ha un ferreo controllo della comunità esule.
È proprio a Madrid, alla fine del 1974, che si aggrega il fronte contro la repressione, dando vita ad un’unica organizzazione, in cui Concutelli avrà una parte di rilievo, mentre in Italia il processo in corso a Catanzaro per la strage di piazza Fontana è l’occasione di stringere i rapporti con i tanti camerati che vengono a testimoniare solidarietà a Franco “Giorgio” Freda.
Giusto in quei mesi Concutelli avrebbe animato il Fronte unitario di lotta al sistema (Fulas), banda armata di area ordinovista, responsabile di attentati a Roma, in Calabria e in Sicilia.
Lo spettro ampio degli obiettivi, mirati e non più circoscritti alla tradizionale lotta anticomunista, e la scelta di operare per campagne coordinate, segnano una discontinuità con la stagione stragista e l’ambizione di competere con il partito armato in crescita. Nel gennaio 1975 vengono compiuti attentati dinamitardi allo studio dell’avvocato Eduardo Di Giovanni (curatore con Marco Ligini del libro La strage di stato. Controinchiesta), all’abitazione del giornalista Willy De Luca e presso la redazione de Il Borghese, indirizzato al direttore, Mario Tedeschi.
Al tradizionale addestramento all’uso d’esplosivo e al procacciamento d’armi, s’accompagna un’intensa campagna di finanziamento attraverso rapine e spaccio di denaro falso nonché una spregiudicata schedatura di militanti “autonomi”, attività nella quale si inseriscono scambi di favori con ufficiali dei carabinieri.
Nell’inverno-primavera del 1975 si susseguono attentati in Sicilia e Calabria, ove il Fulas è animato da Concutelli, Mangiameli e altri ordinovisti: alla concessionaria Fiat di Catania, al catasto di Reggio, alla redazione de L’Ora di Palermo, alcuni eseguiti in simultanea per dar prova d’efficienza.
Nel frattempo Concutelli è ancora attivo nell’MSI: in primavera si candida al comune di Palermo ma è bocciato, con meno di mille preferenze. Tra cui manca la sua: il giorno del voto, il 15 giugno, è in cella per una rissa elettorale. Ottenuta la libertà provvisoria chiede un permesso e a luglio si trasferisce in Puglia, dove organizza il sequestro di un giovane banchiere, Luigi Mariano. Il rapimento dura un mese e mezzo, dal 23 luglio al 9 settembre 1975. L’ostaggio viene liberato nelle campagne di Taranto dopo il pagamento di 280milioni. A settembre scattano i mandati di cattura contro un manipolo di ‘ndranghetisti, Concutelli, i cugini Martinesi (Luigi e Antonio) e un gruppetto di fascisti toscani: Mario Luceri, Mario Pellegrini, Elio Fini.
Concutelli si rifugia nella base romana di via Sartorio (un locale che Avanguardia Nazionale ha messo a disposizione della Milizia rivoluzionaria) e, sviluppando una scaletta di Delle Chiaie, stende un documento sul soldato politico che è sequestrato dopo il blitz di dicembre nel covo.
Con l’aiuto dell’ex marò Peppino Pugliese, si rifugia allora in Corsica, a Erbalunga, posizione ideale per il pendolarismo con l’Italia.
In questo periodo Concutelli avrebbe partecipato con Delle Chiaie e Flavio Campo a due operazioni contro rifugiati baschi in Francia, attentati che hanno causato tre vittime.
Concutelli partecipa, come responsabile militare, al vertice in una villa dei Castelli romani e al summit di dicembre 1975 a Nizza, dove lo scontro tra Graziani (Ordine Nuovo) e Delle Chiaie (Avanguardia Nazionale) fa abortire il processo unitario.
Subito dopo il vertice dei Castelli, Concutelli avrebbe ridotto in fin di vita il vicepresidente della Dc cilena Bernardo Leighton, esule a Roma, e la moglie. Per l’attentato la giunta militare avrebbe pagato a Delle Chiaie 100milioni.
Dopo la spaccatura di Nizza anche Concutelli rompe con Delle Chiaie. Nel febbraio del 1976 si allontana dalla Spagna portandosi per ricordo un Ingram, mitraglietta Usa in dotazione alla polizia madrilena.
Il ritorno in Italia è faticoso: Concutelli deve ricostruire un’organizzazione dopo la rottura con Avanguardia Nazionale. Il gruppo dirigente di Ordine Nuovo è latitante all’estero, con pesanti accuse di stragismo. In Lotta Popolare, che doveva costituire l’organizzazione di facciata del movimento unitario, gli ordinovisti sono in minoranza. In un paio di mesi Concutelli fonda i Gruppi di azione ordinovista, in cui affluiscono i suoi camerati di Catania, la cellula di Perugia, il forte nucleo tiburtino.
Il 10 luglio del 1976 uccide il pm Vittorio Occorsio, che aveva condotto processi contro Ordine Nuovo. Pochi giorni dopo organizza una rapina in una villa a Tivoli per procurarsi armi (e ci scappa il morto) e poi un colpo alla Banca del Ministero del lavoro, con un bottino di 460milioni di lire.
Quando il cerchio delle indagini si stringe, Concutelli ripara all’estero e rientra solo quando è disponibile un nuovo alloggio sicuro a Ostia.
Il 13 febbraio 1977 viene arrestato, alla vigilia di un attentato contro il pm Vigna.
Lo stesso giorno del sequesto Moro, Concutelli è condannato all’ergastolo per l’omicidio di Occorsio, pena confermata in appello, a tempo di record. Nel periodo successivo vengono scoperti numerosi tentativi di evasione. Intanto il 13 aprile 1981, lui e Mario Tuti, leader della banda armata Fronte Nazionale Rivoluzionario, uccidono nel cortile del carcere di Novara Ermanno Buzzi, condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Brescia, perché confidente dei carabinieri, provocatore e corruttore di minorenni. Saranno entrambi condannati all’ergastolo.
Il 10 agosto 1982, nel carcere di Novara, strangola con una rudimentale garrota Carmelo Palladino, fedelissimo di Delle Chiaie, arrestato nell’inchiesta sulla strage di Bologna e sospettato di aver causato la morte di Giorgio Vale (militante di spicco di Terza Posizione e Nar) svelando il nome dell’affittuario del suo nascondiglio.
Dopo il secondo omicidio in carcere Concutelli è sottoposto al regime di massimo rigore, in totale isolamento nei cosiddetti “braccetti della morte”.
Durante i processi è arrogante con i giornalisti e i giudici e rivendica gli omicidi come esecutore e mandante militare. Mai rinnegherà l’adesione alla lotta armata.
Oggi Concutelli gode di uno stato di semilibertà grazie alla casa editrice milanese Orion, che gli affida la responsabilità dell’ufficio romano.