Un comunicato del laboratorio Crash

Bologna e centri sociali nelle prime giornate di crisi

Pubblichiamo un comunicato del laboratorio Crash, un analisi sulla ricchezza dei centri sociali e sul loro ruolo nella crisi.
6 dicembre 2008 - Lab. Crash

Gli spazi sociali in queste prime giornate di crisi globale sono al centro
della repressione in molte città. Questo autunno, dal nord al sud
d'italia, ha visto diversi sgomberi e azioni da parte delle istituzioni,
siano esse gestiste da pdl o pd, volte a reprimere o criminalizzare
storiche o nuove esperienze di autogestione. In questa fase attaccare uno
spazio sociale vuol dire tentare di sottrarre al conflitto e
all'antagonismo uno strumento decisivo per la ricomposizione politica
giovanile, del precariato e della soggettività migrante, vuol dire
sottrarre quello strumento che da circa 30 anni a questa parte da la
possibilità di costruire percorsi politici e culturali autonomi e
antagonisti.

Che Bologna fosse la cavia predestinata su cui sperimentare le politiche
securitarie e ultra-autoritarie adeguate alla fase si è chiarito in questi
anni di amministrazione Kofferati. Forte in prima battuta del consenso "a
sinistra" e del suo carisma personale, il sig. Kofferati si è poi lanciato
con grande energia e passione sul terreno della cosi' detta legalità,
dichiarando di fatto guerra ai soggetti deboli e precari che abitano la
metropoli. Troppo spazio prenderebbe l'elenco delle vittime della guerra
per la "legalita'" fatta dal sindaco sceriffo, in questa occasione quello
che ci preme socializzare è che la proposta antagonista bolognese ha fin
da subito smascherato questo progetto e lo ha fatto oggetto di critica e
forte opposizione sociale. Il sindaco sceriffo di Bologna ha di fatto
preparato il terreno al ministro Maroni e qui in città ha anticipato le
misure di emergenza crisi che passano anche sotto il nome di pacchetti
sicurezza.

La manifestazione del 6 ottobre scorso, forte di un'ampissima
partecipazione cittadina e nazionale aveva saputo decretare dal basso il
rifiuto radicale alle sperimentazioni sociali del sindaco Kofferati. In
completa autonomia dai partiti il blocco antagonista scendeva in piazza per
difendere gli spazi sociali e contestare il modello cofferatiano. Le due
settimane di sgomberi e repressione che hanno colpito il Laboratorio Crash!
si iscrivono all'interno di questa storia, che è la storia della guerra
per la legalità ma anche, e quello che ci interessa di piu', la storia
dell'antagonismo e della costruzione dei blocchi dell'opposizione sociale.
Lo sgombero avvenuto ieri mattina (3 dicembre) è il tentativo
dell'amministrazione di mettere la firma sulla fine di questa storia,
facendolo con il ricorso ai manganelli e alle cariche della polizia,
peccato per loro che ieri, come sempre, quella firma l'abbiano messa i
compagni e le compagne antagoniste della città che resistendo e avanzando
contro la polizia sono riusciti a rispondere allo sgombero e a conquistarsi
il centro cittadino, bloccandolo per ore e occupandolo con i discorsi e le
pratiche del conflitto, del contropotere e dell'autonomia.

Da Bologna cavia del laboratorio kofferati fino all'italia del nuovo
governo berlusconi il segnale forte che emerge dagli spazi sociali è che
la ricchezza poltica e culturale che li abita non siamo disposti a venderla
o lasciarla indifesa. Ieri pomeriggio mentre qui a Bologna resistevamo
all'ennesima carica, le prefetture, le piazze, e le strade di molte città
d'italia venivano presidiate da collettivi e centri sociali. Una sorta di
prova tecnica già incisiva e forte della pratica della solidarietà in
tempi di crisi. Come compagni e compagne del Laboratorio Crash! salutiamo
questo primo evento politico di carattere nazionale, assicurando fin da
subito mobilitazione, presenza e comunicazione qui a Bologna qualora in
qualsiasi altra città venisse messa in discussione la presenza di uno
spazio sociale. Abbiamo forse il privilegio di vivere in una città
laboratorio, una città che anticipa sulla pelle di migranti, studenti,
precari e proletari le politiche di controllo, sfruttamento e repressione
del futuro. Questo "privilegio" lo vogliamo come in passato anche questa
volta condividere con tutti e tutte quelli che a questa politiche vogliono
opporsi, e lo vogliamo fare ripartendo proprio da quello strumento
eccezionale che i movimenti antagonisti hanno saputo costruire tra la
determinazione del conflitto e la gioia della riappropriazione: gli spazi
sociali.

Ribaltare la situazione, si puo'! Lo dobbiamo fare! Bologna inizia a vedere
le sue strade sgomberate dalla socialità e dalla cultura costruita dal
basso; attraverso provvedimenti mirati a colpire i luoghi di aggregazione,
i territori stanno diventando luoghi dove iniziano a farla da padrone
fascisti, razzismo, omofobia e intolleranza. Contro questa dinamica che
attraversa non solo Bologna, ma anche l'Italia, sappiamo che la nostra
presenza militante nei territori, e la nostra capacità di sperimentare
linguaggi, culture, musiche e forme di aggregazione all'interno e fuori dai
centri sociali è la risorso necessaria e adeguata.

Oggi in tempi di crisi globale lo slogan che il movimento No-Gelmini sta
facendo riecheggiare nelle piazze Italiane "Noi la vostra crisi non la
paghiamo!" si sta traducendo da tempo in pratiche concrete di
riapporiazione diretta che incidono sui meccanismi reali della speculazione
finanziaria e della rendita affermando con forza che d'ora in poi "La crisi
la pagate voi!". I movimenti di lotta per la casa contro la speculazione
finanziaria/immobiliare, le popolazioni in rivolta contro gli inceneritori
ed i rigassificatori, i territori in rivolta della Val di Susa contro la
TAV e di Vicenza contro le basi di guerra, segnano conflitti che mettono in
crisi le politiche di guerra, del workfare e della messa a valore della
vita intera di tutti e tutte noi. Ad un capitalismo che fa della
precarietà lavorativa e di vita una condizione strutturale e che mette a
lavoro differenze, linguaggi, saperi e sentimenti, la sua messa in crisi in
tempi di crisi passa attraverso la riappropriazione di quote di ricchezza
sociale che tutt* noi creiamo ma di cui veniamo espropriati, dirottata
com'è in decreti salva-banche e piani di recupero di Alitalia, all'insegna
della privatizzazione dei guadagni e della socializzazione delle perdite.
Ripartire dai centri sociali significa riappropriarsi di spazi sottraendoli
agli immobiliaristi ed alle finanziarie, restituendoli ai precari, i
legittimi proprietari, e facendo di questi luoghi di creazione autonoma di
linguaggi, bisogni e desideri; nodi territoriali che rompano con la
circolazione del capitale e che sappiano imporre quella delle lotte e dei
conflitti reali.

Laboratorio Crash!

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