Un anno fa l'incendio e la morte del bambino rom

Florin, l’abbiamo già dimenticato?

Nella periferia di Bologna, in via Triunvirato, dalle parti dell'Areoporto, uno dei luoghi attraverso cui Bologna si apre all'Europa, morì nell'incendio della sua baracca un bimbo rumeno di 4 anni che, prima, aveva vissuto con la sua famiglia sul Lungoreno e in via Casarini. I suoi due fratellini rimasero gravemente feriti.

20 novembre 2008 - Gianni Iannantuono

Incendio via triumvirato

Come oggi un anno fa, preso da uno strano stato d’insofferenza nel vedere come in un qualsiasi numero dei fumetti di Tex, quando all’orizzonte si staccano numerosi avvoltoi che planando silenziosi null’altro lasciano presagire se non la presenza di qualche carogna, ebbi a dire, anzi ebbi da ridire con un folto gruppo di figure istituzionali che con la “lacrimuccia di circostanza” sul viso si accalcava davanti agli obiettivi della stampa, sul luogo dove era morto, bruciato vivo, Florin.

Quanti di voi se lo ricordano? Sicuramente in molti.
Quanti di quei rappresentanti delle Istituzioni, certamente sensibili ma presenti solo quel giorno, si sono ricordati di quel povero cristo di Cristinel. Cioè di quel padre che l’unico posto che poté garantire come alloggio alla sua famiglia, fu una baracca di legno e mattoni, nel cortile di un’abitazione sul lungo reno che gli portò via col figlio il sogno dell’eldorado, così disperatamente cercato e per un attimo forse anche trovato in un lavoro che gli permetteva, sfuggito alla fame del suo paese, di nutrire quei suoi tre figli e la sua compagna.

Come oggi un anno fa, con l’impotenza sul groppo, ho slegato il nodo allo stomaco che mi affliggeva, sibilando qualcosa come: avvoltoi.
Fui subito sommerso di sguardi e frasi che nulla di buono facevano presagire. Fui additato immediatamente come provocatore prepolitico. C’erano anche alcuni rappresentanti istituzionali del mio partito in quel coro.
Ma io rimasi all’angolo con i miei compagni, con lo stesso pianto nel viso e nel cuore, solo con quegli stessi compagni che da anni ci prodigavamo per aiutare, cercando soluzioni concrete, quei poveri cristi, venuti da ogni dove alla ricerca di una possibilità di sopravvivenza in un mondo che li respingeva in tutti i modi.
A trovare, per loro, una via d’uscita.

Florin è tornato a casa, è sepolto nella sua terra ormai, non ha più neanche nel ricordo dei suoi cari quel sorriso che tutti pensano d’aver conosciuto. All’occorrenza forse.
Florin è quel tronchetto arso che ha smesso di urlare quando gli si sono spente le fiamme di dosso. Florin è quel bambino a cui è stata negata la vita come è stata negata l’infanzia a Yonutz e Petrisor, suoi fratelli, come è stato negato a Cristinel e Uliana il sogno di una dignitosa vita al di sopra della miseria...
Sono come tutti gli altri, figure dissolte nei ricordi che se stimolate faticosamente emergono.
Sono come tutti gli altri... ma dove passeranno quest’altro inverno...