Gli ultimi fuochi di guerriglia di Sergio Gaetano Cofferati

Il coprifuoco del Pratello

Quattro locali in via del Pratello (bar Osvaldo, Tacaban, Barazzo, Mammuth) e uno in via Santa Croce (Vapian) dovranno chiudere per un anno alle 22. Un negozio di alimentari di Piazza Adrovandi dovrà fermarsi alle 18. Dallo staff del sindaco sono annunciate, per i prossimi giorni, altre dieci ordinanze. E' la "vendetta cremonese" a chi lancia giuanti di sfida ai poteri di polizia concessi da Maroni ai primi cittadini.


8 novembre 2008 - Valerio Monteventi

paris dabar Quattro locali in via del Pratello (bar Osvaldo, Tacaban, Barazzo, Mammuth) e uno in via Santa Croce (Vapian) dovranno chiudere per un anno alle 22. Un negozio di alimentari di Piazza Adrovandi dovrà fermarsi alle 18.
La manifestazione di due settimane fa contro l’ordinanza di chiusura alle 18 del bar dei Vecchietti è stata presa da Sergio Gaetano Cofferati come un “guanto di sfida” a cui ha voluto rispondere ieri sera con le “truppe corazzate”. Il sindaco “in partenza” rischia un “eccesso di dipendenza” rispetto ai poteri di polizia che il Ministro Maroni gli ha messo in mano. Ieri, dal suo staff a Palazzo d’Accursio, sono state annunciate 10 nuove ordinanze contro i cosiddetti “locali fracassoni” e sono in molti in città a dubitare sull’uso consapevole che il primo cittadino fa delle sue potestà.

Via del Pratello, venerdì sera ore 22. Le serrande dei locali soggetti all’ordinanza del sindaco si abbassano. C’è chi, come Osvaldo, ha deciso di tirare giù alle 19, “tanto non vale la pena aprire a queste condizioni”, c’è invece chi lo fa allo scadere dell’ultimo secondo con ancora gli avventori sulla soglia dell’entrata.
C’è sconforto, rabbia, impotenza tra i gestori e i lavoratori dei locali, si ha la consapevolezza che questo provvedimento ne produrrà la chiusura definitiva o il fallimento. Non si comprendono i tempi dell’ordinanza, le ragioni della durezza, il numero di esercizi coinvolti, la scelta di “spegnere” metà di via del Pratello.
Si parla delle iniziative da organizzare contro il provvedimento proibizionista. C’è chi propone una manifestazione, ma chi al tempo stesso mette in guardia dai pericoli di una sua riuscita, facendo l’esempio del corteo per il baretto di Piazza Aldrovandi, non molto partecipato. C’è chi propone la chiusura di bar, pub e osterie per lunedì sera, ma qui i dubbi sono maggiori, soprattutto sulla tenuta e la compattezza della categoria degli osti. Sante del Mutenje, propone un manifesto contro il coprifuoco da stampare in migliaia di copie e da affiggere in tutta la città. C’è chi propone un happening/concerto che coinvolga gli artisti e le persone “che amano Bologna”. Tutti sono d’accordo di fare ricorsi legali all’ordinanza di Cofferati. Al tempo stesso, non c’è nessuno che non senta la spada di Damocle sul collo: “stavolta è capitato a loro… domani può capitare a tutti noi, al Pratello, nella zona universitaria o in qualsiasi altra parte della città”.
I ragazzi, gli avventori dei locali chiusi, sono per strada… c’è una forte incazzatura, si parla a voce alta, ci si sente colpiti nel diritto dello stare assieme: “Vogliono far morire questa strada, vogliono toglierci quel minimo di socialità che in via del Pratello ancora si poteva trovare”, “Ma dove lo vedono tutto quel disturbo di cui blaterano da tempo… Qui, nei primi giorni della settimana, di gente ce n’è poca, molto meno di un tempo… la crisi la sentiamo soprattutto noi, abbiamo molti meno soldi da spendere… ma di venerdì e di sabato ci veniamo, perché una persona con cui fare due chiacchiere la si trova sempre…”, “Ci vogliono chiudere in casa… ma bisognerebbe avercela la casa… se si ha solo un posto letto, avere luoghi e spazi dove ritrovarsi la sera è vitale… Il cremonese ce li vuole togliere tutti? Dobbiamo farci sentire… c’ha veramente rotto il cazzo”.
Probabilmente, nei prossimi giorni, ci saranno delle migrazioni dai locali chiusi agli altri posti rimasti aperti e questo creerà nuovi assembramenti che potranno provocare nuove chiusure.
Infatti, leggendo l’ordinanza si comprende come questo pericolo sia dietro la porta.
Ecco alcune motivazioni della chiusura: (…) “Gli assembramenti dei numerosi avventori all’esterno del locale non solo costituiscono situazioni che agevolano comportamenti pregiudizievoli la quiete e l’igiene, ma altresì impediscono la fruibilità dei luoghi, ed in particolare dei portici in prossimità del locale, rendendo difficoltosa la viabilità pedonale”, (…) “Il comportamento aggressivo e offensivo nei confronti della Polizia Municipale in occasione di controlli effettuati, comprova l’oggettiva incapacità del titolare dell’attività di farsi carico degli obblighi posti dalle disposizioni con conseguente rischio per gli interessi pubblici tutelati”, (…) “Necessità di adottare in via urgente misure idonee a prevenire gli inconvenienti e i rischi derivanti dalle presenze incontrollata di numerosi avventori che utilizzano impropriamente il portico come area di sosta del locale pubblico, causando così schiamazzi e comportamenti di disturbo alla quiete e all’igiene pubblica”.

via del pratello Oggi è il portico, ieri era stata la piazza (vi ricordate l’episodio del senza fissa dimora multato in Piazza San Francesco?)… l’eliminazione delle “presenze scomode” è l’imperativo categorico di questa Giunta comunale. Il prossimo obiettivo cosa sarà il portico del Meloncello, dato che, alla domenica, lungo il percorso al santuario della Madonna di San Luca ci sono molti mendicanti che chiedono l’elemosina?
Forse, a tanti nostri pubblici amministratori farebbe bene studiare un po’ di storia di Bologna, così potrebbero scoprire le ragioni per cui nella nostra città nacquero i portici.

Ore 23, 15. Via del Pratello, dopo l’incrocio con via Pietralata. La strada è vuota, l’ordinanza ha prodotto gli effetti voluti. Ma un assembramento è rimasto: sono una ventina di spacciatori che, in silenzio, proseguono il loro sporco lavoro. Ma in questo caso nessuno interviene, non ci sono schiamazzi che disturbano la quiete dei benpensanti.

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