Citizen Bologna

Wilson, Vincenzo, il Siculo e il Portiere

Un breve racconto d'introduzione a una delirante saga cittadina e una riflessione sul movimento No-Gelmini. Una riflessione personale sulla Bologna di tutti i giorni, la Bologna dei dimenticati, la Bologna che vorrebbe parlare... oltre che la Bologna di noi universitari offesi e lesi nei nostri diritti!

23 ottobre 2008 - Ramirez Montagnini Xochilt Maria (pseudo-scrittrice)

WILSON, VINCENZO, IL SICULO E IL PORTIERE.

C’era una volta una pagina bianca e c’era una volta un uomo seduto davanti ad uno schermo spento, grigio, grigio come lui e i suoi capelli brizzolati, un po’ unti e un po’ radi.
Cosa aveva di attraente quest’uomo per essere ricordato? Niente, tranne il fatto che passava notti intere ad osservare quello schermo vuoto e si immaginava una pagina bianca, lui la sua storia non l’aveva neppure incominciata eppure ancora aspettava, aspettava paziente l’ispirazione, attendeva la musa che guidasse la sua mano o forse più semplicemente aspettava che gli riattaccassero la luce per far ripartire il suo vecchio pc.
Quest’uomo era un portiere in uno studentato a Bologna, la famosa città rossa di vergogna, come urlavano a squarciagola gli studenti in quel periodo, e faceva i turni di notte, purtroppo l’azienda che dirigeva il tutto e gli dava lavoro non si curava di come questo poveretto avrebbe passato la notte, di come avrebbe combattutto l’insonnia per cui il pc della portineria rimaneva sempre spento, o meglio funzionava tutto tranne il sistema di scrittura….buffo eh?
Ma il portiere non ci trovava niente di buffo, a lui non interessava intenet, la posta elettronica, la comunicazione istantanea, lui voleva solo scrivere e un giorno, una notte, una ragazza del palazzo gli disse “ ma perchè se vuoi tanto scrivere non lo fai a mano?”.
L’uomo rispose tristemente “perché la mia grafia è così brutta che non riuscerei più a rileggere ciò che ho scritto, e c’ho provato tante volte ma è stato inutile! Non mi capisco quando scrivo, da quando ero giovane ho questo problema, peccato che da allora faccio il portiere ed ho questo programma che non funziona!”.
La ragazza rimase allibita, non era possibile che dopo 15anni di servizio non avesse trovato un’alternativa, forse non l’aveva cercata, forse non sapeva scrivere e si accontenatava di restare ad aspettare un bel niente.
Fu così che lei decise di aiutarlo, avrebbe raccolto delle storie per lui e gli avrebbe lasciato il suo portatile di notte, tanto per fare un “esperimento”, se era uno scrittore avrebbe saputo cosa dire, atrimenti sarebbe rimasto ad aspettare per sempre.
La ragazza si chiamava Antonella, le avevano regalato un mini registratore per i suoi vent’anni, oggetto simpatico che però era rimasto su uno scaffale ad accumulare polvere su polvere, era ora di usarlo…
Con il registratore carico, che aveva battezzato con il nome di Wilson, si mise alla ricerca di storie e questa missione la coinvolse più di quanto si sarebbe aspettata.
Le persone che fermava o che si fermavano a parlarle non sapevano di essere registrate ed era proprio questo il bello, dicevano tutto quello che gli passava per la testa e non solo.
WILSON REG.
“io sono il vostro creatore!!”
ANTONELLA COMMENTA
Arriva circondato da api e mosche, fa un po’ impressione alla vista, è sporco e sgocciola birra con la quale disseta gli insetti che lo seguono.
“sono vostro padre…posso sedermi qui con voi?”
“si”rispondono un po’ perplessi i compagni della ragazza che da sotto il poncho alza al massimo il volume di registrazione.
“come ti chiami?”.
“Vincenzo, mi chiamo Vincenzo ma non ne sono sicuro…nessuno mi vuole, posso stare qui? Posso, posso?”.
L’ ape o la vespa si spostano dalla lattina di birra che tiene in mano per svolazzare in torno a i ragazzi sempre più costernati, cosa fare con un semipazzo che ti chiede un po’ di compagnia e… “se non mi fate sedere con voi mi butto giù per un ponte!”esclama Vincenzo.
“e che bisogno c’è?” dice Pier, il ragazzo di Antonella.
“è che nessuno mi vuole, sono pesante non è vero?”.
I ragazzi non dicono niente e si guardano, Pier ha appena finito di rullare, Vincenzo non è lì per caso: “me li fai fare due tiri? È un joint non è vero, me li fai fare due tiri??”.
“dopo che abbiamo fumato noi, ok?” risponde Pier rimanendo tranquillo.
Ma Vincenzo non è tranquillo, non può esserlo è ubriaco, è pazzo o lo è diventato non si sa come,magari il portiere potrà ricamarci su qualcosa di meglio, all’apparenza non è molto poetico pensa Antonella.
Ma ecco che in quel momento sopraggiunge un altro personaggio, non meno interessante del primo, un Siculo che parla in siciliano stretto e che ha proprio un faccia da film: “eh, picciotti l’avete visto l’ultimo film di non so chi che parla di non so cosa?”.
“eh si, siamo messi bene…”
sussurra l’amico Andrea all’orecchio di Antonella, la quale sta pensado allo stato di confusione in cui sarà gettato il portiere una volta che sentirà la registrazione.
“si, proprio bene…”.
Vincenzo non demorde, wilson continua registrare: “me li fai fare due tiri, ti prego!!”.
La canna ha toccato già quattro labbra, è giunta al filtro e lui non ha fumato…
“non hai bisogno di fumare, sei già ubriaco!” dice Pier a vincenzo mentre il siculo continua a raccontare la trama di un film psicadelico che ha visto solo lui, racconta, racconta e non sa a chi, ma c’è Wilson che continua a registrare.
Alla fine due tiri arrivano a Vincenzo, Vincenzo sui 35anni ma forse anche meno vestito di Jeans che tendono al marrone per lo sporco accumulato, Vincenzo che ha due occhi azzurri che non possiedono nulla di bello, Vincenzo che si fuma il cartone con foga, che sbava il filtrino fino alla fine, la sua fine e poi… poi il siculo ha finito di parlare con nessuno, così che si alza dal muretto dove stavano tutti seduti, prende Vincenzo sotto braccio e gli dice: “FRATELLO, andiamo”.
Dove? Se lo chiedono tutti, tranne il portiere che una volta sentita la registrazione continua a fissare lo schermo, questa volta acceso ma subito dopo spenge “non sarò mai uno scrittore, è già stato detto tutto.”.

Antonella spenge Wilson, al portiere non è servito, ma a lei si… ”fratello andiamo, dove
? alla ricerca di nuove storie”.

SULLA PROTESTA NO GELMINI

Il nastro va, la registrazione sembra vuota, non si sente nulla eppure…eppure è proprio quel nulla il tutto di tutti i giorni, ma ad un certo punto il piccolo registratore esplode, WILSON REG.:
mille voci, mille applausi, mille dissensi, mille frasi che s’infrangono contro il silenzio del potere; solo gli echi giungono nei palazzi di marmo, dove uomini dallle mani e le orecchie pelose e donne dalle unghie da streghe, decidono il destino di tutti.
Non è una favola per spaventare i bambini, è la verità e Wilson registra i cori, le frasi in rima che dicono NO NO NO NO NO,NON CEDEREMO, NO!.
“aiutami” dice Antonella parlando con Wilson “aiutami a capire cosa sta succendendo”, e Wilson aziona il play e registra: “a cosa serve occupare? A cosa serve se a protestare siete solo in 4000?? non siete credibili. E qual è la vostra causa, sapete per cosa state lottando, per cosa urlate per cosa cantate, per cosa marciate?”.
Questo è quello che Wilson ha raccolto in giro, per le strade dove ogni secondo persone con idee diverse si scontrano in un corpo a corpo per passare per la strada, ma quello che Wilson racconta è anche una risposta ed è bellissima, forse un’illusione, forse solo una speranza ma che finalmente ha una voce dolce e forte e dice: “Volete contiunare ad essere liberi di pensare? Allora gridatelo ad alta voce, scrivetelo e dipingetelo sui muri, costruitelo con le vostre azioni: NO ALL’OPPRESSIONE DEL PENSIERO!”.
“è l’unica cosa che ci resta”.
“wilson, ma hai parlato?” chiede stupefatta Antonella.
“sei tu ad aver parlato”.

Antonella ha come l’impressione che Wilson abbia aquistato una vita propria, registra quando vuole, quello che vuole, ma la cosa più sorprendete è che quelle registrazioni sono esattamente il suo pensiero di donna ed universitarià incazzata.
Il punto è che venire all’Università di Bologna è stato il primo passo per lo scontro faccia a faccia con la vita reale, la fantomatica vita da adulti, ma quest’incontro s’è dimostrato apparentemente allegro e spensierato, studio e divertimento cosa voler di più?
Uno sguardo lucido sulla realtà, sul passato il presente e il futuro di una società di cui volenti o nolenti ci troviamo a far parte; e cosa abbiamo trovato? In mezzo a tante risate, tanti festini e aperitivi infiniti c’è un immenso buco nero che ci divora, dentro e fuori di noi c’è un perfetto silenzio, siamo come dei manichini in vetrina, perfetti e senza vita… ma non tutti,chi se n’è accorto ha pigiato play ed ha iniziato a comunicare con gli alieni, i veri esseri umani; quelli che si commuovono per la solitudine incurabile dei propri simili, quelli che oltre a vedere ricordano, quelli che oltre a sentire memorizzano.

Wilson continuerà a registrare nella speranza che saremo sempre in più ad ascoltarlo.

> Vai alla feature "Scuola pubblica sotto attacco"

> Vai alla feature: "Alma Market Studiorum"