Elezioni amministrative 2009

Bologna Città Libera

Dopo i primi documenti "Inquinamento zero - Ignoranza zero" e i primi due incontri, tenuti nel mese di giugno, Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi propongono un'altra assemblea pubblica per continuare il percorso verso la costruzione di una Lista cittadina (la lista dei cento sindaci). L'appuntamento del 23 settembre al Baraccano è un po' un passaggio di testimone: da una proposta di due persone a un progetto collettivo condiviso.

18 settembre 2008

bolognacittà libera? Forse avrete sentito parlare del progetto in cui abbiamo deciso di impegnarci nei prossimi mesi. Chiamiamolo progetto Bologna città libera, tanto per intenderci.

Forse avrete visto i documenti che abbiamo fatto circolare in rete prima dell'estate:
INQUINAMENTO ZERO - IGNORANZA ZERO
IZ 2: MISSION IMPOSSIBLE?
http://www.zic.it/zic/articles/art_2738.html
IZ 2 INQUINAMENTO ZERO - IGNORANZA ZERO
PRIMI SEGNALI PER IL BYE BYE A COFFERATI
http://www.zic.it/zic/articles/art_2713.html

Forse avete sentito parlare delle due assemblee che si sono tenute in giugno, affollate, con un numero considerevole di interventi (14 nella prima assemblea, 13 nella seconda) tutti documentati, precisi, concreti, progettualmente motivati, e soprattutto lontani dalla depressione dominante negli ultimi mesi.

Quella che era stata una proposta di due persone (Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi), vorremmo diventasse un progetto collettivo e condiviso per ingegnarsi verso una “Bologna città libera”.

In una assemblea pubblica
che si terrà alla
Sala del Baraccano, in via Santo Stefano 119
Martedì 23 settembre 2008, alle ore 21

lanceremo la proposta di una
lista cittadina alle elezioni amministrative del 2009.
Sarà la “lista dei cento sindaci”, delle cento e più persone che si impegneranno a sostenere un progetto di resistenza umana e a elaborarne le sue articolazioni in città. Sono mesi che a Bologna sentiamo solo parlare di candidati sindaci, di primarie, di schieramenti, ma di uno straccio di progetto, di un’idea di città nemmeno l’ombra. Noi, invece, vogliamo parlare del governo della città, su quali progetti fondarlo, con quali intelligenze sostenerlo.
La nostra campagna elettorale sarà centrata sui progetti e sui piani di lavoro per renderli tangibili. Non faremo una campagna "politica" ma una campagna progettuale. Attraverso progetti concreti o metaforici cercheremo di delineare un'ipotesi di città vivibile, umana, solidale, e, soprattutto, possibile.
Durante tutto il tempo della campagna elettorale le nostre candidate e i nostri candidati andranno nelle piazze, nei quartieri, nei centri civici, nei luoghi di lavoro o di studio, negli spazi di aggregazione sociale o in qualsiasi altro luogo dove sia utile presentare il loro progetto.

Se abbiamo deciso di lanciare questa sfida, è perché crediamo ci siano delle ragioni forti.
Una è quasi banale, e si chiama SERGIO GAETANO COFFERATI.
Il modo in cui l’ex sindacalista di Cremona ha svolto la sua funzione di sindaco di Bologna e come il suo partito (il PD) ha fatto quadrato attorno alle sue scelte è talmente offensivo per l'intelligenza e per il vivere civile che ci sentiremmo moralmente macchiati se non facessimo tutto quello che umanamente è possibile per liberare la città dallo “sceriffo padano” e dai suoi pard.
Ma il malumore, il fastidio e il disgusto da soli non sarebbero bastati a spingerci ad intraprendere un'azione che occuperà buona parte del nostro tempo nei prossimi nove mesi.

C'è un'altra ragione, più grande, che mi motiva, e soprattutto di questa vogliamo parlare.
Quest'altra ragione sta nello spegnimento della civiltà sociale, della solidarietà umana e della vita intelligente.
Non c'è bisogno di disegnare qui il quadro della devastazione cui il neoliberismo ha sottoposto la società e la nostra stessa vita, non c'è bisogno che vi raccontiamo quale miseria materiale, psichica ed esistenziale si stia diffondendo nella vita quotidiana di tutti e soprattutto dell'ultima generazione.
Lavoriamo nelle fabbriche, lavoriamo nelle aule scolastiche, lavoriamo negli uffici delle Poste dove il lavoro è raddoppiato da quando le Poste sono state privatizzate. Lavoriamo nelle ferrovie, dove i treni arrivano in ritardo e cascano a pezzi perché un governo dopo l'altro hanno favorito la motorizzazione privata e l'alta velocità e distrutto il sistema ferroviario che serve pendolari e gente comune. Lavoriamo in condizioni precarie, siamo i più malpagati d'Europa, il salario non basta neppure per arrivare alla seconda settimana, e Berlusconi, Brunetta, Tremonti, La Russa, Montezemolo e Marcegaglia ci chiamano fannulloni.
Sappiamo quanto sia diffusa l'idea (o forse solo la sensazione) che non ci sia nulla da fare di fronte all'incedere di un'aggressione immane che ha le forme della guerra, della militarizzazione, del razzismo di massa. Conosciamo la delusione e l’avvillimento prodotto dal governo Prodi e come questi sentimenti abbiano aperto la strada al razzismo della Lega, al neo(post)fascismo di Alemanno e al populismo di Berlusconi.
Anche noi proviamo quella sensazione: a volte siamo molto vicini a credere che le forze della devastazione ambientale, psichica e militare siano ormai enormemente più grandi delle forze della ragionevolezza.

Ora voi direte: ma che c'entra una campagna per elezioni amministrative in una città di medie dimensioni che si chiama Bologna con la guerra e la miseria e la devastazione ambientale?
Ecco, questo è il punto.
La nostra avventura di “liberare Bologna” mira a farla diventare un luogo di sperimentazione di progetti per il “bene comune”.
La città in cui operiamo, d'altronde, ha una storia particolare da almeno nove secoli, e nel Novecento ha avuto a più riprese un ruolo di laboratorio culturale e politico. Vogliamo fare di questa iniziativa il punto d'inizio di una storia nuova.
Non ci proponiamo di entrare nelle beghe dell'agonia della sinistra, né ci proponiamo di partecipare ad eventuali trattative pre o post elettorali.
Non puntiamo a ottenere un buon risultato di minoranza, né a creare una consistente forza di opposizione.
Noi vogliamo progettare soluzioni umane per le donne e gli uomini, giovani e anziani, che vivono nella nostra città, soprattutto quelli più deboli e meno tutelati.
Noi vogliamo produrre risultati materiali, politici, culturali, associativi e progettuali utili per la buona vita dei bolognesi. Puntiamo a fare del Comune di Bologna una zona di resistenza umana contro la barbarie, fuori dalla barbarie.
Per i nove mesi della campagna elettorale agiremo e parleremo come se dovessimo
effettivamente governare. Nove mesi durante i quali gente come te, come me e come tanti nostri amici intelligenti, agisca parli e progetti come se dovesse poi davvero governare.
Sapete cosa può accadere alla fine? Può accadere che otteniamo veramente la maggioranza dei voti dei bolognesi.
Perché saremo stati in grado di scompaginare l’attuale geografia politica e di produrre l’unico fatto nuovo nel deprimente panorama odierno.
Sappiamo che se dicessimo “noi vogliamo vincere le elezioni nella città di Bologna”, in molti sorriderebbero e, naturalmente, lo faremmo anche noi (non siamo così ingenui come fingiamo di essere).
Ma stateci ad ascoltare: noi intendiamo esprimere il sindaco e la giunta che governerà Bologna, perché non ci basta piantare una bandierina che certifichi la nostra triste esistenza, mentre gli “altri che fanno sul serio” decidono per noi.
Noi non ci rassegniamo alla robaccia che ci possono proponinare Cofferati o Guazzaloca… abbiamo già visto!… abbiamo già dato!

Qualcuno dice: che ci volete fare? Sono troppo forti, hanno tutto il potere politico, tutto il potere economico e tutto il potere mediatico. Vi schiacceranno come scarafaggi. Dovete rassegnarvi: dovete stare all’interno del Binomio (PD+L – PD-L) altrimenti sarete eliminati, sparirete.

PUÒ DARSI PERÒ NON È DETTO

Talvolta capita che una parola nuova risvegli coloro che vivono in stato di ipnosi.
Talvolta capita che un gruppo di cittadini, in un posto qualunque, magari in una città che si chiama Bologna, compiano un gesto che dà inizio a un’altra storia.
Talvolta capita che qualcuno dica, con sorriso tranquillo: adesso basta.
Adesso basta trattarci come coglioni, basta insultarci mentre ci sfruttate, basta con la quotidiana litania degli omicidi sul lavoro, basta con partiti che fingono di essere diversi e impongono gli stessi dogmi e producono la stessa miseria.
Ora prendiamo in mano il nostro futuro. Non crediamo più nei dogmi della crescita e del profitto, cerchiamo soluzioni nuove per rendere la vita degna di essere vissuta.
Ora agiremo come se fossimo padroni della nostra vita, perché l’esperimento che oggi cominciamo apra orizzonti nuovi non solo in questa città, ma anche per tutti coloro che sono alla ricerca di un orizzonte umano.

per informazioni:

valerio.monteventi@comune.bologna.it

bifo istubalz@libero.it