Una chiaccherata su autoformazione e saperi liberi

Natura Sive...

Abbiamo avuto l'occasione di fare due chiacchiere con i ragazzi del collettivo C38 in merito al ciclo di seminari "Natura Sive...", da loro organizzato individuando il tema del dualismo classico tra "natura e cultura". Ne abbiamo approfittato per approfondire con loro i temi dell'autoformazione e dei liberi saperi.
A cura di Francesca Vantaggiato e Gualtiero Manin

natura sive D: Innanzitutto perchè l'idea del seminario autogestito "Natura sive..."?

Marco Tullio: Il Collettivo di filosofia C38 e' un collettivo che ha una tradizione di seminari autogestiti che vengono effettuati già da qualche anno. In generale diciamo che e' gia dall'anno scorso che abbiamo iniziato a porci il problema di far si che questi seminari potessero funzionare anche come una pratica dentro l'universita' stessa, seppur alludendo ad una formazione/produzione di saperi che guardasse fuori da quelli che circolano nell'universita' del 3+2. Nello specifico cerchiamo di valorizzare quei saperi che vengono prodotti "dal basso" dentro e contro l'istituzione accademica esistente. Per questi motivi, come collettivo C38, siamo anche all'interno di una rete nazionale che si chiama Uniriot in cui cerchiamo di mettere a valore i vari percorsi di autoformazione all'interno delle facolta' in cui siamo presenti.
Tali percorsi trovano un momento di divulgazione pubblica anche attraverso un sito internet, che e' uno spazio virtuale non di una "Universita' possibile", ma di una Universita' già esistente "Qui e Ora" che cerca una confluenza di sapere che esuli dal ciclo di produzione dell'universita' riformata. In sostanza l'intento e' quello di autovalorizzare il "sapere vivo" contro quella che e' l'egemonia del "sapere morto" che vorrebbero imporoci attraverso la riforma universitaria del 3+2, senza che però ci sia una sorta di nostalgia per quelli che erano gli assetti formativi precedenti, che hanno determinato e determinano ancora molte di quelle che sono le relazioni di potere attuali.
Mi riferisco in particolare a quelli che sono gli assetti di potere che potremmo
definire "baronali" se non addirittura "feudali". Sotto questo punto di vista il dispositivo autoformativo si pone anche come "marchingegno metodologico" per esautorare e mettere in crisi certe relazioni di potere, che poi si esplicitano chiaramente in quella che e' la formazione di sapere. Ma non e' solo questo, il seminario che abbiamo pensato quest'anno si pone anche come forte critica a quella che e' la divisione dei saperi, critica che si può cogliere in quella che poi e' la trans-disciplinarieta' che abbiamo cercato di dare a questo seminario spaziando da tematiche più care alla filosofia, tradizionalmente intesa, fino a toccare argomenti come le neuroscienze o le teorie femministe. Inoltre questo ciclo di incontri si sta dimostrando anche una occasione politica di incontri con professori e ricercatori che cercano nel loro ambito di esprimere una criticità dentro/contro questo tipo di istituzione esistente.

Simone: Noi come C38 da anni ci battiamo sul discorso dell'autoformazione del percorso formativo, organizzando seminari autogestiti ormai da qu attro anni. Questi corsi sono un tentativo di recuperare il tempo che in realtà ci viene tolto dall'Università, e avere dei corsi autogestiti e riconosciuti vuol dire espropriare il credito: giudichiamo negativa la riforma del 3+2, il sistema dei crediti, e per distruggere questo sistema bisogna imporre percorsi autogestiti all'accademia, partendo ai nostri bisogni e desideri.

D:Parliamo del nome del corso, Natura sive, cosa significa?

Marco Tullio: Il nome e' principalmente un detournamento dell'adagio spinoziano "Deus sive natura", con parti invertite e senza il "Deus", che non ci piace tanto (ride). Oltretutto è anche un gioco di parole che rimanda, per assonanza, all'adagio zapatista "Lucha sigue". Comunque diciamo che in definitiva quello che abbiamo cercato di fare e' stato individuare il tema del dualismo classico tra "natura e cultura", dualismo che, anche attraverso e a partire da una antologia spinoziana, cerchiamo di decostruire tramite un percorso di ricongnizione che cerca di includere piu campi disciplinari possibili, partendo dall'assunto che questo tipo di divisione tra discipline puo'essere superata.

Simone: Siamo partiti da Spinoza, dal suo " Deus sive Natura", per adattarlo al nostro modo di vedere il mondo finito,da qui "Natura-quindi". Per Spinoza non poteva esistere una natura finita distaccata dalla natura divina, poichè Dio causa se stesso ma anche tutte le cose, perché Lui è l'origine di ogni essenza e di ogni esistenza, è l'origine di tutta la realtà materiale e non materiale. Allo stesso modo noi vogliamo parlare di una natura non distaccata dall'uomo, che non ci viene data, ma che è in continua costruzione, e si forma insieme all'uomo che ne fa parte e la plasma. Vogliamo discutere sull'essenza della Natura, e quindi dell'uomo in rapporto ad essa. Analogamente il Sapere, come la Natura, non ci viene "dato" ma si costituisce progressivamente.

D: Dal manifesto che pubblicizza questo seminario si legge che il vostro obiettivo è di "approfondire le teorie sviluppatesi attorno alla relazione tra natura e cultura, affrontandola da ambiti disciplinari differenti: filosofico, semiotico cognitivo, con particolare attenzione all'analisi del tema della conoscenza incarnata (embodied) e agli studi di genere nella riflessione femmista e post-femminista". Potresti spiegare cosa significa, e perchè avete scelto questo tema?

Simone: Vogliamo intraprendere un ragionamento sul rapporto natura-conoscenza, analizzando la capacità d'apprendimento dell'uomo, che non è visto come individuo singolo, scisso dalla natura, ma come soggettività tout court. Questa concezione unitaria della Natura si accosta a quella unitaria del Sapere e della Soggettività, in una visione che supera le divisioni imposte da scuola e Università.

D: Come si lega a questo discorso la pratica dell'autogestione e dell'autoformazione?

Simone: L'autoformazione è la costruzione di un sapere autonomo, praticata come chiave politica aperta e strutturata contro un'Università che invece impone un Sapere smembrato in più parti e limitato, un'istituzione che vuole inserire l'apprendimento all'interno di un processo di produzione. Noi, come C38 e come organizzatori di questo ciclo, vogliamo opporci a tale sistema, in modo propositivo e autonomo, rifiutando le imposizioni dall'alto e costruendo un Sapere che non rientra in quella logica produttiva.


D: In base a quale tipo di criteri avete deciso i temi del seminario? Nel senso, e' stato un percorso di scelta di contenuti collettivo o cosa?

Marco Tullio: Innanzitutto c'è stata una discussione collettiva, ossia ci siamo visti come collettivo C38 insieme ai ricercatori , abbiamo poi cercato subito di allargare la discussione a tutti gli interessati. Inoltre, all'inizio del seminario, abbiamo messo in funzione una mailing-list in cui è attivo un dibattito sui singoli incontri e sulle suggestioni o riflessioni che questi ci suggeriscono. Certo, i temi su cui dibattere e da affrontare sarebbero stati molti di piu, anche nelle intenzioni originarie, ma e' ovvio che, per trattare adeguatamente tutto in un ciclo di 30 ore, bisognava effettuare una serie di scelte. Ci siamo posti, quindi, la questione e abbiamo optato per scelte che ricalcassero quelle che sono le competenze e gli interessi particolari sia dei ragazzi del collettivo, sia dei ricercatori con cui siamo entrati in relazione.

D: Hai accennato alle mailing-list. Spesso il modo di produzione di sapere che si svolge nella rete viene visto con molto interesse, in quanto si pensa che il relativo anonimato contribuisca ad annullare le differenze di ceto, età, sesso e statuto sociale, realizzando una comunita' di "pari" che facilita' il coinvolgimento e che pone tutti i contributi sullo stesso piano. Ecco, secondo te e' piu "produttivo" una produzione di sapere del genere, oppure abbiamo ancora bisogno di una cattedra che ci elargisca delle nozioni dal fondo di un aula universitaria?

Marco Tullio: Innanzitutto bisogna capire bene cosa si intende per rete, nel senso che ultimamente ha dominato una visione un pò ingenua della rete e della orizzontalita'come "valore in sè". Una rete funziona ed e' produttiva di saperi "ricchi" nel momento in cui accanto alla dinamica virtuale c'è un percorso "incarnato", nel senso di persone "in carne e ossa" che si mettono in relazione. Non e' possibile nessuna "ideologia" del network e della rete "in sè" se dietro non ci sono persone e processi collettivi "incarnati". Naturalmente internet, una volta che questi processi si danno, diventa un potentissimo mezzo di diffusione e di fruizione, nel senso che rende disponibili i saperi prodotti. Ecco in questo senso noi abbiamo pensato la mailing-list, il blog del semiario e il sito di Uniriot, che a sua volta raccoglie tutti i materiali prodotti e tutti i percorsi di autoformazione che si svolgono in tutta Italia.

D: Come sono strutturati gli incontri del seminario? Nel senso, c'e un "esperto"/ricercatore/professore che mette la "carne al fuoco" e poi voi sviluppate un dibattito articolando le posizioni di ognuno?

Marco Tullio: Da una parte abbiamo delle relazioni introduttive o anche delle relazioni che intendono arricchire il dibattito da parte degli stessi organizzatori, alcuni dei quali sono anche inseriti all'interno del mondo accademico come ricercatori e quant'altro. In generale quello che si cerca di fare emergere e' un discorso comune in cui il famoso "ipse dixit" di baronale memoria non è la discriminante fondamentale, questo anche per una critica al principio di autorialita'. Detto questo, anche i singoli studenti, qualora abbiano gli interessi e la voglia di mettersi in gioco, svolgono delle relazioni. Diciamo che sia per mantenere il livello del dibattito, sia e per andare in contro alle esigenze e agli interessi degli stessi studenti cerchiamo di far coesistere le due cose insieme. Mi spiego meglio,non e' che la parola dell'"esperto" e' il "verbo" e finisce tutto li. Contemporaneamente si cerca anche di fare in modo che tutti i partecipanti abbiano un minimo di bagaglio di conoscenze che gli permetta di acquisire in maniera critica una serie di discorsi, in modo che ogni incontro sia un dibattito, un confronto, ma anche una produzione e un avanzamento del discorso da parte di tutti.

D: A questo proposito ho notato che anche spazialmente avete cercato di abolire la solita forma cattedra-banchi, optando invece per un modello spaziale in cui tutti siano allo stesso livello...

Marco Tullio: Bhe!, anche questo e' fondamentale. Il modo in cui si mette in forma lo stare insieme ha sicuramente le sue ripercussioni. Già il percepirsi attraverso la forma orizzontale nell'uso dello spazio e della tavola rotonda e' un modo per far si che, anche a livello inconscio, si tenda ad intervenire di piu. Diciamo che cade la percezione di essere di fronte al grande autore, ma ci si sente parte di un processo collettivo di produzione di un sapere.

D: Sappiamo tutti quali sono i metodi di formazione del sapere dell'Univesita', il docente dalla cattedra veicola una serie di nozioni che lo studente apprende in maniera passiva. Nell'autoformazione invece la componente creativa' e soggettiva, nella scelta dei temi, e' di fondamentale importanza. Il poter seguire le proprie inclinazioni e i propri filoni di ricerca e' quello che la rende piu appetibile per molti. Secondo te, questi due metodi di studio confliggono? Si potrà mai arrivare ad una armonizzazione e, se si, non si rischia l'estinzione della forma universita' qualora questi medoti trovassero un equilibrio?

Marco Tullio: Personalmente credo che l'universita' si sia gia estinta da tempo (ride). Non e' nemmeno più un luogo privilegiato di produzione di sapere, anche se questi discorsi andrebbero sempre relativizzati alle varie situazioni. In generale vorrei sottolineare che il meccanismo dell'autoformazione e' un meccanismo che rivendica una certa parzialita' sui saperi. Il problema dell'Universita' e' che ha una pretesa "oggettivita' e neutralita'" nella conoscenze che trasmette, oggettivita' che a ben guardare e' di parte anch'essa.

D: Dare agli studenti la possibilita' di confrontarsi con molti soggetti, cioè dargli la possibilita' di ricevere molti feedback nel processo di formazione, nel senso di avere la facoltà di commentare e "dire la propria", non rischia di generare una specie di "delusione" quando poi si ritorna in aula o dal ricevimento del professore. Mi spiego, se partecipo ad una situazione in cui sono parte integrante del processo di formazione del sapere, non rischio che poi quando torno dal professore rimango deluso dal fatto che l'unico feedback che ricevo e' il suo e, la maggior parte delle volte, questo feedback e' univoco? Nel senso che il processo si applica da lui a me , ma non viceversa?

Marco Tullio: Penso di si. Questa è anche la potenzialita', nel suo piccolo sovversiva, di percorsi del genere. Non a caso noi articoliamo il discorso dell'autoformazione anche a un discorso rivendicativo nei confronti delle istituzioni universitarie in cui poniamo al centro l'autonomia dei saperi e del percorso formativo. Per esempio noi rivendichiamo il diritto a scegliere piu esami possibili, a scegliere il piu possibile gli stessi testi e il programma di esame, proprio perchè pensiamo che ci sia una ricchezza e anche una parzialita' nella costruzione dei saperi che non puo essere ridotta e sintetizzabile dal programma impacchettato e dalla forma data della relazione unidirezionale docente-->studente.

D: Si potrebbe parlare, allora, di "formazione partecipativa", nel senso di partecipazione di piu docenti, di discipline diverse, e di piu studenti alla formazione del sapere?

Marco Tullio: Io personalmente credo che la categoria "partecipativa" rischia di essere mistificante. In un certo senso rischia di valorizzare l'aspetto della partecipazione "in sè" e dell'allargamento "in sè". Quello che voglio dire e' che l'autoformazione e' un dispositivo di "parzialita'". Se volessimo tirare fuori delle categorie si potrebbe parlare piu propriamente di formazione di "classe". Ecco, diciamo che e' un punto di vista parziale e di classe sui saperi. Quindi non e' tanto la partecipazione "in se", quanto l'apertura a nuovi percorsi a partire comunque da una parzialità. Allora più che di "partecipazione" parlerei di una "strategia parziale" sui saperi. Se vogliamo fare un esempio, mi sembra calzante l'esperienza delle Black Phanter negli U.S.A. e del loro rivendicare un Black Power, con tutto quello che ciò comportava, cioe' la rivendicazione di un filone di Black Studies; e bisonga dire che questo lo fecero anche in maniera forte e radicale.

D: Perciò è una certa visione soggettiva...

Marco Tullio: Sì esatto. Secondo me tutto ciò che postula una visione "oggettiva" rischia di essere mistificante e di riprodurre, poi, solo dei rapporti di potere e di riproduzione dati.

D: Quindi sotto la categoria di oggettivita' si mascherano, tante volte, solo dei rapporti di potere?

Marco Tullio: Sì. Quello dell'oggettivita' e' solo un "effetto di senso", cioe' esiste un "effetto di verita'", ma non esiste un "oggettivita'". Non mi fraintendere, non dico che non esista cio che abbiamo davanti, ciò che si pone davanti ai sensi, dico solo che quello che chiamiamo oggi oggettivita' non e' altro che il risultato di determinate regole di produzione di ciò che, poi, può essere chiamato "oggettivo".

D: Ad un mese circa dall'inizio del seminario sapreste già indicare quelle che sono le cosidette pratiche virtuose che meritano di essere riproposte e quelli che invece sono i piccoli errori che, andando avanti in questo processo, magari potreste limare?

Marco Tullio: Innanzitutto penso che sia abbastanza presto per trarre delle conclusioni o per fare dei bilanci. Quest'anno abbiamo espresso abbastanza l'esigenza di un'apertura trans-disciplinare e in questo la componente sperimentale e stata abbastanza marcata. Credo che questo sia stato estremamente utile per quest'anno. Ecco, magari pensando ai prossimi anni penso che potremmo darci l'obiettivo di ritagliare dei temi piu specifici, ma con questo non voglio togliere valore all'operazione che stiamo facendo attualmente.

D: Avete in mente di registrare o trascrivere questi incontri per metterli a disposizione di tutti? Ho visto spesso, sul sito di Uniriot, che vengono uploadati degli audio e delle trascrizioni. Ecco,
avete in mente di fare queste cose , oppure la fruizione dei contenuti è strettamente legata alla presenza in loco?

Marco Tullio: Credo che la condivisione dei saperi sia parte integrante del nostro percorso, quindi consideriamo come cosa irrinunciabile la pubblicazione. Pubblicheremo il tutto sia su Uniriot, nella categoria Copyriot Zone insieme agli alti file audio e ai paper in PDF e quant'altro, sia nel sito del Nodo Bolognese dei Ricercatori Precari, sia sul blog dei seminari.

D: Per concludere, una panoramica generale sui contenuti?

Marco Tullio: Sì, diciamo che abbiamo diviso il tutto in due parti. Nella una prima parte ,con un approccio piu marcatamente trans-disciplinare, abbiamo indagato possibili rapporti e forme comuni tra campi disciplinari diversi; andiamo quindi dalla filosofia alla semiotica alle scienze cognitive alla fisica alla biologia alle neuroscienze e al possibile rapporto tra quest'ultime e la fenomenologia. Mentre nella seconda parte ci concentreremo piu specificatamente sui temi della corporeita', del genere e delle differenza. Comunque sia per una più approfondita discussione e conoscenza dei contenuti che tratteremo invitiamo tutti a venire a seguire i nostri seminari.

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