Sulle bandiere di piazza dell'Unità

Al termine del corteo di sabato scorso contro la repressione, alcuni manifestanti hanno bruciato le bandiere del monumento che in piazza dell'Unità ricorda la battaglia partigiana della Bolognina. Questo episodio non è presente nel report pubblicato su Zic da Malabocca. Un lettore, appartenente all'Anpi di Casalecchio, ci ha chiesto perchè. Pubblichiamo la sua lettera e la nostra risposta, oltre ad alcuni comunicati diffusi in questi giorni sulla questione.
14 febbraio 2008 - nca Malabocca

Egr. redazione di ZIC,
In merito all'articolo "Ottocento al corteo antisecuritario" desidero sapere come mai è stato omesso il fatto che sono state bruciate delle bandiere del monumento ai Partigiani di piazza dell' Unità che ricorda la battaglia della Bolognina. Non mi sembra un particolare da poco.
Grazie per l'attenzione.

Michele Passarelli (ANPI e Antifascisti Casalecchio di Reno)


È vero, nel nostro report non si parla dell’episodio di piazza dell’Unità. Al momento di pubblicare abbiamo valutato che fosse poco significativo, nonché marginale rispetto al corteo stesso. Il dibattito suscitato nei giorni successivi dimostra, senza alcun dubbio, che da un punto di vista giornalistico la nostra valutazione si è rivelata completamente errata. Ci siamo rapportati male ad una notizia. È il rischio che si corre quando si decide di raccontare, di far vedere ad altri con i propri occhi. Sappiamo che i lettori misurano il nostro lavoro su questo. Sappiamo, quindi, che di errori come questi un giornale affronta le conseguenze, giustamente. Speriamo, e a questo scopo ci mettiamo alla prova tutti i giorni, di commetterne il meno possibile.

Ciò andava spiegato, era doveroso. Ma poiché ormai ci siamo finiti, dentro al dibattito, non vogliamo sfuggire. E presa la parola, preferiamo essere chiari. Lo siamo nel dire che noi, antifascisti, quel gesto non lo avremmo fatto e non lo condividiamo. Antifascisti: il nome che abbiamo scelto già lo racconta. Ma siamo chiari anche nel rifiuto di accodarci al coro di chi, in queste ore, si è elevato a difensore ipocrita della Resistenza. Un episodio riconducibile a pochi è diventato il pretesto per partiti, associazioni, organi di informazione e magistrati per trovare un posto nel solito teatrino di dichiarazioni altisonanti e sentenze senz’appello. Gara, già vista, a chi invoca la polizia più solerte o la punizione più esemplare. In tante, troppe altre occasioni non notiamo lo stesso vigore e la stessa prontezza. Dove sono, cosa dicono, che fanno costoro quando i fascisti di oggi sfilano, governano, ammazzano?
Noi, lo ripetiamo, non avremmo bruciato quelle bandiere. Ma ci ostiniamo a pensare e ribadire che se ricordare è importante, della retorica non sappiamo che farcene. "Articolare storicamente il passato- scrive Walter Benjamin- non significa conoscerlo 'come propriamente è stato'. Significa impadronirsi di un ricordo come esso balena nell'istante del pericolo".

nca Malabocca


Manifestazione nazionale "Rompere il Silenzio" svoltasi a Bologna il 9
febbraio 2008.

La Lista Reno condivide l'importanza politica dell'appello contro la
violenza della repressione di ogni espressione del disagio sociale,
contro la violenza delle morti bianche quotidiane, contro la violenza
quotidiana di chi è costretto a subire un lavoro precario, contro le
continue violenze sulle donne e sui migranti, contro la violenza dei
ricorsi indiscriminati ai trattamenti sanitari obbligatori, contro la
violenza dell'applicazione del regime detentivo art. 41bis per i
detenuti politici e contro la violenza delle condanne di chi si è
mobilitato contro le guerre.

In questa logica la Lista Reno ha prenotato la sala del quartiere Porto
per dar voce a chi non è rappresentato nel palazzo, affinchè si
potessero discutere in assemblea pubblica le motivazioni che hanno
portato alla manifestazione nazionale "Rompere il Silenzio" del 9 febbraio.
Ci rendiamo conto che gli spazi di democrazia si stanno asservendo
sempre più al bipolarismo e che il nostro operare quotidiano tra le
Persone non è degno di cronaca.
Siamo dispiaciuti che, come sempre, episodi isolati vengano
strumentalizzati con forza per sminuire l'importanza di questo dibattito
politico.

La Resistenza è anche nostro patrimonio politico, come lo sono la
Costituzione e la Repubblica, pertanto ci ferisce l'annunciata
intenzione dell'Anpi bolognese di costituirsi parte civile, quando non
lo si è fatto neppure in occasione di attacchi dei fascisti e della Lega.
Ci stupisce ma non ci sorprende che il Comune abbia speso 3.000 euro per
due bandiere (quando poteva acquistarle entrambe per 20 euro presso
qualsiasi bancarella di migranti), mentre, per esempio, non si riesce a
far funzionare un telefono pubblico assai utile, nel Poliambulatorio Barca.

Ribadiamo inoltre che il nostro operare politico quotidiano è rivolto
alla gente comune ed ai suoi problemi di soppravvivenza politica,
economica e sociale che non trovano riscontri determinanti nelle
istituzioni.

Pertanto noi non abbiamo nulla da giustificare né da condannare,
la nostra Pratica Politica sul territorio, così come la nostra storia
parlano per noi.

Tanto ci premeva.

LISTA RENO per il Rilancio dello Stato Sociale


Bologna 12/02/08

Dichiarazione del Presidente del circolo Iqbal Masih, Giovanni Grandazzo.

A proposito della manifestazione di sabato 9,
sono a ribadire che il Circolo che rappresento è totalmente contrario a
qualunque pratica violenta.

Chi, tra i manifestanti di sabato si è abbandonato ad atteggiamenti
inqualificabili, danneggiando o scandendo slogan stupidi, non solo è
totalmente estraneo al circolo Iqbal Masih, ma ha danneggiato la
manifestazione facendo passare in secondo piano i suoi contenuti.

Inoltre,
intendo ribadire solidarietà all'Anpi ed ai Partigiani i cui valori ci
appartengono come testimonia l'attività quotidiana del Circolo.

Infine, abbiamo deciso di valutare insieme ai nostri legali se esistono
gli estremi per procedere ad una querela per diffamazione nei confronti
di coloro, stampa od altri, che ci hanno pubblicamente ed
impropriamente confuso con soggetti violenti, che nulla hanno a che fare
con il Circolo, procurandoci un gravissimo danno di immagine e di
credibilità.

Giovanni Grandazzo
(Presidente circolo arci Iqbal Masih)


A proposito della manifestazione di sabato 9/2/08 svoltasi a Bologna.

Da più parti ormai si attacca la manifestazione a titolo "Rompere il
Silenzio", senza nemmeno provare ad entrare nel merito nei contenuti
della piattaforma politica promossi dal coordinamento.

Si preferisce soffermarsi su alcuni atti vandalici avvenuti e dei quali
il circolo Iqbal Masih non condivide la pratica.
Il circolo Iqbal era presente con il proprio furgone, i propri associati
ed il proprio striscione, a viso aperto come è nostra abitudine.
Ci dispiace ed anzi esprimiamo la nostra rabbia proprio per il fatto che
a causa di quatttro scalmanati, repressi dal corteo stesso, si stia
snaturando la vera essenza di quella manifestazione.
Negli interventi, ma solo per chi ha voluto sentirli, si è parlato di
Morti sul Lavoro, Lavoro Nero, Diritti Costituzionali e Fondamentali
calpestati come casa, Lavoro, Salute....

Abbiamo dato la parola ad immigrati a sfollati ed a repressi da questo
sistema.
Si è cercato di spiegare che tutto questo avviene nel nome di un
capitalismo selvaggio che, quello si, genera violenza tutti i giorni, e
per cui, tutti i giorni ne contiamo le Vittime.
Ne paghiamo anche le conseguenze fatte di precarietà, insufficienza
salariale, mutui sulla casa impazziti, impossibilità di dare a se od ai
propri figli una esistenza decente o semplicemente un futuro....

Le cose da citare sarebbero tante ma non è possibile contenerle in un
comunicato, ma una vogliamo citarla.

Ai Partigiani ed alla salvagurdia del Patrimonio Storico della
Resistenza e di conseguenza all'ANPI vanno, come da sempre, tutto il
nostro Rispetto.
Ricordiamo che il circolo Iqbal Masih spesso ha organizzato e promosso
momenti pubblici di discussione, accogliendo Partigiani del valore della
staffetta Partigiana "Sara" Ermina Mattarelli o di Dante Mazza o
Raffaele Vecchietti.
In particolare riguardo Ermina che era una nostra affettuosa associata,
alla quale abbiamo dedicato un libro tratto dalle interviste e dai
dialoghi avuti con lei presso il circolo.
Ci preme dire che per qualsiasi confronto chiarificatore siamo a
disposizione in qualsiasi momento.

In ultimo: DUE PESI E DUE MISURE!!!

Alcuni "scalmanati" bruciano due bandiere, (atto rimproverato dal
corteo stesso), ed alla fine della manifestazione si monta un caso
nazionale.

La "lega" brucia le bandiere in piazza ed alcuni loro rappresentanti
sono stati nominati ministri di governo.

Davvero, POVERA RESISTENZA!

Tanto ci premeva.

Circolo Iqbal Masih


All'attenzione dell'A.N.P.I. e di tutti gli antifascisti

Sentiamo l'esigenza di chiarire quanto accaduto in Piazza dell'Unità al
termine del corteo "Rompiamo il silenzio", che si è tenuto sabato 9
febbraio a Bologna. Un corteo che ha voluto riportare nelle strade temi
importanti, quali la lotta alla repressione e la solidarietà. Solidarietà
con chi viene arrestato perché di fronte a soprusi che reputa
intollerabili non resta indifferente ma sceglie di mettersi in gioco e
interviene.
La manifestazione si è conclusa in Piazza dell'Unità, dove sono stati
bruciati un tricolore e una bandiera dell'unione europea, posti dietro ai
due canestri del campo da basket.
Vorremmo precisare che il gesto non era intenzionalmente rivolto contro
l'associazione nazionale partigiani, ma...

Se è stato bruciato il tricolore è perché per noi viene istintivo
collegarlo con oppressione e repressione.
Perché è la bandiera che "adorna" i carri armati delle truppe di
occupazione.
Perché è la bandiera che sventola davanti ai C.P.T. come quello di Via
Mattei, posti in cui gli immigrati vengono rinchiusi per la sola colpa di
non avere in tasca il pezzo di carta giusto.
Perché è cucito sulle spalle di ogni carabiniere e di tutti coloro che
portano una divisa, che oggi come allora son soliti obbedir tacendo.
Perché è cucito sulle spalle di troppo neofascisti

NON VOLEVAMO BRUCIARE UNA BANDIERA DELL'A.N.P.I.
Abbiamo capito che erano state messe lì da voi solo troppo tardi.
Mentre la notizia riportata dai giornali secondo cui anche la lapide
sarebbe stata danneggiata è falsa, come poteva verificare chiunque si
fosse recato direttamente sul posto.
Certo non volevamo e non vogliamo offendere chi ha combattuto con le armi
contro i nazi-fascisti. Ci dispiace di aver provocato questo malinteso e
per questo vi chiediamo scusa.

Invece non ci interessa minimamente chiedere scusa a chi starnazza sentenze
sul senso civico, mentre approva le guerre e resta passivo di fronte allo
stillicidio di morti sul lavoro.
Crediamo che il fascismo non sia morto con la Liberazione, ma che sia
implicitamente e ed esplicitamente sopravvissuto nelle istituzioni di Stato

PER NOI L'ANTIFASCISMO NON E' FINITO,
E LA RESISTENZA NON E' SOLO UNA BANDIERA.

Coordinamento Rompere il Silenzio


LETTERA APERTA AI CITTADINI ED AI PARTIGIANI DI BOLOGNA CONTRO LA
REPRESSIONE DELLE LOTTE SOCIALI

Sabato scorso abbiamo partecipato alla manifestazione nazionale "Rompiamo
il silenzio" che si è tenuto a Bologna.
Un corteo deciso e determinato nei contenuti e negli slogan. La
convocazione era contro le politiche securitarie e la deriva giustizialista
e "legalitaria" dell´amministrazione comunale, dove il sindaco Cofferati,
forte con i deboli e debole con i forti, dopo aver individuato tra i
pericoli principali per la città i lavavetri, i migranti e le loro baracche
lungo il Reno, i temutissimi bevitori di birre in piazze ed i graffitari è
ora denunciato per non aver rispettato la salute pubblica avvelenata
durante l´anno da emissioni continue di gas di scarico e polveri sottili.
Sabato il corteo ha espresso solidarietà a un gruppo di militanti in
carcere da oltre 4 mesi per reati minori, detenuti -peggio di appartenenti
ad organizzazioni criminali- in regime di elevata vigilanza, nel sistema
carcerario a gironi del nostro paese, condannato anche dalla UE che ha
considerato inumana la carcerazione speciale dell´art. 41.
Quel corteo ha espresso contenuti critici e radicali attraverso gli
interventi che si sono succeduti durante la manifestazione, contro le
guerre neoimperialiste alla faccia dell´art. 11 della costituzione che nega
la guerra come risoluzione dei conflitti internazionali, contro i lager di
stato per immigrati che si chiamano CPT - che questa amministrazione
comunale e il governo Prodi avevano tra l´altro promesso (mentendo) di
chiudere durante la campagna elettorale- contro le quotidiane morti per
lavoro, la precarizzazione delle condizioni lavorative e la deriva
securitaria e repressiva a livello sociale. Per il diritto alla casa contro
il furto degli affitti d´oro che arricchiscono indecentemente palazzinari e
multiproprietari di immobili. Addirittura per i diritti degli animali.
Un corteo che almeno per un pomeriggio ha oscurato le videocamere
disseminate per la città, che la fanno somigliare sempre di più all´incubo
Orwelliano del grande fratello.
Arrivati nei pressi di Piazza dell´Unità molte persone si affacciavano alle
finestre, alcune si sono unite al corteo. Una signora con un cane, una
pensionata, è uscita da un bar con il pugno alzato e ha solidarizzato con
il corteo gridando "forza... per fortuna che ancora c´è qualcuno che ci
crede" ed è arrivata fino alla fine della manifestazione.
Questo per riaffermare il carattere profondamente politico della
manifestazione quando l´immagine e la lettura dell´informazione locale
offre solo in maniera preoccupatamene monolitica quella da ordine pubblico.

Un´ultima osservazione all´ANPI. Ribadito ancora il carattere
profondamente politico e libertario del corteo non capiamo la presa di
posizione dell´associazione partigiana. Il rogo della bandiera nazionale
non era certo un´offesa al monumento ai partigiani della Bolognina ma una
critica -discutibile se volete- allo stato, che con i CPT, l´art. 41, la
criminalizzazione dei migranti e delle realtà antagoniste e la guerra
permanente, viola diritti fondamentali e -tra l´altro- il dettato e lo
spirito costituzionale. La denuncia da parte di coloro che durante il
fascismo erano chiamati "banditen" contro il corteo non è un bel segnale
politico. Sarebbe stata auspicabile, ed è questo che chiediamo, la
richiesta di un incontro, di un dibattito per capire, confrontarsi,
spiegarsi, non una denuncia che riduce il tutto ad un fatto penale.
Lanciamo un appello perché si aprano spazi politici di discussione in
questa città che ha dato molto con le lotte popolari contro dittature e
fascismi.
In questa città per cui oggi basta fare una scritta su un muro per essere
definiti criminali, terroristi e finire per mesi in carcere.
In questa città vetrina che somiglia sempre di più ad un carcere.

Franco Coppoli e Sabina Paladini
(insegnanti Bologna)


Sulla giornata del 9 febbraio 2008 a Bologna

Come coordinamento “Rompere il silenzio” vorremmo tracciare un breve bilancio sulla bella giornata di mobilitazione del 9 febbraio 2008.
Il corteo è pienamente riuscito, sia come partecipazione sia rispetto agli obiettivi politici che si era proposto.
Alle oltre 400 persone che sono partite da piazza di Porta Ravegnana, e che comprendevano le delegazioni venute in solidarietà da diverse città italiane, se ne sono progressivamente aggiunte molte altre, arrivando in via Irnerio a formare un bel corteo di almeno un migliaio di partecipanti.
Ma soprattutto il corteo, compatto e determinato, ha saputo essere estremamente comunicativo sia con i continui interventi (il “sound system” è stato per una volta ridotto all’osso…) sia per l’enorme quantità di materiale informativo diffuso durante il percorso e durante la lunga sosta a ridosso del mercato della piazzola.
Ovviamente la stampa, nei giorni seguenti, pur non potendo tacere sui contenuti espressi dalla manifestazione, ha svolto con puntualità il suo compito di mistificazione esasperando strumentalmente alcuni episodi del tutto marginali nel contesto della giornata (vedi bandiere). Del resto, quando non possono ignorare col silenzio, non perdono occasione per farsi portavoci di un ottuso bigottismo benpensante e ipocrita. Non ci aspettavamo nulla di diverso e sinceramente poco ci importa: non è per apparire sui giornali che abbiamo organizzato la manifestazione del 9 febbraio e non sarà certo attraverso la loro “verità” distorta che verrà messo in discussione il lavoro fatto.

Il senso politico dell’iniziativa del 9 febbraio era quello di voler dimostrare che, nonostante tutto, è possibile riuscire a riaffermare spazi e contenuti di opposizione senza bisogno di alcuna sponda istituzionale, senza bisogno di intrallazzi, senza bisogno di “inciuci”. Di più: volevamo riaffermare che lo sforzo di sviluppare la propria azione politica in reale autonomia deve essere l’unica strada percorribile per ridare speranza e prospettiva alla nostra voglia di trasformazione.
Il resto è miseria - “politicante”, asfittica e trasformista - di cui probabilmente vedremo ulteriori saggi in occasione delle prossime future elezioni.

Questo è il reale motivo dell’attacco politico e massmediatico spropositato di questi giorni.
Ed è per questo stesso motivo che alcuni, anche all’interno del cosiddetto “movimento”, hanno negato a priori qualsiasi momento di confronto sui contenuti dell’iniziativa, decidendo di ignorare la scadenza del 9 parandosi il più delle volte dietro semplici problemi di “ruggine” personal-politica tra gruppi.

Ma sono i fatti che contano, e molti, moltissimi compagni in piazza sabato sono voluti venire ugualmente.
Ed è questo che consideriamo il vero successo politico della giornata.

Coordinamento Rompere il Silenzio - Bologna