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Vicenza / Tornano i #NoDalMolin: blitz a Base Pluto

Gli attivisti hanno attraversato i sentieri dei colli berici per raggiungere la base, tagliando in più punti le reti di recinzione e lanciando alcuni fuochi d’artificio. Un articolo di Checchino Antonini.

02 Settembre 2012 - 20:54

«Siete circondati, non siete sicuri, ve ne dovete andare dalla nostra città, vogliamo la sdemanializzazione dell’area!». Rispuntano a Vicenza i NoDalMolin. Gli attivisti hanno attraversato i sentieri dei boschi dei colli berici per raggiungere Base Pluto, tagliando in più punti le reti di recinzione e lanciando alcuni fuochi d’artificio. Di fronte ai cancelli la manifestazione rumorosa di un centinaio di persone che chiedono la restituzione alla città del sito, nome in codice Nato di una installazione militare Usa che dal ’54 (quando l’Austria si dichiarò neutrale dalla guerra fredda e gli States traslocarono a sud con 10mila soldati) era situata a Longare, utilizzata come deposito di “munizioni speciali” (mine nucleari, proiettili d’artiglieria, testate per missili) destinate anche all’impiego da parte di reparti dell’Alleanza Atlantica. Il sito sfrutta una rete di grotte carsiche sotterranee nel sottosuolo del vicentino ulteriormente ampliate ed allungate. Fu dismesso nel 1992 a causa dei mutati scenari strategici.

La fine della guerra fredda pose fine all’importanza strategica del sito, finché il 26 marzo 1992 venne celebrata la cerimonia di chiusura. Il sito venne effettivamente chiuso solo il 15 maggio successivo. Pochi mesi dopo fu chiusa anche la base di San Rocco. Ma poche settimane dopo, il 5 giugno 1992 un di un settimanale locale scriveva di “Tracce di radioattività a Site Pluto e i militari cementano una galleria – Inviato in segreto dagli Stati Uniti un reparto speciale a Longare”, in cui documentava la chiusura di alcune gallerie con del cemento, portato alla base in segreto da alcune betoniere, un metodo di intervento tipico delle fughe di materiale radioattivo: il cemento ferma le particelle alfa e beta, riducendo gli effetti di una contaminazione. L’anno successivo un’indagine concluse che i parametri di radioattività rientravano nei limiti previsti dai trattati internazionali ma lo studio era truccato: prese in considerazione campioni scelti ad hoc di terreno e ldi aria lontano dalla zona, non prese in considerazione l’acqua, e non misurò la presenza di particelle alfa. Nel 2000 si parlò di un incidente nelle gallerie di Site Pluto quando i tetti di otto depositi collassarono. Nel 2007 sono cominciati nuovi lavori nel perimetro delle basi di Longare e Tormeno che avrebbero il ruolo di consolidare le opere che collassarono e di costruire nuovi depositi per armi leggere. Anche se Site Pluto non dovrebbe più ospitare armamenti speciali ma resta tuttavia attivo e presidiato.

Già nelle inchieste degli anni ottanta si avanzava l’ipotesi di conseguenze per la salute dei cittadini della zona in seguito alla presenza di materiale nucleare. Nel 2002 il “Distretto Socio Sanitario Sud-Est” ha realizzato uno studio epidemiologico rivelando che la mortalità per tumore nel periodo seguente il presunto incidente è aumentata del 18,2%, soprattutto riguardo a leucemia e mieloma (+25%).

L’iniziativa di oggi, mentre è in corso il tradizionale festival di fine estate al presidio permanente, rappresenta la prima risposta del movimento alla notizia della realizzazione di una nuova installazione militare statunitense a Longare. All’interno di Site Pluto, infatti, i militari a stelle e strisce vogliono realizzare un centro d’addestramento d’avanguardia, con un muro di protezione lungo 350 metri e alto sei, disboscando i colli e la costruzione di strutture per simulare la guerra: un campo di battaglia nel cuore dei colli berici.

I manifestanti, autoconvocati, si sono presentati verso le 13.00 di fronte ai cancelli, battendo le proprie pentole e rivendicando la sdemanializzazione immediata dell’area, come annunciato due anni fa dal governo italiano

Checchino Antonini

(da Globalist)

Gli attivisti hanno attraversato i sentieri dei colli berici per raggiungere la base, tagliando in più punti le reti di recinzione e lanciando alcuni fuochi d’artificio.